Il “posto perfetto” è il luogo in cui stiamo bene. Un luogo costruito con dedizione e sacrificio. La realizzazione di un sogno che finalmente diventa quella realtà in cui immergersi senza sentire il bisogno di altro.

Il “posto perfetto” è uno stato d’animo che ci fa stare bene. Il perfetto equilibrio tra coscienza, senso del dovere e sano egoismo che chiamiamo serenità. Quel sentirsi in pace con noi stessi e con il mondo fino ad azzerare rimorsi e rimpianti.

Un “posto” tanto prezioso quanto precario, minato dalle continue scelte che ogni giorno siamo chiamati a fare. Alcune sono semplici e le conseguenze gestibili e arginabili. Altre drammatiche e definitive che ti portano a cercare nuovi luoghi, nuovi “posti” da rendere perfetti.

Ma dietro ad ogni scelta, anche la più scellerata, c’è sempre una motivazione che, se letta con attenzione, può spiegarla fin quasi a giustificarla.

​

Sinossi

Il proprietario di un rifugio al passo del Monginevro una mattina vede passare l’ennesimo gruppo di migranti che tentano di sfuggire ai controlli, composto questa volta da una donna in avanzato stato di gravidanza, un uomo e due bimbi sui tre quattro anni, che arrancano nella neve. Non vedendo arrivare i volontari che normalmente si occupano del soccorso, comincia a pensare che potrebbe per una volta essere lui ad aiutare i migranti. Tra tentennamenti, tentativi di dissuasione da parte del fratello socio, storie di donne che, nella valle, sono morte a causa di mancati soccorsi, e turisti arroganti che mettono i migranti sulla strada sbagliata per farli arrestare, alla fine Francesco trova il coraggio di rischiare la galera andando contro la legge, pur di ubbidire al suo desiderio di restare umano.

A partire da un fatto di cronaca, un tentativo di indagare il momento nel quale, a dispetto di tutto, non si può fare a meno di prendere posizione.