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EDUARDO DE FILIPPO

Sintesi biografica a cura di Pasquale Calvino

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1900-1910
Eduardo De Filippo, figlio di Luisa De Filippo e Eduardo Scarpetta, nasce il 24 maggio a Napoli (quartiere Chiaia, nelle immediate vicinanze della : " Villa Comunale").
La madre, Luisa De Filippo, era una delle nipoti della moglie legittima del padre: Rosa De Filippo.
Eduardo, all' età di 4 anni, appare per la prima volta sulle tavole di un palcoscenico(Teatro Valle di Roma, nella parodia dell' operetta " La Geisha" scritta dal padre Eduardo Scarpetta.
Il bambino Eduardo continuerà a fare la comparsa nella compagnia teatrale del padre e poi in quella del fratellastro Vincenzo Scarpetta, figlio di Rosa De Filippo.
Eduardo frequenta irregolarmente la scuola " Romanelli" di Napoli.
Nel 1910 Eduardo Scarpetta appare per l' ultima volta nei panni di attore perché si ritira dalle scene per problemi di salute(asma, affanno…)

1911-1920
La condotta irrequieta di Eduardo costringono il padre a metterlo nel 1911 in collegio(Istituto Chierchia), sempre a Napoli.
Durante l' estate del 1912 recita nella rivista della compagnia teatrale di Rocco Galdieri.
Nel 1913, dopo varie fughe dal collegio, interrompe definitivamente gli studi regolari, ma continua da autodidatta la sua istruzione leggendo molto, in particolare testi teatrali, che aveva conosciuto sotto la guida del padre(Scarpetta costringe il figlio Eduardo a copiare per almeno 2 ore al giorno, le commedie di autori italiani e napoletani.
Eduardo entra nella compagnia di Enrico Altieri che durante l' estate recita a Napoli, al Teatro S. Ferdinando,al teatro Trianon(oggi ristrutturato e tempio della canzone napoletana) nelle vicinanze della zona Forcella e infine all' Teatro Orfeo nelle vicinanze della stazione centrale di Napoli(oggi cinema Argo)
I ruoli che Eduardo ricopre nella compagnia di E. Altieri sono ruoli marginali nei drammi e ruoli più impegnativi nelle farse, ma amplia la sua formazione d' attore recitando anche nella sceneggiata, nel melodramma , nel dramma storico…
Nel 1914 entra stabilmente nella compagnia di Vincenzo Scarpetta come " secondo brillante" ma in realtà facendo un poco di tutto dal servo di scena al suggeritore, all' attrezzista e così continua la sua formazione d' attore. Negli ultimi anni della sua vita dirà che solo sul palcoscenico, lavorando,facendo l' artigianato, si impara l' arte di recitare.
Nel 1918, dopo la prima guerra mondiale, ricopre il ruolo di "brillante" interpretando, con gran successo importanti ruoli comici(la compagnia di Altieri è a Roma).
Nel 1920 presta servizio militare di leva nella caserma del II Reggimento Bersaglieri di Trastevere. In virtù della sua fama crescente di attore, anche nella caserma e fuori di essa continua a recitare.Forma una compagnia di prosa per il reggimento e scrive scenette che rappresenta in caserma con alcuni bersaglieri.

1921-1930
Scrive l' atto unico" Farmacia di turno", sua prima commedia pubblicata.
La commedia viene messa in scena nel cortile della caserma su un palcoscenico rudimentale e facilmente smontabile e rimontabile ogni sabato alle ore 17. Il sabato recita da dilettante in caserma ma tutti gli altri giorni da professionista al Teatro Valle nella compagnia di Vincenzo Scarpetta. Ne 1922 termina il servizio militare , lascia la compagnia di Vincenzo Scarpetta e entra in quella di Francesco Corbicini debuttando, per la prima volta ufficialmente nella regia, a Napoli in " Surriento gentile" di Enzo Lucio Murolo. Scrive: " Uomo e galantuomo".
Viene scritturato nella compagnia di rivista di Vincenzo Di Napoli dove finalmente ricopre il ruolo di " comico primario" e scrive per questa compagnia scenette che si ispirano alla vita quotidiana.
Nel 1923 ritorna nella compagnia diretta da Vincenzo Scarpetta e amministrata dal fratello di Vincenzo, Domenico Scarpetta( fratellastri di Eduardo assiema a Maria Scarpetta nota con lo pseudonimo di Mascaria)
Nel 1925,al teatro Fossati di Milano viene notato da uno dei più importanti critici italiani: Renato Simoni che gli dedica 5 righe sul " Corriere della sera". Sempre nel 25, dopo 15 anni dal ritiro dalle scene, muore , a Napoli, Eduardo Scarpetta.
Nel 1927, Eduardo, lasciata la compagnia di Vincenzo Scarpetta, forma con Michele Galdieri, durante l' estate una compagnia di riviste.
Al teatro Fiorentini di Napoli mettono in scena: "La rivista che… non piacerà" che incontra un grande successo sia a Napoli sia in giro per la provincia.
All' inizio della stagione teatrale 1927-28, decide di arricchire la propria formazione teatrale recitando in lingua nazionale e viene scritturato dall' impresario Sebastiano Bufi nella compagnia Carini-Falconi. Recita così il repertorio di Dario Niccodemi e Gioacchino Forzano.
La compagnia però, nonostante l' ottimo successo , si scioglie e Eduardo ritorna in quella di Scarpetta ricoprendo ruoli di primaria importanza. Conosce e si innamora di una giovane ragazza americana :Dorothy Pennington, venuta in vacanza Italia con la famiglia .
A Roma, nella chiesa evangelica di Via Nazionale, nel 1928, Eduardo si sposa contro l' opposizione della famiglia di Dorothy, che non vogliono parentele con attori..
Nell' estate del 1929 è invitato a partecipare come interprete e coautore alla realizzazione della rivista :" Pulcinella principe in sogno"da Mario Mangini giornalista e scrittore, marito della sorellastra Maria Scarpetta.
Per raggiungere la compagnia a Napoli, Eduardo prende il treno da Roma e durante il viaggio scrive: " Sik-Sik, l' artefice magico", che costituirà la seconda parte del lavoro teatrale e sarà interpretata da Eduardo(Sik-Sik, in napoletano sta per secco, secco, infatti Eduardo era magrissimo).
Nell' estate del 1930 ripete la stessa esperienza con la compagnia Molinari e diventa il capogruppo di una formazione chiamata "Ribalta gaia" della quale fanno parte anche i fratelli Peppino e Titina De Filippo che collaborano anche alla stesura dei testi.
Eduardo, incoraggiato dal grande successo che incontra assieme al fratello Peppino e alla sorella Titina, terminati gli impegni con la compagnia Molinari, prova a fare dell' avanspettacolo e costituisce, assieme ai fratelli il gruppo: Teatro Umoristico.
Recitano a Palermo, Roma, Milano…ma l' insuccesso per la prima volta costringe Eduardo a ritornare alla compagnia Molinari nel mese di ottobre del 1930. Scrive la rivista teatrale" E' arrivato ' o trent' uno", che poi, dopo 40 anni pubblicherà col titolo: " Ogni anno punto e da capo", ricostruendo i testi a memoria.

1931-1940
In estate riforma il "Teatro umoristico" e la compagnia recita al teatro Palazzo di Montecatini il proprio repertorio senza grandi successi.. In autunno, Eduardo, ritorna nella compagnia Molinari.
Poi , con i fratelli, forma di nuovo la compagnia "Il teatro umoristico" e il 25 dicembre debutta al cinema-teatro Kursaal(oggi Filangeri di Napoli) con l' atto unico: "Natale in casa Cupiello".
Eduardo aveva programmato una sola settimana di repliche e invece per il grande successo ottenuto, rimane fino alla fine della stagione teatrale 31-32..
Il 25 dicembre del 1931 rappresenta l' inizio di un periodo di grandi successi e la nascita di quel gruppo che Eduardo dirigerà fino al 1944(quando per una lite romperà i rapporti con Peppino).
Nell' estate del 32 riceve da Peppino Amato(produttore cinematografico napoletano)la sua prima scrittura per il cinema. Il film sarà:"Tre uomini in frac", un film comico-musicale con Tito Schipa come coprotagonista.
Con i soldi ricevuti per il film rifinanzia la compagnia di cui diviene direttore artistico e riesce finalmente ad avere, a Napoli, un teatro vero e proprio: Il Sannazzaro.
Il suo repertorio comprende tutte le commedie scritte da lui e dai fratelli, i testi di Scarpetta, Pirandello, Armando Curcio,Ugo Betti,Luigi Antonelli, Paola Riccora, Lucio D'Ambra, Gino Rocca, Athos Setti, Mascaria…
Il successo che la compagnia ottiene a Napoli nella stagione 32-33 gli apre le porte di tutti i teatri italiani. Nel 1933 conosce finalmente di persona Luigi Pirandello che è al Teatro Politeama per vederlo. Il 21 maggio del 1935 mette in scena al teatro Odeon di Milano
la traduzione fatta da Peppino del testo di Pirandello: "Liolà". La collaborazione con Pirandello porta Eduardo a scrivere una commedia partendo da una novella del Maestro Pirandello.
Nasce così :" L' abito nuovo" che purtroppo andrà in scena solo dopo la morte di Pirandello.
Nel 1936 viene denunciato al ministero dell' Interno per " atteggiamento antifascista".
Nel 1937 Eduardo si rifiuta di partecipare al " sabato teatrale" voluto dal regime e adduce come motivo scusante il fatto che il suo teatro essendo in dialetto, non è un teatro gradito al regime ma solo tollerato. Mentre recita nel film:"L' amore mio non muore" si ammala gravemente di tifo e per due mesi è tra la vita e la morte. I critici teatrali preparano il suo necrologio e glielo inviano, dopo la guarigione, in segno di portafortuna..
Nel 1938 viene di nuovo denunciato e le motivazioni sono così espresse: " Il notissimo attore Eduardo De Filippo potrebbe essere pago dei successi di ilarità conseguiti recitando e che, a quanto pare, non accennano a scemare! Invece tiene molto, specie nelle cenette notturne, in compagnia di gente più o meno equivoca, a fare dello spirito di pessima lega sui provvedimenti razziali".
Non vengono presi provvedimenti nei suoi confronti e sembra che Mussolini avesse detto:
" I De Filippo non si toccano, sono monumenti nazionali".
Nel 1940, l' 8 maggio, al teatro Quirino di Roma va in scena la commedia di Armando Curcio ed Eduardo: " A che servono questi quattrini".

1941-1950
Nel 1941 al Ministero degli Interni arriva una nuova denuncia:" Ci risulta in modo certo che i fratelli De Filippo, noti comici,sono nettamente antifascisti e in questo momento stanno facendo propaganda nettamente disfattista con coloro cui sono in contatto…I De Fipippo, a quanto ci è stato riferito, mirano soprattutto a diffondere l' odio contro i tedeschi e ad auspicare la vittoria anglo-sassone…"
Molte altre denunce arrivano agli organi competenti ma la questura di Roma :" non trova concreti elementi a conferma" e i De Filippo vengono lasciati in pace.
Nel 1944 Eduardo viene avvertito da Totò di essere stato incluso assieme al fratello Peppino nella lista dei deportati verso il nord ed è costretto ad interrompere le recite all' Eliseo di Roma e a nascondersi presso amici.
La madre Luisa che vive a Roma, segue con angoscia i loro problemi conseguenti al loro antifascismo; si ammala, poi si riprende , ma dopo una ricaduta si spegne il 21 giugno del 44, quando finalmente gli alleati sono entrati in Roma.
Eduardo ritorna a Napoli e riprende gli spettacoli fino al 10 dicembre, data di scadenza del contratto, dopo di che " Il Teatro Umoristico" si scioglie.
Nel 1945 forma la sua nuova compagnia: " Il teatro di Eduardo" con la sola sorella Titina per la lite con Peppino. Il 25 marzo del 45 debutta al teatro S. Carlo di Napoli con la commedia:" Napoli Milionaria". La rappresentazione è per beneficenza in favore dei bambini poveri della città martoriata dalla guerra.
"Arrivai al terzo atto con sgomento(intervista di Eduardo a Enzo Biagi), recitavo e sentivo attorno a me un silenzio assoluto, terribile: Quando dissi la battuta finale: " Deve passare la notte(Addà passà a nuttata)" e scese il pesante velario, ci fu silenzio per ancora otto o dieci secondi, poi scoppiò un applauso furioso e anche un pianto irrefrenabile. Tutti avevano in mano un fazzoletto, gli orchestrali che si erano alzati in piedi, i macchinisti che avevano invaso la scena, il pubblico che era salito sul palco. Tutti piangevano e anche io piangevo, e piangeva Raffaele Viviani, che era corso ad abbracciarmi: Io avevo detto il dolore di tutti."
Dopo questa accoglienza trionfale, il più grande successo conseguito finora da Eduardo, l'ascesa per i teatri d' Italia è clamorosa sia del pubblico sia della critica, che finora non era stata sempre giusta nei suoi confronti.
Nel 1947 investe tutti i suoi guadagni e compra il suolo con le macerie del teatro S. Ferdinando di Napoli, distrutto nel 43 da un bombardamento.
Per due stagioni rinuncia al teatro per dedicarsi al cinema, più redditizio e che può offrirgli i mezzi per la ricostruzione del " Suo" teatro, per la realizzazione del Suo grande sogno.
Il 3 giugno del 1948, Thea Prandi, ex attrice di varietà, alla quale si era unito dopo il fallimento del matrimonio con Dorothy, dà alla luce il primo figlio di Eduardo: Luca De Filippo.
Nel 1950 nasce Luisa De Filippo(Luisella).
All' XI Festival del Teatro di Venezia presenta: " La paura numero uno".

1951-1960
Nel 1952, nella Repubblica di San Marino, viene annullato il suo matrimonio con Dorothy, ma per sposare Thea deve aspettare che venga effettuata la trascrizione in Italia.
Nel 1954 finalmente può inaugurare il Teatro San Ferdinando, costruito superando molte difficoltà .Salvatore De Muto, l' ultimo grande interprete della maschera di Pulcinella gli consegna la maschera avuta dal suo predecessore. Eduardo fonda la compagnia "Scarpettiana" per far rinascere le tradizioni del teatro napoletano, per formare nuovi attore, per riproporre le opere di Eduardo Scarpetta, da lui riscritte e messe in scena, senza la sua presenza di attore.
La compagnia è diretta da Eduardo con la collaborazione di Michele Galdieri .
Nel 1955 , mettendo in scena: "Questi fantasmi",partecipa al festival Internazionale d' Arte Drammatica..
Nel 1956 finalmente può sposare Thea Prandi che gli ha dato 2 figli : Luca e Luisella.
Nel 1959 scrive una " lettera aperta" al Ministero dello Spettacolo denunciando la precaria condizione del teatro italiano e di coloro che vi operano.(v. pag. 143 Bergonzini-Zardi: "Teatro anno zero")
Nel 1960, mentre recita al teatro Quirin o di Roma: "Sabato, domenica e lunedì" apprende la terribile notizia della morte, per emorragia celebrale, della figlia Luisella, di soli 10 anni, che si trovava con il fratello Luca in vacanza al Terminillo.

1961-1970
Nel 1961 perde anche la moglie Thea, dalla quale viveva separato ma la cui morte gli procura un tremendo dolore. Per il teatro San Ferdinando non riesce ad avere aiuti né dalla amministrazione del comune di Napoli, né dal Ministero dello Spettacolo ed è costretto, con immane dispiacere a doverlo chiudere. Non potendo lavorare per il teatro, registra per la RAI nove commedie che andranno in onda nel 1962. Sempre nel 62 Eduardo inizia con la sua compagnia una tournee che lo porterà in Russia,Polonia, Austria, Belgio…mettendo in scena, con grande successo, i capolavori da lui scritti.
Nel 1963 Titina muore ed Eduardo riceve un' altro immenso dolore.
Registra per la televisione lo sceneggiato: "Peppino Girella" tratto da una novella di Isabella Quarantotti, sua valida collaboratrice e che in seguito sposerà.
Nel 1964 riapre il teatro San Ferdinando con la direzione di Eduardo e di Paolo Grassi, che cerca di favorirne il rilancio collegandolo al Piccolo di Milano diretto da Streheler.
L' idea è di farne un teatro stabile napoletano, ma il progetto ancora una volta fallisce sempre per la mancata volontà politica di fornire un sostegno alla costituzione di un teatro nazionale stabile nella città di Napoli..
Nel 1965 scrive e mette in scena al teatro San Ferdinando: "L' arte della commedia" nella quale ripropone le ingiustizie della situazione teatrale che già aveva espresse nella " lettera aperta".
Nel 1967 mette in scena al 26° Festival Internazionale del Teatro di Prosa di Venezia:
"Il contratto". Luca, il figlio di Eduardo, entra nella compagnia del padre col nome di Luca della Porta.

1971-1980
Nel 1971, a Napoli, non essendo riuscito a trovare aiuti né per il teatro San Ferdinando, né per la scuola di recitazione, è costretto a cedere il teatro in gestione all' Ente Teatrale Italiano(ETI).
Nel 1972 mette in scena a Londra : "Napoli Milionaria".
Il 18 dicembre del 72, l' Accademia dei Lincei gli conferisce il " Premio Internazionale Antonio Feltrinelli per il Teatro". Tra le motivazioni si legge:" il merito di aver sciolto i rigidi confini della maschera dialettale per dare vita ad un personaggio unico, sempre se stesso e sempre diverso, di un' intensa, poetica, dolorosa comicità…" e inoltre: " i suoi testi vivono al di là dell' efficace interpretazione del loro autore. Se così non fosse, non si riuscirebbe a spiegare il successo che hanno riscosso fuori della loro terra d' origine, tradotti e recitati in lingue diverse."
Nel 1973 , a Londra, Franco Zeffirelli cura la regia di "Sabato, domenica e lunedì" interpretato da Laurence Olivier e dalla moglie Joan Plowrigth. Il successo è enorme e a Londra da allora , in ogni stagione teatrale si mette in scena una commedia di Eduardo.
Ancora nel 1973 mette in scena a Roma, al teatro Eliseo, la sua ultima commedia: "Gli esami non finiscono mai"
Nel 1974, mentre recita "Gli esami.." avverte i primi sintomi della insufficienza cardiaca che lo costringono a sospendere le recite. Il 5 marzo 1974 viene operato per l' applicazione di un pace-maker. Il 27 marzo riprende le repliche della sua ultima commedia.
Nel 1975 registra , a colori, quattro commedia per la televisione italiana: tre di Eduardo Scarpetta e una del fratellastro Vincenzo Scarpetta. Continuerà a registrare a colori le sue commedie, in una nuova edizione e con il figlio Luca fino al 1978.
Il 4 febbraio del 1977, in via Cesare Rossaroll, a Napoli, il sindaco Maurizio Valenzi sposa
Eduardo e Isabella Quarantotti. L' avvenimento doveva restare segreto ma non vi si riesce.
Nel maggio del 1977 nasce Matteo, figlio di Luca e Eduardo diventa nonno.
Il 15 luglio 1977 riceve dall' Università di Birmingham la laurea " honoris causae" in Lettere.
Solo Ignazio Silone aveva ottenuto prima di lui da una Università inglese tale riconoscimento .
Nel 1979 muore il fratello Peppino De Filippo.
A gennaio del 1980 finalmente dopo anni di lotta riesce a fondare la sua scuola di drammaturgia ma non a Napoli, come avrebbe voluto, bensì a Firenze, con l' aiuto del Comune di quella città e dell' ETI. In quel periodo a Firenze, era ancora attiva " La bottega teatrale " di Vittorio Gassman. I discepoli di Eduardo scriveranno la commedia: "Simpatia" su soggetto di Eduardo e pubblicata da Einaudi l' anno seguente.
Il 24 maggio 1980 festeggia il suo 80° compleanno al teatro Manzoni di Milano, in presenza sel sindaco di Napoli e di Milano.
Il 17 novembre 1980 l' Università di Roma gli conferisce la laurea " honoris causae" in Lettere.

1981- 1984
Il 26 settembre 1981, dopo la morte di Eugenio Montale, viene nominato senatore a vita da Sandro Pertini, allora Presidente della Repubblica. La motivazione è: " per altissimi meriti nel campo artistico e letterario".
L' Università di Roma, facoltà di Lettere, lo nomina professore titolare del corso di drammaturgia per l' anno accademico1981-82. Gli studenti con la sua guida iniziano a scrivere commedie. La prima ad essere pubblicata e rappresentata è: "Mettiti al passo" su soggetto di Eduardo e scrittura scenica di Claudio Brachini. La commedia però non ottiene il consenso del pubblico e della critica.
Il 23 marzo 82 il neosenatore Eduardo presenta un' interpellanza al Ministro di Grazia e Giustizia Darida sui problemi dell' "Istituto Filangieri" di Napoli per la rieducazione dei minori.
Da quel momento Eduardo aiuterà quei ragazzi cercando di realizzare una fondazione per lo studio, il recupero e lo sviluppo delle arti e dei mestieri che potesse dare a questi sfortunati ragazzi la possibilità di imparare un mestiere o forme di artigianato in modo da potersi reinserire nella società tramite un lavoro che desse loro la possibilità di vivere e\o aiutare le famiglie.
Nel 1983, al Palasport di Napoli, recita le sue poesie per raccogliere fondi per la fondazione: "Città dei ragazzi" che dovrà permettere il recupero e l' inserimento lavorativo dei ragazzi ospiti degli istituti napoletani di Procida e Nisida..
Durante l' estate dell' 83, a Montalcino, con l' aiuto della moglie Isabella traduce " La tempesta" di Shakespeare in un napoletano del 600.
Nel 1984 partecipa allo sceneggiato televisivo di Comencini:"Cuore", impersonando il vecchio maestro.
A Taormina il 16 settembre 84, durante il XXX Convegno dell' Istituto del Dramma Italiano, riceve il premio :"Una vita per il teatro". Con voce soffocata dalla stanchezza e dall' emozione esprime il suo ringraziamento e la sua riconoscenza e quelle parole diventeranno l' ultimo testamento spirituale di Eduardo. Egli testualmente dice: "Non ho mai voluto prender parte a feste e festeggiamenti perché se così non avessi fatto, non avrei potuto scrivere 55 commedie. E perché allora sono venuto? Perché è la festa del teatro e perché volevo trovarmi insieme a tutti i miei colleghi, giovani e anziani, per celebrare questo momento così vitale per le nostre scene. Voglio anch'io per una volta assistere dalla platea. Qualcuno dice di me che sono un orso, che sono scostante, ma soltanto questo mio carattere mi ha consentito di fare quello che ho fatto. Sono stato un gelo, è vero, un gelo durante le prove delle mie commedie e un gelo durante le prime, ma credetemi, il cuore batteva forte, l' emozione mi stringeva sempre la gola. Ho sacrificato per il teatro tutta la mia vita. Ho sacrificato per il teatro tutta la mia vita; mio figlio è cresciuto ed io non me ne sono neanche accorto. Meno male che è cresciuto bene. Non ha avuto privilegi Luca, ha fatto la gavetta come tanti giovani, ma c'è l' ha fatta. Perché vi parlo di lui? Non l' ho mai fatto in passato: questa è la prima volta. Vi parlo di lui perché senza di lui il mio cuore avrebbe cessato già di battere. E invece batte ancora, e palpiterà sempre, anche un domani, quando sarò morto".
A Taormina è l' ultima volta in cui Eduardo appare in pubblico
Il 20 ottobre avrebbe dovuto essere a Venezia, al XXXII Festival Internazionale del Teatro, ma le sue condizioni di salute non glielo permettono.
Muore, in una clinica romana, il 31 di ottobre del 1984: il giorno seguente quasi tutti i quotidiani italiani scrivono di Lui in prima pagina.

LE OPERE
1 - "Gli esami non finiscono mai"
Un attore spiega al pubblico che interpreterà con tre barbe(nera,grigia e bianca) il personaggio di Guglielmo Speranza durante tutto l’ arco della vita. Egli, tra una scena e l’ altra, dialogherà con il pubblico rivelandogli i propri pensieri, le proprie riflessioni.
Guglielmo si è laureato e chiede la mano di Gigliola Fortezza. Il padre della ragazza gliela concede dopo interrogatori e prove varie.
Guglielmo si sposa, passa un decennio e indossa la barba grigia, confessa al pubblico le mortificazioni subite ma anche che è innamorato di una ragazza molto più giovane di lui che si chiama Bonaria.
Un suo vecchio compagno, ipocrita e meschino, Furio La Spina, gli dice che Gigliola sa della sua relazione. In un incontro tra Gigliola e Bonaria, quest’ ultima afferma di volersi sacrificare allontanandosi da Guglielmo e da Napoli per non sentirsi giudicata da persone meschine e per non pesare su Guglielmo, che lei ama teneramente.
Gugliemo, indossata la barba bianca, passa il tempo a leggere, senza mai parlare e con strani comportamenti.
Nel giorno della sua morte, vestito di tutto punto( aveva inutilmente chiesto di essere sepolto nudo come era venuto al mondo), segue sorridendo il suo funerale, dopo l’ elogio funebre di Furio La Spina.
Questa commedia sembra essere il testamento teatrale e artistico di Eduardo De Filippo. In questo lavoro, Eduardo, riassume le sue idee antiche e inserisce le nuove,accostandosi, a suo modo, al teatro antitradizionale. Critica le ingiustizie, le storture della vita, la mala-società costituita dagli oppressori,invidiosi,ipocriti,pettegoli,gelosi… e tutti i falsi valori che vengono imposti e che regolano detta società. E’ la lotta di Guglielmo Speranza contro un mare di problemi, contro tutti i condizionamenti e i falsi valori.Il protagonista di questa commedia è un eroe a metà strada tra l’ Ulisse-eroe di Omero e l’ Ulisse-antieroe di Joyce; è in parte un vinto dalla società e dalla famiglia e, in parte, a modo suo, un vincitore. Il vero protagonista della commedia non è solo Guglielmo Speranza con tutta la sua cultura ma anche e sopratutto una persona che non sa neanche leggere e scrivere correttamente: Bonaria, la donna che ha dato al nostro eroe-antieroe l’ unica parentesi di felicità della sua vita; la donna che riesce a prendere delle decisioni, anche quando queste le fanno male; una creatura buona, dolce, comprensiva; una donna non colta di nozioni, ma colta di sensibilità e di intelligenza e forse più vincitrice del protagonista maschile( Bonaria è sicuramente più determinata di Guglielmo). Eduardo-Guglielmo Speranza non riesce ad abbandonare la famiglia per la donna che ama e dalla quale si sente riamato, ma elabora una tecnica che riesce a gratificarlo, a vendicarlo contro tutti quelli che gli hanno fatto e continuano a fargli del male,a fargli sentire che non è solo un vinto, ma anche un combattente e sicuramente un vincitore, anche se sui generis: egli non dialoga più col prossimo, non comunica più con la parola perché si convince che la parola è vana quando gli altri non capiscono o non vogliono capire (ricordiamoci di zio Nicola delle “ Voci di dentro” di Alberto Stigliano di “ Mia famiglia” e di Luca Cupiello che è costretto al mutismo dalla malattia).
All’ inizio della commedia, dopo la fine degli studi(satira sulla cultura universitaria e sui grandi maestri della medicina Dottor Nero, Rosso e Bianco), Guglielmo viene sottoposto dalla famiglia della fidanzata a una serie di domande le più intime e private, a cui è costretto a dare una risposta, subendo, inerme, una angosciante violenza. Nel corso della commedia vengono affrontati importanti problemi come il divorzio(siamo nel 1973), la libera convivenza,la collocazione del battesimo dopo il raggiungimento dell’ età della ragione, il matrimonio civile e religioso… e tutte le imposizioni sociali, che non rispettano né la propria libertà né i diritti altrui.
La struttura di questa commedia si distacca da tutto il precedente teatro eduardiano, avvicinandosi alle più moderne estetiche e tecniche drammaturgiche, quelle per cui l’ attore può parlare direttamente col pubblico, estraniarsi dal personaggio che interpreta. Questa tecnica ci ricorda il teatro classico,B. Brecht e anche la rivista (scenette distaccate-musica-canzoni…).
Guglielmo-Eduardo finisce come tutti i personaggi troppo buoni e giusti, nella malattia e nella morte. A Guglielmo non viene concesso nemmeno di essere sepolto nudo, così come era venuto al mondo, come simbolo di verità e autenticità, senza i vestiti dell’ ipocrisia.Ma i funerali di Guglielmo non sono cosa triste,vi partecipa lui stesso finalmente sorridente.
Io credo che anche oggi, a distanza di oltre 30 anni, la deconnotazione semantica di questo lavoro non sia cosa facile, ma certamente affascinante.
Ciò che sicuramente è vero è che Eduardo ci avverte che non è possibile privarsi della propria personalità e autenticità, delle proprie convinzioni e decisioni, altrimenti si finisce col diventare schiavi della società e dei suoi sistemi di repressione. Questo testo non è solo una denuncia amara, ironica e satirica della società in cui viviamo, ma è anche un invito a operare per i valori veri, autentici, genuini. Questo lavoro si ribella non tanto agli esami che si sostengono fino alla morte, ma all’ ingiustizia di voler fare esami agli altri senza specifica richiesta. Eduardo, in un’ intervista, afferma: “ rifare sempre gli esami agli altri è un vizio dell’ uomo” e ancora: “ l’ elogio funebre è una cosa terribile, io mi auguro che chi veda questa commedia non possa più pronunciare due parole di circostanza ad un funerale”.
Vorrei concludere citando la motivazione del premio “ Feltrinelli 1972” che giustamente riconosce che i testi di Eduardo vivranno al di là della stupenda interpretazione data dal loro autore, perché se così non fosse non si potrebbe spiegare il successo che essi hanno riscosso e riscuotono fuori della loro terra d’ origine, tradotti e recitati in circa 100 lingue.
Se ciò valeva nel 1972 vale maggiormente oggi.
(Pasquale Calvino)

BIBLIOGRAFIA
1- Giammusso M.- Vita di Eduardo
2- Antonucci G.- Eduardo De Filippo
3- " - Storia del teatro italiano
4- Bisicchia A.- Invito alla lettura di Eduardo
5- Giammattei E.- De Filippo
6- Barsotti A.- Introduzione a Eduardo
7- " - Eduardo drammaturgo
8- Bussagli M.- Eduardo in maschera
9- Cine Club Napoli- Eduardo e il cinema
10- Coen Pizer L.- L' esperienza comica di Eduardo
11- Cocorullo P.- Eduardo
12- Di Franco F.- Eduardo da scugnizzo a senatore
13- " - Le commedie di Eduardo
14- " - Eduardo
15- Libero L.- Le lacrime di Filumena
16- Filosa C.- Eduardo poeta comico del tragico quotidiano
17- Frascani F.- La Napoli amara di Eduardo
18- " - Eduardo segreto
19- " - Eduardo
20- Ottai A.- Eduardo
21- Ottai e Quarenghi -L' arte della commedia
22- Quarenghi P.- Lo spettatore col binocolo
23- Magliulo G- Eduardo De Filippo
24- Mignone M. B.- Il teatro di Eduardo critica sociale
25- Gargiulo G.- Con Eduardo
26- Moscati I.- Il cattivo Eduardo
27- De Miro D' Ajeta B. - Eduardo nu teatro antico sempre apierto
28- Greco F. C.- Eduardo e Napoli Eduardo e L' Europa
29- Bergonzini e Zardi- Teatro anno zero
30- Taviani F. - Uomini di scena uomini di libro
31- Trevisani G. - Teatro napoletano dalle origini
32- Calcagno P.- Eduardo la vita è dispari
33- Quarantotto-De Filippo I.- Eduardo vita e opere
34- A.A.V.V.- Eduardo nel mondo
35- " - Teatro e drammaturgia a Napoli nel novecento
36- Casarico C.- Il mito di Eduardo
37- Compatangelo M. L.- Eduardo maestro di drammaturgia
38- De Matteis S.- Lo specchio della vita
39- Bertani O.- Parola di Teatro
40- Bernard E.- Autori e drammaturgie

Per ulteriori informazioni bibliografiche : linocalvino@email.it

 

PAROLE MBRUGLIATE
(Parole vere per Eduardo)
di Emilio Pozzi
Bulzoni Editore - pag. 449 - 30 euro

Veramente interessante l’ ultimo libro di Emilio Pozzi dove il tema è “ Eduardo De Filippo”: quasi centocinquanta voci diverse per personalità, carattere, modus vivendi…esprimono giudizi, opinioni,testimoniano aneddoti…per darci una visione sempre più nitida e precisa della personalità di questo grande autore teatrale, oltre che poeta, attore, regista…
Da questo libro è nato anche l’ idea per un sito internet(https://eduardodefilippo.wordpress.com) dove Marco Masucci, laureando in lettere con una tesi su Eduardo, elenca giudizi positivi e negativi di tutti coloro che hanno qualcosa da dire sul Maestro: esperti, giornalisti, critici, … giudizi, pensieri,riportati da libri, riviste, giornali e anche direttamente scritti da chiunque abbia qualcosa da dire su Eduardo. Masucci,pur amando il teatro di Eduardo, non si limita a riportare giudizi positivi ma giustamente riporta anche quelli negativi di chiunque voglia comunicare un suo pensiero su questo autore, estimatore o detrattore che sia ( riporta anche il giudizio di Barbetti che non aveva ben compresa l’ importanza del teatro eduardiano).
Il libro di Pozzi non è quindi uno dei soliti testi(anche questi utilissimi ma comuni) che illustrano il parere di una sola persona sulle varie commedie di Eduardo e sulla vita e personalità del drammaturgo (la cui bibliografia già conta più di cento libri solo in italiano che ci parlano di Eduardo), ma, riportando il parere di molti, appassiona il lettore a crearsi una propria visione del fenomeno Eduardo.
Apre il libro una prefazione dell’ illustre Prof. Ferruccio Marotti che ebbe, tra gli altri, il grande merito di convincere Eduardo a insegnare all’ Università di Roma(insegnamenti raccolti poi in : Eduardo-Lezioni di Teatro-Einaudi)
Marotti scrive: “E’ quello di Emilio Pozzi un libro di testimonianze, dove il vissuto umano e teatrale di Eduardo, rivisitato attraverso il racconto di varie generazioni di autori attori registi, a lui legati per i più diversi aspetti, esce prepotentemente in primo piano e ci colpisce per la ricchezza della vita vissuta che si mescola inestricabilmente con i vari punti di vista sul teatro nei suoi aspetti complementari di professione e contributo artistico”.
Un libro dunque la cui lettura è consigliabile a tutti, esperti, gente comune, semplici spettatori di qualche commedia di Eduardo.

Eduardo in digitale

Eduardo De Filippo

LUIGI PIRANDELLO

Sintesi biografica a cura di Pasquale Calvino

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Pirandello nasce (Agrigento1867-1936 Roma) nel podere di campagna (Caos) della sua agiata famiglia, proprietaria anche di una solfatara. La famiglia, di idee garibaldine e patriottiche, si era costituita una fortuna con l’ estrazione e il commercio dello zolfo.

Nel 1887 si trasferisce a Roma. Nel 1889 prosegue i suoi studi a Bonn. Rientra a Roma nel 1893 e qui si stabilisce.

Nel 1903 un improvviso ed enorme dissesto economico e il conseguente gravissimo trauma psichico della moglie Antonietta Portulano caduta in uno stato di inguaribile follia (delirio di gelosia…), gli sconvolgono la vita fino a portarlo alle soglie del suicidio. Reagisce impegnandosi completamente nel lavoro e celando i suoi traumi dolorosi e privati nei modi di una umiltà e di un pudore che sanno di grande eroicità. Pirandello volle affettuosamente sopportare anche la follia della moglie che è stata ,in parte, ispiratrice delle sue opere: “ la paura d’ impazzire è presente già nei primi documenti autobiografici e denuncia un’ ossessione che accompagna Pirandello per tutta la vita, tanto più quanto in un inquietante riflesso speculare, la moglie Antonietta diventa preda degli spettri della psicosi paranoica. Lo scrittore costeggia affascinato e sgomento l’ abisso della schizoidia, anche se, ovviamente, rimane quello che la psichiatria esistenziale definisce uno schizoide sano di mente-per di più dotato salvificamente di genio creativo.(Elio Gioanola:  Pirandello, la follia-  1997-Jaca Book).

La sua opera, risentendo della psicanalisi, analizza le problematiche legate allo studio del cosciente e del subcosciente e tende a una nuova visione della vita. Niente esiste, niente è vero, tutto è soltanto illusione, che ogni uomo sogna e realizza a modo suo. L’ essere umano non ha una singola personalità, ma tante personalità in continuo cambiamento. L’ uomo si illude di essere uno, mentre è nessuno e per chi lo vede e ascolta è centomila, secondo le personalità che gli altri gli attribuiscono( Uno, nessuno e centomila)

Pirandellp parte, nel clima decadente del tempo, dall’ annullamento di ogni criterio di verità oggettiva e fissa ben presto la sua attenzione sulla differenza, divario, dissociazione tra l’essere e il sembrare (Mattia Pascal).

Nel teatro la sua analisi intacca maggiormente l’ unità, la compattezza, l’ identità dell’ individuo, che appare disintegrato, dissociato in una serie incoerente di personalità e atteggiamenti diversi.

Solo una maschera, che si confonda con l’ autenticità del personaggio, può permettere all’ individuo di superare i conflitti e di ritrovare, forse, una stabilità e una qualche apparente identità.

Con il suo modo di indagare e sottolineare lo squallore e la grottesca meschinità delle vicende umane, si contrappose all’ influsso dannunziano e al concetto del superuomo.

I titoli delle sue opere già sintetizzano il suo credo filosofico (Così è se vi pare-Uno , nessuno e centomila- La ragione degli altri- Il gioco delle parti- Sei personaggi in cerca d’ autore…).

Da non dimenticare alcune battute dei suoi personaggi come: “ Io sono colei che mi si crede” (da : “Così è se vi pare”).

Il suo stile è pervaso da un sottile, fine umorismo (L. Pirandello: L’ umorismo).

I personaggi pirandelliani provengono, in genere, dall’ alta borghesia; i personaggi eduardiani dalla piccola borghesia (commercianti, impiegati…)

Pirandello è uno dei più grandi drammaturghi del secolo e insieme a Eduardo De Filippo, uno dei più rappresentati in Italia e all’ estero.

 

BIBLIOGRAFIA
Guide Bibliografiche :  Teatro-  Garzanti
         “                          Letteratura Italiana- Garzanti
De Castris  L. : Storia di Pirandello
Munafò G. : Conoscere Pirandello -  Le Monnier
Virdia F. : Invito alla lettura di Pirandello - Mursia
Lo Vecchio Musti : L’ opera di L. Pirandello
Sciascia L. : Pirandello e il pirandellismo
Caioli F.  : L’ avventura di Pirandello
Mazzali  E. :  Pirandello
Janner A.  : Luigi Pirandello

Luigi Pirandello

SAMY FAYAD

Sintesi biografica a cura di Pasquale Calvino

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Samy Fayad, autore teatrale e radiofonico, oltre che giornalista, nasce a Parigi nel 1925, da genitori libanesi.Vive undici anni nel Venezuela e all’ età di tredici anni si trasferisce a Napoli, trovando nella napoletanità il terreno fertile per i personaggi, i costumi e l’ ambiente delle sue commedie.
Inizia con lo scrivere copioni radiofonici, poi entra in RAI(Napoli) nel 1950. Nel 1954 vince con : “Don Giovanni innamorato” il Primo Premio del concorso nazionale indetto dalla RAI per gli autori di radiocommedie.
In Italia , il teatro di Fayad, è stato portato in scena, con grande successo, da Peppino De Filippo, Nino Taranto, Antonio Casagrande,Regina Bianchi, Dolores Palombo, Nuccia Fumo,Angela Pagano,Gigi Reder, Carlo Taranto, Marzio Onorato,Anna Maria Ackermann, Antonio Allocca, Beppe Barra.
Il teatro di Fayad è stato tradotto, rappresentato, teletrasmesso in Francia, Germania, Svizzera, Austria, Svezia, Grecia, Polonia, Olanda,Romania, Bulgaria, Argentina, Brasile, Messico, Stati Uniti d’ America, Gran Bretagnia…
Hanno scritto del suo teatro: Domenico Rea, Alberto Perrini, Franco Malatini, Carlo Maria Pensa, Lino Calvino…
Fayad muore a Napoli nel 1999.

Dei suoi testi teatrali ricordiamo:

1)-1948: “ Il concertista solitario”

2)-1949: “ Il soldato sconosciuto”

3)-1949: “ I miraggi”

4)-1950: “ Il cacciatore di Salonicco”

5)-1951: “ I pirati”-(pubblicata da Palcoscenico)

6)-1952 “ I compagni della cattiva strada”

7)-1953: “ Il marziano”( pubblicato su Sipario n. 106)

(radiocommedia)La figlia del colonnello Sarmientos conosce un marziano e lo porta a casa dal padre che prima lo giudica positivamente ma poi …

8)-1954: Don Giovanni innamorato” ( pubblicato su “ Il Dramma” n. 211-12)

(radiocommedia)-Don Giovanni Pizarro è un barbiere colto e innamorato di una donna miope e un poco barbuta alla quale dedica una serenata ma…

“ Don Giovanni innamorato, anche se non raggiunge l’ intenso clima lirico de “ I compagni della cattiva strada” (col quale Fayad vinse il secondo premio Nazionale Radiodrammatico 1951-52) è un’ opera gustosissima e divertente. Un mondo vivo, visto con occhio ironico e affettuoso, pronto a cogliere tipi e caratteri, gesti e atteggiamenti in lampeggiamenti verbali irresistibili.
Una storia picaresca, ricca, colorata, farsesca, e qualche volta addirittura gentile. Procedimenti a blocchi di scene, teatralmente quadrati. Dialogo denso e ben tornito, tecnicamente smaliziato, sostanzioso, lievitato da effetti comici e da situazioni esilaranti. Anche im questo suo ultimo lavoro, che ha avuto sì alto riconoscimento, lo scrittore Fayad trova inesauribile fonte d’ ispirazione nel caratteristico temperamento pigro, istintivo, spagnolesco e filosofante, spregiudicato e bigotto della gente meridionale(non importa se del Sudamerica o del Sudeuropa). I suoi personaggi sono indigeni di una dimensione geografica che li rende simbolici campioni di un’ antichissima civiltà che trova nell’ intima bianca ed infantile follia un’ ancestrale e maliziosa saggezza. Una saggezza che dà tono a una specie di eroismo che sa piegarsi e dimenticarsi nelle più granose sicure e raffinate dolcezze della vita quotidiana. Un gioco fine a se stesso di furori e di atteggiamenti, una concezione romanzesca e lirica dell’ esistenza. Un “esistenzialismo” alla rovescia nel quale l’ uomo, nei suoi limiti e nelle sue debolezze, rifiuta l’ angoscia, e per fuggirne il malanno si maschera da leone, da eroe. E il travestimento non lo umilia, anzi lo diverte, lo esalta.
Fayad ci propone dunque un “ modo di essere” veramente saggio e profondo: ci propone una civiltà di uomini felici sulle orme di Don Chisciotte: Ci riporta al gusto perduto del gioco infantile, lussureggiante e solare. “ (Alberto Perrini)

9)-1955: “ Il conciliatore”

10)-1956: “ Marziano per bene”

11)-1957: “ Le campane del grande fiume”-

12)-1957 : “ La tigre” (pubblicata da Palcoscenico)

13)-1957: “ Metallo amaro”(con Alberto Perrini- pubblicata su Palcoscenico n. 65)

14)-1960: “ Il coltello Andaluso”

15)-1961: “ Cinque nomi nel cappello”

16)-1963: “ Commedia con il morto”

17)-1965: “ Il felice signor Martino” (adattamento da Labiche)

18)-1969: “ Il settimo si riposò” ( Arturo Berisio Editore )
(3 atti- 6U-7D)-Antonio Orefice, è vedovo e vorrebbe trascorrere la domenica riposando in tranquillo silenzio, egli tiene in casa la ancor giovane suocera e la figlia fidanzata con un giovane
” malato immaginario”. Antonio odia un suo vicino di casa ,Vincenzo Camporeale, che, pur avendo il suo stesso stipendio, ha un attico con piscina, auto fuoriserie, molte donne con le quali conduce una dispendiosa “dolce vita”.
Ma proprio una brutta domenica è costretto perfino a dare ospitalità a un bandito armato.
E’ una delle più belle e rappresentate commedie di Fayad.
La comicità nasce dal dramma di Antonio Orefice, che non riesce ad ottenere niente di ciò che desidera, anzi ottiene proprio il contrario.
La commedia mette in evidenza , con grande ironia, difetti e manie, che colpiscono un poco tutti:
l’ invidia, l’ amore non corrisposto(della giovane suocera), il desiderio di una vita tranquilla, e magari più gratificante…
Ma ci ammonisce anche ad accontentarci…perché dice Antonio: “ Al peggio non c’è mai fine”…
Però Antonio non riesce, con visione stoica, ad affrontare sempre nuovi problemi,a vedere che la fortuna aiuta sempre Camporeale e finisce…

19)-1970: “ Il papocchio(ossia la questione settentrionale)” ( Arturo Berisio Editore)
(3 atti-6U-7D)Amelia si reca dall’ Avv. Russolillo perché vuole uccidere suo marito, il grande invalido Adinolfi, che la incolpa di averlo tradito.

20)-1972 : “ Un gran bene di consumo”
(3 atti- 7U-7D)-Carlotta sorprende il marito in una casa d’appuntamenti. L’ ira della moglie svanisce quando viene a sapere che può vincere una pelliccia di cincillà se il marito riesce ad avere molti incontri e quindi molti buoni-punti. Lasciata da parte ogni gelosia , Carlotta con zabaioni, bistecche e altri stratagemmi riesce a vincere la pelliccia ma il marito…
“Un giorno mi capitò di leggere su un quotidiano una notizia dagli Stati Uniti: “tre massaggiatrici” di San Francisco avevano dato vita a un concorso a premi tra i loro frequentatori. Punti-premio dopo ogni prestazione e, alla fine, secondo la quantità dei punti raccolti, una vasta e varia quantità di oggetti. Da questa notizia di cronaca parte la commedia. Che non è, tuttavia, lo sviluppo in chiave comica di uno spunto paradossale, bensì il plausibile- vorrei dire naturale- completamento di una notizia di cronaca del nostro passato recente. La notizia di un fatto del tutto naturale.
Così nacque “ Un gran bene di consumo”; una commedia comica, ma con un sentore di amaro in fondo alla tazza. Una favola senza morale , ma soprattutto senza moralismi. Fu facile profezia, nel 1972 prevedere che un giorno ci saremmo trovati circondati da belle piscine piastrellate e con la casa diroccata. ( Samy Fayad)

21)-1975: “ Il penultimo scalino” ( Arturo Berisio Editore)
(3 atti-3U-2D)Il prof. Francesco ha letto sul giornale dela morte del suo vicino di casa per un incidente aereo e si reca dalla moglie del defunto per darle le condoglianze…
Dopo i convenevoli la donna gli chiede aiuto: il marito non era sull’ aereo ma era a casa ed è stato ucciso dalla lei stessa ; la donna gli fa capire che se la aiuterà a sbarazzarsi del cadavere, avrà il suo amore e i suoi denari…
“ Il penultimo scalino possiede un protagonista continuamente vittima di frustrazioni. Per questo scatta come un leone quando gli si presenta l’ occasione di cavare i piedi dalla sua palude. Egli ha d’ improvviso a portata di mano la ricchezza, la dolce vita, l’ amore. E già il suo carattere cambia, comincia a farsi prepotente, capriccioso. Ma ben presto si ritroverà murato vivo nel ruolo che la vita gli ha sempre imposto: un gregario d’ infima categoria. E’ un personaggio tragico, ma proprio per i tratti caricaturali di tutti gli spettatori che egli porta in sé, impedisce al pubblico di piangere. Suscita un sorriso (e un riso) che nasconde la pietà di noi stessi. E ci purifica.(Alberto Perrini)

22)-1976: “ Come si rapina una banca” (3 atti-Arturo Berisio Editore)
(3 atti-6U-3D)-La famiglia di Agostino è nella più squallida miseria: sopravvive in una baracca nelle vicinanze del cimitero…ma non c’è solo la miseria, anche la figlia di Agostino ha un grosso problema: è vistosamente incinta e senza marito.
L’ unica cosa da farsi è rapinare una banca!
Riusciranno i nostri eroi nell’ intento?
“ Come si rapina una banca, di Samy Fayad è innanzi tutto uno spaccato per assurdo della napoletanità. Al suo confronto cadono in pezzi centinaia di commedie in dialetto e in lingua come monete false cacciate dalle buone. Nella piéce di Fayad, Napoli ci sta per caso. Viene citata qualche volta.Le stesse scene, specialmente quella dove si svolge il primo atto, fanno pensare a panorami di periferie abbandonati, a certi fondi e residui di città dove trovano rifugio e riparo vagabondi ed emarginati di talento. Del resto tutti i personaggi di “ Come si rapina una banca” non hanno fatto centro nella vita perché come dice Agostino, non possiedono un metro di cento centimetri, ma ne hanno uno di novanta. Sono quei dieci centimetri in meno a sbilanciare la loro condotta e a trattenerli ai margini di una società che li rigetta per la dannosa corrosività della loro insistenza a voler essere.” (Domenico Rea)

23)-1979: “ Il nudo e la nuda” Editrice Tusculum)
(2 tempi-4U-4D)-Attilio apre un armadio e una donna, morta o svenuta e in abiti succinti, gli cade tra le braccia .
Cerca di trovare aiuto nel cognato Ludovico, avvocato penalista…ma compare anche Gutierrez armato…e poi c’è il Prof. Paulo, osservatore notturno di astri e comete…e la vedova Piscopo e tanti altri personaggi paradossali in questo giallo esilarante.

24)-1982: “ Cose turche” ( Editrice Tusculum )
( 2 tempi-7U-5D)-Un gruppo di napoletani con un finto sceicco, una finta contessa russa, un seduttore…decidono di rapinare un Casinò del Nord…
Il gruppo non crede che il danaro dia la felicità ma che, allontanando dalle tentazioni, consenta di essere onesti.
Riusciranno a diventare onesti ?

25)-1985: “ Tre proposte matrimoniali” (3 atti unici-Arturo Berisio Editore)contiene:
a)”Il premio di nuzialità”
(3U-2D)-Garavatti,un ottimo impiegato musulmano chiede il premio di nuzialità.
Poiché la sua religione gli permette di avere molte mogli, riceve da alcuni l’ offerta di sposare altre donne con doti molto sostanziose e perfino il direttore gli propone di…
b) “Un caso di vita apparente”
(5U-1D)-Pandolfi, che era morto, risuscita creando una serie di problemi finchè…
c) “Il quarto lato del triangolo”
(2U-1D)-Mirella, non potendo uscire da casa sua, scavalca il terrazzo entrando in casa di Paolo.
Tra i due nasce l’ amore? Vi sono due omicidi, ma…

26)-1985: “ Per mezz’ ora di sfizio(Agenzia Investigativa)”
(2 tempi-8U-5D)-In un crescendo di situazioni comiche e momenti esilaranti, Mariano,il titolare dell’ agenzia investigativa “ Fiat Lux”, Strossner e Sisto, i suoi più stretti collaboratori, danno vita a una lunga serie di equivoci. Strossner ne combina di tutti i colori e il povero Mariano si trova in strane e intrecciate situazioni. Sisto si occupa di pedinamenti, ma, a spese dell’ Agenzia, si trova sempre nel luogo e momento sbagliato. Mariano lavora in casa e vive con la sorella Caterina che vorrebbe vederlo sposato.Con una rivelazione sconvolgente una persona cambierà la vita di Mariano.

27)-1987: “ Dedicato a una noce”(monologo)

28)-1987: “ Lo spione della scala C” (Arturo Berisio Editore)
( farsa topo secret in 2 tempi-7U-5D)-Vittorio è un falsario di biglietti da mille lire e suo padre Ferdinando è lo spione-agente segreto.
L’ avvocato De Rosa è geloso che Ferdinando, col binocolo, possa guardare, mentre prende il sole o viene massaggiata,la sua signora.Anche la moglie di Ferdinando si ingelosisce.
La signora De Rosa è inseguita dal marito geloso.
Poi arriva un pianoforte, il cinese e infine la polizia….
I tempi comici sono concitati, serrati…

29)-1990: “ Variazioni sulla quarta corda”( Sipario n. 501 )
(2 tempi-3U-3D)-Annalisa non vuole aprire la porta di casa al marito Federico per problemi di gelosia.
Interviene anche l’ avvocato Lo Pesce…
E’ una commedia con un nuovo linguaggio teatrale, non costituito, com’è al solito, dall’ alternarsi di brevi dialoghi, ma da lunghissimi monologhi recitati da personaggi che si parlano attraverso elementi frapposti(porte) che impediscono la visione dell’ altro.
“Fayad ha soltanto il torto di abitare a Napoli, ché se invece il suo nome figurasse negli uffici anagrafici di Broadway e del West End, questa commedia, in Itali, sarebbe arrivata alla ribalta ancor prima d’ essere pubblicata.
Sei personaggi, senza riferimenti pirandelliani, ma l’ uno all’ altro legati da un filo che tutti li intriga pur lasciandoli inesorabilmente soli. L’ idea è di una originalità deflagrante: i sei personaggi si parlano senza vedersi mai. Quattro porte, una delle quali dà su un balcone e una su un ripostiglio con costante minaccia di soffocamento; e la necessità di offrire un alloggio provvisorio a una fascinosa ricercatrice scientifica slava rimasta senza tetto- pare- per il crollo di un solaio…
Un problema da poco, no? Ma c’è tanta dinamite, nella penna di Fayad, che il precipitare degli eventi si fa inarrestabile. E la comica freschezza del dialogo…No, domando scusa, qui non si può parlare di dialogo, perché nessuno di quei personaggi riesce mai ad avere un interlocutore: Allora?
Allora ci si accorge che sotto la risata continua, sotto l’ acrobatico dileggiare sulla quarta corda della sconvolgente lepidezza, si scontorna l’ acre ritratto di una società rintanata nei suoi vizi, nelle sue menzogne, nei suoi compromessi.
E l’ arrivo, a chiudere dopo tanti eccessi da codice penale, di un barelliere che, entrando da una di quelle fatali porte, domanda se sia necessaria un’ autoambulanza, equivale, quasi, all’ apparizione di un arcangelo armato di spada fiammeggiante per rimettere un po’ d’ ordine in questo salotto così simile al mondo di pazzi in cui tutti viviamo. (Carlo Maria Pensa)

30)-1990“ Ravvedimento”( monologo pubblicato su Sipario n. 501)
(1D)-Una moglie, dopo essere stata per due anni con un ricchissimo VIP, torna ravveduta dal marito: chiede in modo logorroico perdono del suo tradimento e, pian piano, dice all’ uomo quale sarà la loro vita futura.
Il marito per la forte gioia o per il dispiacere immane decide di…
“ …dopo un’ adulterina, ricchissima assenza biennale, una moglie torna dal marito, fotografo di mezza tacca , chiuso nella sua camera oscura a respirare i soliti mefitici acidi di tutte le camere oscure: Che cosa può succedere? Niente, si fa per dire. E, invece, la perfidia del personaggio ha i contrattempi di una vertigine, direttamente proporzionale al gusto di una scrittura, questa di Fayad, che riesce a ribaltare ogni logica…” ( Carlo Maria Pensa)

31)-1994: “ La conoscenza dell’ inglese” ( pubblicato su Sipario n. 550-supplemento)
(2 tempi-7U-2D)-In una sala di un castello inglese si mette in scena una commedia poliziesca.
Una voce dialoga con il pubblico poi gli attori-interpreti-personaggi iniziano il loro gioco…
“ Nei due tempi La conoscenza dell’ inglese abbiamo uno splendido esempio di “ teatro nel teatro”, le cui origini ascendono a Thomas Kyd(secolo XVI), e che ebbe , nella trilogia pirandelliana(1921-1929) e nell’” effetto di straniamento” di Brecht , i suoi più moderni pilastri.
Regista, attori e scenografo di questa commedia di Fayad sono interpreti che fingono d’ essere personaggi, i quali a loro volta, assumono l’ identità d’ altri personaggi inducendo così la platea a partecipare a un gioco di scatole cinesi con doppie, triple finzioni. Ed è proprio sulla facoltà di simulare che consiste la “ convenzione scenica”, quella ferrea intesa tra pubblico e attori che si risolve in un reciproco inganno per cui lo spettatore finge di credere alla finzione che vede.
Ed è su questa “ convenzione” che Fayad conduce il suo “ divertissement” facendovi partecipare anche lo spettatore e un fantasma.
Il gioco fayadiano( che ci presenta un gruppo di interpreti-personaggi in un unico castello inglese mentre allestiscono il solito dramma “giallo”) ha l’ apparenza d’ essere teso sulla corda della futilità, ma ben presto mostra un suo inaspettato spessore “ culturale” dato che in esso troviamo parodiati con disinvoltura, fino ai graffi della satira, i più collaudati “generi” del teatro: dal “ giallo”, appunto , al “ teatro dell’ assurdo”, dalla secca meccanica ad orologeria della “ pochade” alle risolutive “ agnizioni” settecentesche, dalle pirandelliane cuciture a doppio filo alla tecnica brechtiana del “ distacco”. E che cosa dire della Voce che incombe, di quando in quando, su tutti?
Di chi è? Dell’ Autore, di un Super-regista o Manager? O di un Dio faustiano che si è fatto Speaker?
Ma non basta: le carte che man mano si scoprono in questo godibile, un po folle e raffinato gioco alla “ Elzapopping”, sembrano infinite. Che cosa dire, infatti, del passaggio da una lingua all’ altra e, specialmente, da un dialetto all’ altro, che nelle “ agnizioni”, come fuochi d’ artificio, rivelano all’ improvviso ascendenze, nazionalità e identità diverse? L’ assurdo ha una sua logica: E non dimentichiamo che la comicità della Commedia dell’ Arte si basava anche e soprattutto sugli effetti prodotti dall’ incrociarsi dei vari dialetti delle Maschere: Quindi non va trascurata questa ulteriore sapida componente nel “ giallo “ di Fayad che, nel continuo scarrocciare, sfrangiarsi e ricomporsi magicamente nelle ineluttabili regole del gioco, è saldamente ancorata alla classica tecnica investigativa della “ detective story”.
E che cos’è il teatro se non un’ emozionante “ indagine” che gli interpreti fingono sulla scena? E non è certo un’ invenzione moderna se è vero, com’ è vero, che uno dei sommi e universali capolavori di tutti i tempi è proprio un giallo: L’ Edipo re di Sofocle(430 a.C.).

32)-1995: “ Lo stretto necessario”
(2 tempi-6U-4D)-Poiché il marito, specializzato nella “ percussione di cilindri polivalenti” non lavora e non vuole lavorare in altri campi, Antonietta è costretta a vivere cucendo polsini per camicie dentro casa.
Alberto, marito di Antonietta, è sfortunato e vinto nella vita( non riesce a vincere nemmeno giocando a carte).
Altri personaggi della commedia: Pierina,sorella di Alberto, che crede di avere 42 figli(sono bambolotti); Bianca, la figlia che ha un ragazzo, Ottone, di poca salute; Monica, spogliarellista; Monsignor Ponticelli venuto a constatare i poteri paranormali di Pierina; Don Roberto che da il lavoro ad Antonietta ed è innamorato di lei…

33)-1998: “Chi vinse la battaglia delle Midway” (pubblicata su Prima Fila n.44-45 del 1998)
Lunghi dialoghi-monologhi- in cui si tratta di tutto- tra un ospite occasionale e l’ abitante della casa.
La commedia si conclude in modo comico e con una punta di amarezza.

Alcune tra le più importanti rappresentazioni teatrali:
1955: Il marziano - Napoli
1956: La tigre Torino
1960: Metallo amaro Praga
1962: Il felice signor Martino - Napoli(Teatro Bracco)
1963: Commedia con il morto Napoli(Teatro Mercadante)
1967: Come si rapina una banca Roma (Teatro delle Arti-Compagnia di Peppino De Filippo)
1968: Metallo amaro Ostrava (Cecoslovacchia)
1969: Il settimo si riposò Napoli (Teatro Politeama - Compagnia di Nino Taranto)
1970: Il papocchio Napoli (Teatro Politeama - Compagnia di Nino Taranto)
1971: Lo spione della scala C Napoli (Teatro Politeama - Compagnia di Nino Taranto)
1972: Il premio di nuzialità Roma (Ridotto Eliseo - Compagnia di Silvio Spaccesi)
1972: Un gran bene di consumo Bari (Teatro Piccinni - Comp. di Nino Taranto, regia G. Magliulo)
1973: Il penultimo scalino Roma (Compagnia del Teatro de’ Servi)
1979: Il nudo e la nuda L’ Aquila (Teatro Comunale)
1982: Cose Turche L’ Aquila (Teatro Comunale)
1985: Come si rapina una banca Brindisi (Teatro Impero, regia G.D’ Amelj Melodia)
1986:Il settimo si riposò Brindisi (Teatro Impero, LVT, regia di P.Calvino)
1887: Dedicato a una noce Torino
1988: Per mezz’ ora di sfizio Roma (Teatro Aurora)
1990: Ravvedimento Torino
1994: Variazioni sulla quarta corda Brindisi (Stralci interpretati da Claudia
Mencaroni per la regia di P. Calvino)
2006: Come si rapina una banca Napoli (Peppe Barra, regia Antonio Ferrante)

ALTRE RIFLESSIONI e GIUDIZI CRITICI
“… Il teatro di Fayad raccoglie l’ esperienza umana dell’ autore e la sintetizza in situazioni che, sia pur paradossali e al limite dell’ assurdo,- ma si tratta di una “assurdità” logicamente umana, ridicola e amara al tempo stesso- costituiscono una galleria di personaggi e di vizi mentali tipicamente italiani.”

“Caso, imbroglio e intreccio sono alla base del teatro di Fayad e lo sono in maniera crudele anche nella vita dei napoletani, trattenuti ai margini della storia europea e quindi affidati al caso fin dalla nascita.
In questo senso e per questa via il teatro di Fayad riporta nel dibattito il grandioso messaggio del primo pulcinella, la maschera che bazzicò le scene d’ Europa tra Seicento e Settecento, mezzo burattino e mezzo uomo, secondo la minaccia dei tempi e la condizione umana da accettare: Come in quel teatro, così in quello di Fayad i protagonisti parlano sempre di altro; anzi, ciascuno parla per suo conto, secerne il suo veleno e cerca di raddrizzare il suo dramma, che rimane personale persino all’ interno della sua famiglia. Il napoletano di Fayad è un individualista indistruttibile: Per questo motivo il dialogo procede per contatti rapidi, per incontri e scontri fortuiti, per assonanze e analogie, lasciando però scaturire all’ improvviso- e sempre come per caso-squarci di verità che illuminano un paesaggio dove la miseria ha lasciato i suoi aridi segni dappertutto.”
“ Le creature di Fayad stanno pulcinellescamente in questo mondo e battono sulle porte per entrarvi da uomini.Questo è, secondo me, il messaggio del teatro Fayadiano: condotto con una perizia straordinaria, tra suspense, humour e divertisement e con le sorprendenti trasfigurazioni delle magie pulcinellesche; un testro, che alla fine si rivela per un lavoro d’ incastro di una incredibile perfezione, come la vita che non spreca nulla.” ( Domenico Rea)

“ Il riso costituisce la folgorante intuizione della libertà, ed è anche felicità di aver superato un pericolo che per una frazione di secondo ci ha tutti minacciati. Inoltre il “ sense of humour” si differenzia dalla comicità viscerale perché ha perduto la sua carica distruttiva. Per questo, coloro che non posseggono la elasticità, il recupero e il sollievo dell’ umorismo, si vergognano del proprio modo di ridere e delle cose che fanno ridere. Non riuscendo interamente a liberarsi delle scorie delle proprie pulsioni proibite, provano disagio e angoscia nei confronti di questo loro riso peccaminoso
e finiscono per condannare e disprezzare, a livello cosciente e razionalizzato, tutti gli oggetti che possono indurli a peccare, siano pure essi capolavori di poesia, narrativa e teatro. Soltanto nella lacrimosità sollecitata da vicende e situazioni serie, codesti individui si sentono rassicurati e in pace con se stessi.”
“In realtà il teatro comico non è affatto superficiale, anzi spesso è più importante, profondo e penetrante di quello tragico perché è costantemente teso a mantenere l’ equilibrio tra le esigenze istintive ed eversive e quelle dell’ accettabilità sociale. Ne sorge una specie di critica immediata ch’è più mordente d’ ogni altra mediata e intellettualizzata. Ne consegue che scrivere opere teatrali comiche è ben più difficile che scriverne tragiche; facile è adagiarsi su certi schemi convenzionali di patetismo, il difficile è superarli e capovolgerli in rassomiglianti caricature.”
“ Fayad insaporisce e ravviva l’ italiano col napoletano di cui segue ritmi, prosodia e struttura sintattica: Ne nasce una lingua nella quale trasudano forma mentis, usi, costumi, atteggiamenti, filosofia, in breve la “ cultura” dell’ attuale “ homo parthenopeus” della piccola borghesia. E ne scaturisce una affettuosa satira nei confronti di questa gente, così dominata da una antica saggezza quanto da una sprovveduta faciloneria, da una maliziosa furbizia che sconfina col più disarmante candore, e a volte da un indifferente distacco dalla morale che nello stesso tempo si identifica in una incrollabile fede nella comprensione umana. ( Alberrto Perrini)

“ Fayad immerge le sue storie in un alone di pigrizia, in un’ atmosfera di superstizione, nel frastuono di episodi orgiastici e burleschi, in una ricchezza di colori e di toni popolareschi che muovono alla risata, al divertimento immediato, sodo, schietto, senza mediazioni intellettualistiche.
E’ certamente qualcosa di nuovo questa comicità sanguigna, insieme ingenua e maliziosa…”
“ Un mondo picaresco , quello di Fayad, nel quale si rinnova una comunità carnosa di avventurieri, beoni e imbroglioni.” ( Franco Malatini)

“Fayad, maestro della commedia d’ intreccio e d’ ambiente meridionale, ha una grande inventiva creatrice, una enorme fantasia ed è un grande autore di teatro comico, venerato dai teatranti ma, ancora poco scoperto dalla critica letteraria( ci si può consolare pensando che, solo da poco, dopo quasi cento anni dalla morte, George Feydeau viene considerato, dai critici, un genio della comicità).
Assistendo ad una buona messa in scena dei testi di Fayad si ride molto: solo che la risata ha qualcosa di particolare, di assurdo, di amaro, di unico e nuovo che scaturisce, senza alcun dubbio, dalla particolare psicologia e sfrenato individualismo dei personaggi, dalle trame con situazioni intricate e paradossali, dalla semplicità e freschezza del dialogo, ma, a mio avviso, ancor più dal modo in cui, Fayad, e lui solo, usa la battuta e tutto il linguaggio teatrale.
A differenza di molti e pur bravi autori comici, Fayad riesce a interessare e divertire anche il solo lettore dei suoi testi: anche per questo motivo non si capisce come mai non sia stato ancora pubblicato un volume con tutta la sua migliore produzione.
Un altro grande e accreditato autore napoletano, Manlio Santarelli, confessa di sentire, nei suoi lavori, l’ influenza di Samy Fayad
“ le commedie: “ Variazioni sulla quarta corda”, “ Ravvedimento” e “ Chi vinse la battaglia delle Midway” costituiscono, senza dubbio, un riuscito esempio di grande originalità e rinnovamento teatrale” ( Lino Calvino)

BIBLIOGRAFIA
Poca e scarsa la bibliografia su questo autore .
Antonucci - Storia del teatro italiano del novecento - Studium
Malatini F. - Cinquant’ anni di teatro radiofonico - ERI
Bernard E. - Autori e drammaturgie - Editori Associati
AA.VV. - La drammaturgia del teatro italiano vivente - Editori Associati(1993)
Le Garzatine - La radio - Garzanti

Samy Fayad

MAURICE HENNEQUIN

Sintesi biografica a cura di Pasquale Calvino

​

Carlo Maurizio Hennequin, figlio di Alfred-Neoclès, anche lui autore teatrale, nasce il 10-12-1863 a Liegi e muore il 3-09-1926 in Svizzera, dopo essere stato presidente della Società degli autori. Il padre,Alfred, anche lui commediografo, è l’ autore di “Le procès Veauradieux”(da cui Scarpetta trasse una delle sue più belle commedie:”Tre pecore viziose”-1881), di “Bebè” (adattata e tradotta da Scarpetta col titolo di “Titillo”(1880)e di tantissime allegre e brillantissime commedie(vedi Hennequin Alfred). Maurice era destinato al lavoro di finanziere e per questa passione per il teatro fu inizialmente molto osteggiato in famiglia. Per non approfittare della celebrità del padre, adotta lo pseudonimo di Delrun fino al 1885. Dopo i primi successi, la famiglia si ricrede e il padre lo incita perfino a collaborare con lui alla commedia “Trop de vertu”, rappresentata nel gennaio del 1885 con un insuccesso tanto clamoroso che determinerà, in parte, la follia del padre e il suo ricovero in una casa di cura fino alla morte.La famiglia è quasi ridotta in miseria e Maurice è costretto a scrivere molte commedie all’ anno. Anche George Feydeau, figlio di scrittore, ebbe molti problemi economici. Maurice si circonda di molti validi collaboratori(Veber, Bilhaud, Bisson e perfino del grande Feydeau, col quale scrive il riuscitissimo “Sistema Ribadier”, molto sfruttato anche dal cinema francese.Hennequin scrive molte commedie anche in Italia, soggiornando a Roma, nei pressi di Piazza di Spagna. E’ l’ autore di due commedie comiche che sono eccezionali: “ Le pillole di Ercole” e “ La Presidentessa”, rappresentate anche oggi, in adattamenti e riscritture.Di queste commedie si ricorda un film con Nino Manfredi( Le pillole di Ercole-1960) , uno con Ave Ninchi( La presidentessa-1952) e un’ altro con Mariangela Melato(La presidentessa-1977). Il suo teatro non scende a compromessi con il buon gusto dell’ epoca e tende all’ allegria, al buonumore con azioni e situazioni esilaranti(Le pillole d’ Ercole, La Presidentessa, Niente da dichiarare, il sistema Ribadier…) non disgiunto dalla conoscenza del cuore, delle passioni e anche dei vizi umani. Il suo teatro è vicino al teatro di Feydeau, ma le situazioni sono più boccaccesche.

“ Incantato dal suo mestiere, il cui scopo è piacere e divertire, Hennequin M. , autore sagace e perseverante, tendeva sempre a una gaiezza sana, autentica, sana, conseguita attraverso una comicità semplice e piana, che si basava più sulle situazioni che sulle battute. Se non tutte le trame delle commedie di M. Hennequin, possono essere raccontate ad orecchie delicate( per quei tempi), è pur vero che la sua fantasia seppe essere sempre leggera” ( Enc. Dello Spett.-vol.VI-pag.274).
Quando 100 repliche rappresentavano un grande successo, M. Hennequin, registrava, in una sola stagione, oltre 500-600 rappresentazioni.

E’ molto difficile elencare tutte le commedie di Maurice Hennequin, ci limiteremo alle più importanti:

1870-“Trois chapeaux”

1887-Monsieur Irma(1atto)

1892-Il sistema Ribadier( 3atti con 6 personaggi in coll. con Feydeau)-

E’ una commedia molto divertente, dalla quale P. Calvino ha tratto un simpatico adattamento.Il protagonista è un marito che riesce a ingannare la moglie utilizzando l’ ipnotismo, ma vi è anche una vecchia fiamma della moglie e il marito dell’ amante dell’ ipnotizzatore, venditore di vini, che vuole tutelare il suo onore….

1892-La femme du commissarie(La donna del commissario-3atti)

1895-Les ricochets de l’ amour(3atti in coll. Con Valabregue)

1897-Les Fetards(operetta in e atti in coll. con Antony Mars)

1897-Le terre-neuve(3atti ncon Alexandre Bisson)

1897-Sa majeste l’ Amour(operetta in 3 atti in coll. con A. Mars)

1898-Les Joies du Foyer(Le gioie del focolare-3atti)

1898-Le Remplacant(3atti in coll. con G. Duval e W. Busnach)

1898-Le Paradis(Il paradiso-3atti in coll. con Bilhaud e Barré)

Trama- I genitori vogliono maritare la figlia ma la madre vuole un giovane che non abbia avuto relazioni equivoche mentre il padre desidera un ragazzo con molte esperienze, che abbia provato le gioie del paradiso dei sensi e che possa indirizzarlo in quella strada per poter avere finalmente anche lui, non più giovane, delle vere amanti…

1898-Inviolable !(3atti)

1901-M’ amour(Amore mio !-3atti con 9 personaggi in coll. con Bilhaud)

1901-Place aux femmes(4atti in coll. Con Valabregue)

1901-Coralie & C.ie(Coralie e compagni-3atti con 21 personaggi in coll. con A. Valabregue)-Adattata da Scarpetta in napoletano col titolo:”Madame Rollè”(1902)

1902-“ Le Sublime Ernest”-Il sublime Ernesto(in coll. con Valabregue). Adattato in napoletano da Eduardo Scarpetta(vedi) col titolo:” Nù core d’ angelo”(1904)

1902-La frustata-(3atti con 10 personaggi in coll. con Jaques Duval e Luigi Vassallo).Recentemente adattata da Boris Makaresko col titolo di : “Il colpo della strega” e interpretata da Enrico Beruschi

1902- Le coup de fouet(Colpo di fulmine-3atti in coll. Con Duval)

1902-Le voyage autour du code(4atti in coll. con G. Duval)

1902-Nelly Rozier(3atti in coll. con Bilhaud)

1903-La famille Bolero-La famiglia Bolero( 3 atti in coll. con Bilhaud)

1903-Heureuse!(Felice!-in coll. con Bilhaud)

1904- Les dragees d’ Hercule(Le pillole d’ Ercole- 3atti in coll. con Bilhaud).

Trama- Ad uno sposo fedelissimo viene somministrata da un amico una pillola afrodisiaca che libera i suoi freni inibitori…( si ricorda anche il film di Nino Manfredi e le belle rappresentazioni di Tullio Solinghi, Maurizio Micheli…)

1906- Vous n’ avez rien a declarer?(Niente da dichiarare?Niente di dazio? in coll. con Veber).Si ricorda un valido adattamento di G. Rescigno col titolo: “ Signori, biglietti!”. Vi sono molti adattamenti anche recenti perché è un copione che continua a far ridere.

Trama- I genitori che desiderano tanto un nipotino aspettano la figlia dal viaggio di nozze. Purtroppo il matrimonio non è stato consumato perché lo sposo, nel vagone letto del treno, sul momento più bello della sua passione amorosa è stato interrotto da un poliziotto che chiedeva : “ Niente da dichiarare?”( in alcuni adattamenti : Signori Biglietti!) e questo triste episodio gli ha procurato un trauma per cui quando inizia un rapporto amoroso con la sposa subito sente o crede di sentire quella voce e si raffredda….

1906-Florette et Patapon(3atti con 21 personaggi in coll. con Veber)

Soggetto: Fiorette e Patapon sono soci in affari e devono recarsi in Sardegna.Le mogli si recano ai bagni e fanno molte conquiste…

Si ricorda un film del 1913 di Mario Camerini che fu il primo film ad avere problemi con la censura. Amleto Palermi nel 1927 ne realizzò una nuova versione sempre con lo stesso titolo di “Florette e Patapon”

Sinossi
«I Sigg. Florette e Patapon hanno nel loro ufficio come segretario il buon giovane Giuliano Harbert. Gli sono affezionati ed hanno persino pensato di dargli una bella moglie, la signorina Clara, con cui il timido segretario si trova solo in relazione... epistolare. Un telegramma chiama i principali a Londra a concludere un grosso affare. Florette, geloso della sua moglie, la graziosa Requette, [...] dà a Giuliano l’ordine di prender cura della sua moglie. [...] I mariti sono fuori e le dolci signore [...] si recano ai bagni di Cotto; Bianca cade nelle braccia di... Armando e Requette tra quelle degli eleganti signori corteggiatori nel grand Hôtel. [...] La perdita di una coincidenza porta Florette e Patapon al grand Hôtel e per un vero miracolo non ha luogo un terribile scontro tra le signore e i signori. Un fortissimo mal di stomaco obbliga Patapon a letto e Florette cerca una distrazione momentanea colla mondana Chechette, amante di un vecchio ed estremamente geloso capitano di mare, che li sorprende [...] Florette riesce a salvarsi, ma senza gli abiti e trova quelli di una donna. La condotta poco riservata suscita uno scandalo e per tutelare la dignità maritale, avendo adoperato il nome del segretario, il nome di Giuliano Harbert corre per tutte le bocche ed arriva subito alle orecchie della sua futura sposa Clara [...] Florette che è un gentiluomo, spiega alla madre della futura sposa del segretario l’equivoco e si confessa sé stesso colpevole di un’ora di allegria ed il segretario vede l’avvicinarsi del giorno tanto desiderato» (“La Vita Cinematografica”, a. IV, n. 10, 30.5.1913 e n. 11, 15.6.1913).

1907-Totote e Body(1atto)

1907-Patachon(4atti in coll. con Félix Duquesnel)

1909-La meilleure des femmes(3atti in coll. Con Bilhaud)

1910-Noblesse oblige(3atti in coll. con Veber)

1910-Une aventure imperiale(1atto in coll. con Serge Basset)

1911-Yette(1atto)

1913-Mon bebè-

1914-Crime passionnel!(1atto)

1919-Il guanto(1atto con 5 personaggi in coll. con Bilhaud e Mario Bono))

1920-E io ti dico che ti ha fatto l’ occhietto(in coll. con Bilhaud)

1921-Le compartiment des dames seules(Scompartimento signore sole-in coll. con Georges Mitchell)-E’ una commedia esilarante, molto ben fatta che mantiene desta l’ attenzione del lettore e/o spettatore e ricorda un poco “Niente da dichiarare?”(1906)

Trama- “Il barone di Merinville, oggi sposo,ha avuto diciannove anni fa, in un treno, in uno scompartimento per signore sole,una singolare avventura, con tutte le conseguenze, con una signora velata e rimastagli sconosciuta.Ora egli ha preso in moglie una donnina ingenua e innocente la quale, avendo letto in un libro che la prima avventura d’ amore lascia nel cuore un ricordo incancellabile, vuole assolutamente conoscere questo ricordo che presume esistere in suo marito. Ecco la futile causa di questo po’ po’ di equivoco scenico che ingrossandosi e complicandosi sempre di più ci accompagnerà per tre interi atti con lo spettacolo della più comica infelicità matrimoniale.Il barone racconta: La sconosciuta dello –Scompartimento per signore sole-vagola intanto sulla scena sotto il pretesto di amica di casa e ci fa comprendere la parte che è destinata a rappresentare in questa commedia svenendo grottescamente al solo nome di San Siro. San Siro sembra che fosse la stazione d’ arrivo di questo treno disgraziato. Contemporaneamente la suocera del barone di Merinville ha scoperto, stando ad orecchiare dietro un paravento, che non è quella perla di genero addomesticato che la sua natura tirannica e furiosa ha creduto fin qui e vagheggiato.La scoperta le mette il diavolo addosso.Non potendo trovare un pretesto giuridico per disfarsene, immaginate che cosa va a pensare. Dà ad intendere al genero che quella tale donna dello scompartimento era lei: non solo, questo sarebbe poco: ma che da quell’ incidente ferroviario di particolare genere doveva nascere proprio colei che il barone ha, poche ore prima, impalmata. La situazione è innegabilmente ridicola e nell’ impossibilità matematica di considerarla da altri punti di vista, non si può che ridere. D’ ora in poi lo sfortunato padre che ha sposato la sua figliola non avrà altro scopo e altra intenzione che quella di spassare il pubblico col suo caso, ricordando frequentemente Sofocle che ha scritto “ Edipo Re”…(V. Cardarelli)

1921-Per una volta(1atto con 4 personaggi)

1922-La presidente(La Presidentessa-3atti in coll. con Veber). E’ un classico del teatro di M. Hennequin assieme a “ Le Pillole di Ercole”, “ Niente da dichiarare!”, “ Scompartimento per signore sole”, “ Il sistema Ribadier”…

Trama- La moglie di un presidente di tribunale vuole che il marito operi in una grande città e parte con la figlia per realizzare il suo desiderio. Una ballerina molto sexy si presenta al presidente per reclamare che è stata cacciata dall’ albergo per una disposizione contro l’ immoralità firmate dallo stesso presidente e per questi motivi pretende e ottiene di dormire, assente la moglie, a casa dell’ uomo. Il ministro della giustizia quella sera si reca dal presidente e la ballerina vien fatta credere moglie del presidente. Il ministro di giustizia viene sedotto dalla ballerina…

1922-Amour, quand tu nous tiens…(3atti in coll. Con Romain Coolus)

1922-Vingt jours a l’ ombre(3aati in coll. Con Veber)

1923-Chouquette et son as( vaudeville in 3 atti in coll. Con M. Guillemaud e H. de Grosse)

1924-Il signore delle cinque(in coll. con Bilhaud)-

Trama- Un banchiere ricchissimo, ogni giorno, alle cinque, esce dalla sua banca e va a trovare la sua amata che gestisce un bar ma sotto il nome di un suo integerrimo impiegato.

1927-Un grosso affare(operetta in 3 atti in coll. con Veber)

1930-Un mariage au telephone(1atto)

e ancora di incerta datazione :

Tre cappelli

Il revisore

Le carambole dell’ amore(3atti in coll. con Valabregue)

La partita agli scacchi(1atto con 6 personaggi)

-Madame et son filleul

-La sonette d’ alarme-(3 atti in coll. con Romani Coolus)

-Une nuit orageuse !(1atto )


FILMOGRAFIA
(da imdb.com)
1. "Zenés TV színház" (1 episode, 1989)
- Lili (1989) TV episode (libretto)

2. Sein Doppelgänger (1982) (TV) (writer)

3. Präsidentin, Die (1982) (TV) (writer)

4. Presidentessa, La (1977) (play)

5. Haben Sie nichts zu verzollen? (1977) (TV) (play "Niente da dichiarare?")

6. "Au théâtre ce soir" (2 episodes, 1967-1975)
- Le système Ribadier (1975) TV episode (play)
- Mon bébé (1967) TV episode (play)

7. Monsieur de 5 heures, Le (1962) (TV) (writer)

8. Pillole di Ercole, Le (1962) (story)
... aka Hercules' Pills
... aka Pilules d'Hercule, Les (France)

9. Vous n'avez rien à déclarer? (1959) (writer)

10. Calavera, El (1958) (writer)

11. Presidentessa, La (1952) (play)
... aka Mademoiselle Gobete (USA)

12. Mujer del león, La (1951) (writer)

13. Mi suegra es una fiera (1939) (writer)

14. Monsieur de 5 heures, Le (1938) (play)

15. Présidente, La (1938) (play)

16. Vous n'avez rien à déclarer? (1937) (writer) (as Hennequin)
... aka Confessions of a Newlywed (USA)

17. Reine de Biarritz, La (1934) (play)
... aka The Queen of Biarritz (International: English title)

18. Compartiment de dames seules (1934) (play)

19. Söz bir, Allah bir (1933) (play "Et moi j't dis gu'elle t'a fait de l'oeil")

20. Passionnément (1932) (novel)

21. Su última noche (1931) (play)
... aka Toto (USA: informal alternative title)

22. Florette e Patapon (1927) (writer) (as Hennequin)

23. A Kiss in a Taxi (1927) (play "Sunny Days")

24. Treno di piacere (1924) (play)

25. Gola del lupo, La (1923) (play)

26. Gioie del focolare, Le (1920) (play)

27. Venti giorni all'ombra (1918) (play "Vingt jours à l'ombre")

28. Noblesse oblige (1918) (writer)

29. Onori della guerra, Gli (1917) (play)

30. Madame la Presidente (1916) (play)
... aka Madame President

31. Amor mio! (1916) (play)

32. Madame Coralie & C. (1914) (play)

33. Coup de fouet, Le (1913) (writer)

34. Redde rationem (1912) (play)

35. Rigadin et la poudre d'amour (1912) (writer)
... aka Rigadin and the Love Powder (USA)
... aka Rigadin and the Powder of Romance (USA)

36. Capriccio fatale! (1912) (play)

37. Un commis trop entreprenant (1909) (writer)
... aka The Enterprising Clerk (USA)

BIBLIOGRAFIA
Poche sono le notizie che si possono trovare su questo autore.
Enciclopedia dello Spettacolo Vol.VI(pag.273 e segg.)-Unedi
Riccardi Adolfo: I segreti degli autori- Corbaccio
Cecchi Alberto: Il teatro francese- Treves
Consultare anche nelle storie del teatro le pagine dedicate a Feydeau , al vaudeville e alla pochade. Su www.gttempo.it vedere: Veber,Bisson, Hennequin Alfred,Feydeau,Labiche… e su internet anche i singoli titoli delle commedie.

Maurice Hennquin

ALEXANDRE CHARLES AUGUST BISSON

Sintesi biografica a cura di Pasquale Calvino

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Bisson Alessandro nacque in Francia il 9 aprile 1848 e morì il 27 gennaio 1912.
Studiò musica e fu uomo di solida cultura.
Oltre i grandi autori del teatro comico francese: Moliere, Beaumarchais, Feydeau, Labiche… bisogna ricordare, per il teatro del vaudeville e della pochade, assieme a Hennequin padre e figlio, anche Alessandro Bisson, che dotato di fervida fantasia comica scrisse da solo o in collaborazione circa 60 commedie, delle quali le migliori e ancora rappresentate sono: “Il controllore dei vagoni letto”, “Il deputato di Bompignac”, “Le sorprese del divorzio”, “ La famiglia Pont-Biquet”, “Gelosa” , “Le penne di Pavone”.
Scrisse un dramma: “La sconosciuta” (La femme X - 1908) e un rifacimento del “Flauto Magico” di Mozart.
Scrisse anche cinque operette, tra cui: “Ninetta” in collaborazione con Alfred Hennequin, padre di Maurice e noto per aver scritto moltissime commedie-vaudevilles.
Tra le sue commedie, in ordine cronologico, ricordiamo:

1881- Le fiancé de Margot

1882- 115, rue Pigalle
Riscritta da Scarpetta col titolo : “Lu marito de Nannina” (1885)

1884- Le député de Bompignac (Il deputato di Bompignac)
Un conte, condannato dalla suocera a una vita noiosa, organizza una scappatella a Parigi, con la scusa di presentarsi come deputato al parlamento in una cittadina lontana.
Il fido segretario del conte andrà in quel luogo e organizzerà la campagna elettorale, ma essendo di idee politiche del tutto opposte gli combinerà un bel piattino…

1884- Les surprice du divorce - (Le sorprese del divorzio)
Un marito per liberarsi della suocera oppressiva e ficcanaso divorzia dalla moglie. L’ uomo si risposa e vive felice con la nuova moglie e il padre di questa, vedovo. Ma succede che il vedovo, durante un viaggio si risposa e porta a casa, per sorpresa, proprio la vecchia suocera ficcanaso.
Riuscirà il protagonista a liberarsi anche questa volta della ficcanaso?
Scritta in collaborazione con A. Mars, ebbe un successo enorme.
“Si rideva tanto che era impossibile sentire una parola del dialogo e il lavoro si trasformava in pantomima” (Sarcey)

1890- Feu Turpinel

1892- La famille Pont-Biquet (La famiglia Pont-Biquet)

1895- Monsieur le directeur

1898- Le controleur des wagons-lits (IL controllore dei vagoni letto)
Giorgio si innamora di una ragazza e per incontrarsi è costretto a dire alla moglie che lavora per tre giorni alla settimana come controllore di vagoni letto. Il suocero di Giogo, non convinto, chiede informazioni alle ferrovie ma gli viene detto che è un validissimo dipendente: ma non si tratta di lui ma di un omonimo. Quando l’ omonimo di Giorgio viene a conoscenza della cosa lo ricatta e poi gli corteggia la moglie e gli porta via la ragazza.
Anche questa commedia è stata riscritta da Scarpetta e si intitola : “Duie chiapparielle” (1899)

1900- Jalouse (Gelosa)

1900- Chateau historique

1901- Le bon jouge

1901- Le bon moyen
E’ stata riscritta da Scarpetta col titolo : “Nà brutta pazzia” (1907)

1904- Les apaches

1906- Le péril jaune

1907- Les plumes du paon (Le penne del paone)

1909- Mariage d’etoile

1909- La femme X ( La sconosciuta)

Nota : Quelle col titolo tradotto in italiano sono state pubblicate da riviste teatrali italiane nei primi decenni del ‘900.

BIBLIOGRAFIA
A. Bisson - Theatre-Paris – Tress 1891
Enciclopedia dello Spettacolo-vol. II-pag. 549 - UNEDI
Barbey d’ Aurevilly - Le teatre contemporain
Sarcey Francisque - Quarante ans de thèatres (vol. VII, pag.227) - 1902
Levi Cesare - Studi di teatro - (1923)

ALEXANDRE CHARLES AUGUST BISSON

GEORGES FEYDEAU

Sintesi biografica a cura di Pasquale Calvino e Annamaria Martinolli

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Georges-Léon-Jules-Marie Feydeau, figlio dello scrittore Ernest-Aimé Feydeau (1821-1873) e della polacca Lodzia Boguslawa Zelewska, nasce a Parigi l’8 dicembre 1862, suscitando fin dalla più tenera infanzia enorme scandalo, visto che le maldicenze del tempo dicevano fosse il figlio illegittimo di Napoleone III. La casa di suo padre era frequentata dai maggiori scrittori dell’epoca tra cui: Sainte-Beuve, Flaubert, Gautier, Alexandre Dumas padre e figlio nonché i fratelli Goncourt. Il padre Ernest (1821-1873) scrisse e pubblicò Fanny (1858) e Souvenirs d’une cocotte (1872), ottenendo molto successo grazie anche alla pubblica condanna dell’Arcivescovo di Parigi. Scrisse anche un saggio dedicato all’amico Théophile Gautier, Théophile Gautier: souvenirs intimes, che però sarà pubblicato postumo.
Georges è autore di farse e vaudevilles di grande arguzia, ingegno, movimento che fecero di lui il degno erede di Labiche (vedi). Il suo talento per il teatro si sviluppò precocemente, all’età di sette anni, dopo aver assistito a una rappresentazione, scrisse la sua prima commedia, mentre all’età di quattordici fondò con l’amico Louveau un circolo amatoriale per mettere in scena atti unici, monologhi e poemi.
Muore per una grave malattia mentale, il 5 giugno 1921, in una clinica psichiatrica di Rueil-Malmaison.
Malgrado i successi ottenuti all’epoca, Feydeau ebbe sempre la consapevolezza di essere disprezzato dai letterati del tempo, in particolar modo dall’Académie Française, in quanto autore di un genere che non rispettava i canoni da essa richiesti. Nemmeno la Comédie-Française, tempio per eccellenza del teatro classico nonché di Molière, accetterà di rappresentare i suoi testi; bisognerà attendere il 1951 (trent’anni dopo la sua morte) perché Jean Meyer, membro della Comédie-Française e direttore artistico del Centre d’Art Dramatique, decida di sfidare il parere dei critici mettendo in scena nella seconda sala del teatro Le Dindon (tradotto con Il tacchino, Il somaro, ma in realtà significa Lo spaccone). Il successo sarà strepitoso e finalmente il teatro di Feydeau non sarà più considerato un genere minore. In Italia la sorte dell’autore sarà più o meno la stessa, se Silvio d’Amico non si renderà conto della grandezza di Feydeau, Vito Pandolfi, nel 1964, sarà il primo a capirne veramente l’arte. Attualmente alcuni scrittori lo considerano uno dei più grandi autori di teatro comico, dopo Molière.
La maggior parte delle sue opere sono costruite sul malinteso, sulla gelosia e sul tradimento tra marito e moglie, marito e amante…cose che unite ad eventi assurdi, occasionali, peripezie varie, scatenano situazioni comiche paradossali, in cui i personaggi vengono coinvolti in innumerevoli colpi di scena al limite del surreale. Feydeau fa inoltre un ampio ricorso a personaggi che di primo acchito possono sembrare secondari, ma in realtà svolgono un ruolo fondamentale all’interno delle commedie, ovvero lo straniero che storpia la lingua e il personaggio che possiede un difetto fisico (vale la pena ricordare l’avvocato che balbetta solo quando piove in L’Hôtel du Libre-Échange, L’albergo del libero scambio). L’atmosfera della Belle Époque, molto cara al pubblico, rende i lavori di Feydeau ancora più graditi. A differenza della maggior parte delle opere del suo tempo, infatti, le sue commedie si contraddistinguono per il rigore ferreo con cui vengono elaborate. Feydeau è di una estrema meticolosità, e cerca sempre di prevedere anche l’imprevedibile, da qui l’inserimento nei suoi copioni di numerose note che servivano sia da indicazione agli attori sia da spiegazione per l’utilizzo di eventuali trucchi scenici. Feydeau con il suo teatro mette alla berlina (Castigat ridendo mores) le relazioni sentimentali e amicali, il dio denaro, la politica e quella falsa ideologia di superiorità che caratterizzava la borghesia parigina di fine 1800.
Le commedie più rappresentate e applaudite sono:

1) “Dalla finestra” (Par la fenêtre, atto unico, 1882) (due attori: un uomo e una donna)
Hector, avvocato dal carattere debole, si è sposato per volontà di sua madre. Abbandonato dalla moglie che gli faceva continue scenate, sta aspettando il suo ritorno perché la ama ancora. Nel frattempo sta cercando di cavarsela come può con la vita casalinga. La sua vicina di casa, però, vuole fare ingelosire il marito e ha visto in Hector la persona giusta per mettere in atto il suo piano, vuole che quest’ultimo finga di corteggiarla davanti alla finestra aperta. Dopo una serie di quiproquo e di scambi di persona il povero Hector riuscirà finalmente a liberarsi della presenza dell’invadente vicina.

2) “Il professore di pianoforte” o “Amore e piano” (Amour et piano, atto unico, 1883) (tre attori: due uomini e una donna)
Un ragazzo di Tolosa si reca a Parigi, spinto dagli amici, per incontrare una cocotte. Purtroppo sbaglia appartamento e si ritrova a casa di una giovane che sta studiando pianoforte e aspetta l’arrivo di un professore, assunto dalla madre. Tra equivoci e fraintendimenti i due giovani alla fine si chiariranno e si scambieranno l’augurio di rincontrarsi prossimamente.

3) “Sarto per Signora” (Tailleur pour dames, tre atti, 1886) (dieci attori: quattro uomini e sei donne)
Primo grande successo in cui si percepisce in potenza la futura grandezza dell’autore.
Forse è la meno onirica, la più realistica delle commedie di Feydeau: non compaiono ancora i letti girevoli e tutte le “ macchine “della futura comicità surreale; proprio per questa aderenza alla realtà, forse, è anche una delle più comiche.
Un medico rimane una notte fuori casa e al mattino è costretto a dire alla moglie una bugia, cioè che quella notte era stato al capezzale di un suo amico morente. Ma proprio al mattino riceve la visita dell’amico che però è in ottima salute. Il medico affitta un appartamento di questo suo amico dove prima vi era una sartoria per signora, per dare appuntamento alla sua amante.
Il secondo atto si svolge nell’ex-sartoria, dove poiché la porta è difettosa, si presentano il marito della sua amante e altri personaggi non invitati, ai quali il dottore è costretto a dire di essere un sarto per signora. Nel terzo atto, dopo lunghe trattative (vi è anche la suocera), viene finalmente ristabilita la pace. (Si ricorda il riuscito adattamento di P.Calvino)

4) “Il gatto in tasca” o “A scatola chiusa” (Chat en poche, tre atti, 1888) (otto attori: cinque uomini e tre donne)
Un ricco produttore di zucchero vuole far rappresentare all’Opéra un Faust composto da sua figlia, per questa ragione, cerca di ingaggiare un famoso tenore. Si presenta a casa sua un ragazzo, da lui scambiato per il suddetto tenore, che in realtà è venuto in città per studiare giurisprudenza e per chiedere all’industriale di fargli da tutore. Il ragazzo perderà la testa per la moglie dell’industriale e questo sarà alla base di una serie di equivoci e di fraintendimenti.
La commedia è ricca di scambi di persona, amori e situazioni problematiche e non manca di un lieto fine.

5) “Fidanzamento a Lochès” o “I fidanzati di Lochès” (Les fiancés de Lochès, tre atti, 1888) (quindici attori: dieci uomini e cinque donne)
Due fratelli e una sorella, residenti a Lochès, arrivano a Parigi nella speranza di trovare i loro compagni di vita. A questo scopo decidono di rivolgersi a un’agenzia matrimoniale, che però per una serie di malintesi è in realtà un’agenzia di collocamento. I tre personaggi non si rendono conto del fraintendimento perché essendo provinciali giustificano quelle che per loro sono strane usanze con il fatto che la gente di città è sempre un po’ stravagante. Vengono quindi assunti come domestici nella casa di un ricco signore, ma loro continuano a credere di trovarsi nella casa dei loro futuri compagni. Tra fraintendimenti vari, alla fine tutto si chiarirà e i tre saranno ben felici di ritornare alla loro amata Lochès.

6) “L’affare Édouard” (L’affaire Édouard, tre atti, 1889) (diciassette attori: quindici uomini e due donne)
Édouard, grande amico di un avvocato e soprattutto di sua moglie, è stato sorpreso una sera in compagnia di quest’ultima nel privè di un ristorante da un pubblico ufficiale che ha sbagliato indirizzo. La signora ha reagito schiaffeggiando il pubblico ufficiale e insultandolo, per questa ragione entrambi stanno aspettando di essere convocati in Tribunale. Nel frattempo l’avvocato ha perso la testa per una cavallerizza a cui vorrebbe tanto fare la corte.
Il terzo atto è tutto ambientato in Tribunale dove tra arringhe varie e confusioni tra una causa e l’altra, tutti riprenderanno i loro ruoli e torneranno a casa senza aver ancora capito chi era l’accusato e chi l’accusatore.

7) “Il matrimonio di Barillon” (Le mariage de Barillon, tre atti, 1890) (dieci attori: sette uomini e tre donne)
Nel municipio di Parigi si deve svolgere il matrimonio di Barillon. Quest’ultimo però la sera prima si è ubriacato pesantemente e ha schiaffeggiato uno sconosciuto, risultato: è stato sfidato a duello. Nel frattempo si scopre che la futura moglie di Barillon è innamorata di un altro, un tale Patrice, ben deciso a impedire le nozze, e che il sindaco incaricato della celebrazione del matrimonio altri non è se non colui che Barillon aveva schiaffeggiato la sera prima.
Tra la confusione che ne segue il povero Barillon si ritroverà inavvertitamente sposato con la suocera e dovrà faticare non poco anche per sopportare la gelosia dell’ex-marito di quest’ultima, misteriosamente scomparso in mare, che per l’occasione si ripresenterà vivo e vegeto.

8) “Champignol suo malgrado” (Champignol malgré lui, tre atti, 1892) (ventisei attori: ventidue uomini e quattro donne)
L’amante della moglie del pittore Champignol si è fatto sorprendere tempo prima in un albergo con quest’ultima dallo zio di lei. Per evitare uno scandalo si è spacciato per il vero Champignol.
Nel frattempo un brigadiere e alcuni gendarmi si presentano a casa del pittore per comunicargli che deve fare ancora tredici giorni di ferma. Il pittore non è presente ma l’amante della moglie sì, e quindi viene scambiato per Champignol, grazie anche alla testimonianza di altre persone, e portato a Clermont.
Informato dell’arrivo dei gendarmi, il vero Champignol, all’oscuro di quanto successo, decide di partire anche lui per non diventare un disertore. Ci sarà un incredibile scambio di persona con la presenza in scena del personaggio principale e del suo doppio finché la verità non verrà a galla e il finto Champignol non accetterà per un’ultima volta di prendere il suo posto.

9) “Il signore va a caccia” (Monsieur chasse, tre atti, 1892) (dieci attori: sette uomini e tre donne)
È il tema preferito dall’autore: la gelosia e l’adulterio.
Un marito, molto bugiardo, con la scusa della caccia, si dà all’adulterio. La moglie, nel frattempo, è corteggiata da un altro spasimante, che cerca di aprirle gli occhi sui tradimenti del marito.
Il secondo atto è tutto ambientato in una garçonnière in cui si incontrano e si scontrano vari personaggi che non dovrebbero trovarsi lì.
Alla fine, scoperto dalla moglie, il protagonista sarà costretto ad accettare dei compromessi.
Una piacevole commedia caratterizzata da equivoci, colpi di scena, battute fulminanti, giochi di parole e scambi di persona.

10) “Il sistema Ribadier” (Le système Ribadier, tre atti, 1892) (sei attori: quattro uomini e due donne)
Un marito, oppresso dalla moglie che lo sorveglia in continuazione perché era stata costretta a sopportare i tradimenti del marito precedente, spera di risolvere il problema ipnotizzandola ogni sera prima di recarsi dall’amante. Purtroppo però confessa il suo “sistema” a un amico ex corteggiatore di sua moglie. Le cose si complicano quando quest’ultimo decide di svegliare la signora per confessarle il suo amore e rivelarle la verità. Dopo una serie di equivoci a catena, le cose si risolveranno, ma Ribadier non potrà più spostarsi da casa.

11) “L’albergo del libero scambio” (L’Hôtel du Libre-Échange, tre atti, 1894) (diciotto attori: dieci uomini e otto donne)
Marcella, la moglie di un architetto, trascurata dal marito, è corteggiata da un imprenditore, socio dell’architetto. L’architetto deve fare una perizia in un albergo che si dice abitato dagli spiriti.
L’imprenditore vuole approfittare dell’assenza dell’architetto e prenota una stanza nell’“Albergo del libero scambio”, dove appena appartatosi con Marcella si sente male e si allontana.
Al suo ritorno iniziano i problemi che li condurranno al commissariato di polizia e a una notte in prigione.
Con una trovata finale dell’autore, l’ architetto riesce ad uscire pulito dalla strana situazione. È una delle più esilaranti commedie di Feydeau, adattata anche da Scarpetta con il titolo: “L’albergo del silenzio”.

12) “La palla al piede” (Un fil à la patte, tre atti, 1894) (diciannove attori: dodici uomini e sette donne)
Un signore nobile, povero e libertino è fidanzato con una cantante. Si fidanza anche con una ragazza molto ricca che lui, per il danaro, vuole sposare; ma, per molte problematiche, non riesce a troncare la sua relazione con la cantante, che, a sua volta, è oggetto del desiderio di un generale sudamericano. La cantante, inconsapevole, viene scritturata per la festa del fidanzamento del suo fidanzato con l’altra donna. Una serie di enormi imbrogli, raggiri, equivoci, colpi di scena, vendette, qui pro quo… rendono il nobile, la fidanzata cantante, il generale, la fidanzata ricca e sua madre…personaggi di grande comicità, validi in ogni tempo perché, anche se con modalità diverse, il desiderio di sposare una persona molto ricca, specialmente quando si è in ristrettezze economiche, è sempre attuale. È stata adattata da Eduardo scarpetta con il titolo di: “Le belle sciantose”.

13) “Il nostro futuro” (Notre futur, atto unico, 1894) (due attrici)
Una vedova è stata chiesta in sposa da un uomo che contemporaneamente aveva chiesto anche la mano della cugina della vedova.
La vedova e sua cugina leggono poi sul giornale che l’uomo ha sposato una terza donna, al dispiacere iniziale seguirà il desiderio di andare a divertirsi dimenticandosi così del “loro futuro”.

14) “Il tacchino” o “Il somaro” (Le Dindon, tre atti, 1896) (diciassette attori: dodici uomini e cinque donne)
Un signore segue sino a casa Luciana, una giovane signora, e scopre che questa altri non è se non la moglie di uno dei suoi migliori amici. Per niente disposto ad arrendersi, il corteggiatore giura alla donna di riuscire a dimostrare che suo marito le è infedele, ottenendo in cambio da lei una notte d’amore. Luciana, nel frattempo, conosce la Signora Pontagnac, moglie del suo corteggiatore e si alleano insieme per vendicarsi dei rispettivi mariti adulterini.
Nella camera d’albergo, prenotata dal marito di Luciana per incontrarsi con l’amante, si ritrovano diabolicamente tutta una serie di personaggi (tra cui una vecchietta sorda, un geloso marsigliese e un generale in pensione attratto dalle cameriere) con scontri, fughe e aggrovigliati intrecci che determinano grande ilarità. Non poteva Eduardo Scarpetta non adattare questa brillantissima commedia (vedi: Madama Sangenella).

15) “A me gli occhi!” (Dormez, je le veux!, atto unico, 1897) (sei attori: quattro uomini e due donne)
Il domestico di una ricca famiglia usa l’ipnosi per sottomettere i suoi padroni e tutti quelli che gli capitano a tiro alle sue volontà. Dopo averli fatti diventare rispettivamente una scimmia e una reincarnazione della Carmen, sarà un altro medico, le cui doti di ipnotizzatore sono note, a risolvere il problema ipnotizzando a sua volta il domestico e imponendogli di diventare il miglior domestico del mondo.

16) “La signora di Chez-Maxim’s” (La Dame de Chez Maxim, tre atti, 1899) (ventinove attori: diciassette uomini e dodici donne)
Un medico sposato, dopo una notte di bagordi, si sveglia nel suo letto con una donna che non riconosce. Dalla preoccupazione di nascondere la ballerina alla moglie del medico nascono una serie di situazioni comiche.
Il medico è costretto a portare la ballerina a un matrimonio e a presentarla come sua moglie.
Allo sposalizio, la ballerina si accorge che lo sposo è un suo ex amante e fugge con lui.
Uno zio del dottore vuole assolutamente far riconciliare il nipote con la ballerina, cioè con colei che egli crede sua moglie. Anche Eduardo Scarpetta ha adattato questa bella commedia con il titolo: “A nanassa”.

17) “La duchessa delle Foliès-Bergères” (La duchesse des Foliès-Bergères, cinque atti, 1902) (trentotto attori: ventotto uomini e dieci donne)
Il principe Serge fa la bella vita con i suoi compagni al liceo Luigi XIV. Un giorno l’ambasciatore di Orcania viene ad annunciare che il re ha abdicato a favore di Serge. Questi, però, per nulla disposto ad assumersi le sue responsabilità si dà alla fuga, girando i vari cabaret di Parigi. Serge e gli amici approdano da Chez Maxim, dove si imbattono nella duchessa che altri non è se non la ex signora di Chez Maxim (della commedia di cui sopra).
Tra armadi truccati, czarde scatenate e rapidissimi cambi di costume che trasformano la duchessa in una cocotte e viceversa, la risata è assicurata.

18) “Passa la mano” (La main passe, quattro atti, 1904) (quattordici attori: dieci uomini e quattro donne)
Un signore non è molto contento della propria moglie, Francine, che gli appare fastidiosa e priva di attrattive, per cui ritiene che le sia impossibile avere un amante.
Invece Francine ha un adoratore molto timido e un amante segreto.
Una sera, essendo il marito di Francine fuori casa, la donna si vede con il suo amante in un appartamento con l’impegno che lasceranno la casa a mezzanotte per ritornare alle proprie dimore.
Invece si svegliano al mattino seguente e mentre cercano di pensare delle scuse plausibili si trovano al cospetto di un ubriaco che ha aperto la porta con la propria chiave.
Si hanno poi una serie di divorzi e nuove coppie, cioè tutti passano la mano.

19) “Il germoglio” (Le bourgeon, tre atti, 1906) (diciannove attori: dieci uomini e nove donne)
Questa commedia non è più commedia “d’intreccio”, di qui pro quo, di situazioni paradossali…
Feydeau cerca di scrivere una commedia “di costume”, di sentimenti, ma vi riesce in parte.
Siamo in un castello: Maurizio sta per abbracciare la vita ecclesiastica, anche se la contessa madre non apprezza molto questa decisione. Nel castello vive pure una cugina di Maurizio che lo ama segretamente.
Maurizio conosce un’attrice di cui si innamora e sarà proprio lei a farlo sposare con la cuginetta.

20) “La pulce nell’orecchio” (La puce à l’oreille, tre atti, 1907) (quattordici attori: nove uomini e cinque donne)
Una moglie per provare la fedeltà del marito, gli scrive, per mano di un’amica, una lettera d’amore, dandogli appuntamento in un albergo; ella si reca nell’albergo per rendersi conto della fedeltà del marito.
Il marito, credendo che il destinatario effettivo della lettera sia un suo caro amico, consegna a questi la lettera.
È impossibile riassumere gli imbrogli, le coincidenze impensabili, le situazioni strane, le sorprese, le liti, gli spari, le pareti girevoli con ammalati-alibi…

21) “Occupati d’Amelia” (Occupe-toi d’Amélie, tre atti e quattro quadri, 1908) (ventotto attori: diciotto uomini e dieci donne)
È una delle più belle commedie di Feydeau.
Marcello per ottenere una grossa eredità deve sposarsi. Con la complicità di Stefano, suo amico e confidente, architetta un finto matrimonio con Amelia, amante di Stefano. Durante un’assenza di Stefano, Marcello e Amelia vanno a letto insieme.
Stefano per vendicarsi, fa in modo che il matrimonio tra Marcello e Amelia non sia più finto.
Ma, alla fine, Marcello riuscirà ad ottenere l’eredità e non si occuperà più di Amelia.

22) “Il circuito” (Le Circuit, tre atti, 1909) (ventidue attori: quindici uomini e sette donne)
Si tratta di una commedia automobilistica, ambientata in un circuito della Bretagna. Un ricco fabbricante di automobili vuole partecipare alla corsa ma anche sedurre una giovane di cui si è invaghito che però è da poco sposata con un altro. Intanto il sindaco del paese attraverso il quale passa il circuito della corsa non è per niente interessato alle gare automobilistiche e anzi si preoccupa solo di comprare cani di razza da una ex cocotte. Tra lo scompiglio generale sarà proprio un cane alla fine a tagliare la strada alle automobili durante la corsa e a permettere alle varie coppie di ritrovarsi.

23) “Non tradisco mio marito” (Je ne trompe pas mon mari, tre atti, 1914) (sedici attori: dieci uomini e sei donne)
Un pittore si reca in un albergo dove incontra una coppia di suoi amici. Da molto tempo il pittore fa la corte alla moglie dell’amico, ma questa si è sempre rifiutata di cedere alle sue lusinghe e anzi l’ha sempre trattato con freddezza sostenendo di non voler tradire suo marito. Nel frattempo arriva nello stesso albergo Dotty, la figlia del più importante commerciante di maiali di tutta l’America. Vedendo il pittore se ne invaghisce, e decide immediatamente di volerlo sposare. Intanto la moglie dell’amico del pittore, scoperta l’infedeltà del marito, decide di concedersi allo spasimante. Alla fine tutto si risolverà per il meglio e il pittore convolerà a nozze con la viziata Dotty, che lui non ama ma che ha molti soldi.

24) “Dal matrimonio al divorzio” (Du mariage au divorce, 1908-1916), serie di cinque atti unici appartenenti all’ultimo periodo, comprende: La buonanima della suocera (Feu la mère de Madame, 1908), La purga di Bébé (On purge Bébé, 1910), Léonie è in anticipo (Léonie est en avance, 1911), Ma non andare in giro tutta nuda! (Mais n’te promène donc pas toute nue!, 1911), Hortense ha detto: “Me ne frego!” (Hortense a dit: “Je m’en fous!”, 1916), i titoli in italiano possono aver subito anche leggere variazioni.
I cinque atti sono tutti incentrati sul rapporto marito-moglie. I mariti ormai sono succubi di donne autoritarie che vogliono soddisfare i loro capricci o quelli dei figli; la donna non è più la ricca borghese o la spensierata cocotte delle commedie precedenti ma è vista in qualità di moglie e madre quando ormai il rapporto matrimoniale ha perso tutto il suo carattere illusorio.
Ciò non toglie che Feydeau mantenga intatta la sua verve anche quando si tratta di affrontare tematiche meno vaudevilliste.
Si dice che per scrivere questi atti l’autore si sia ispirato alla sua reale esperienza matrimoniale, visto che in quel periodo aveva appena lasciato la moglie.

24a) “La buonanima della suocera” o “La fu madre della signora” (Feu la mère de Madame, 1908) (quattro attori: due uomini e due donne)
Rientrato a casa alle quattro del mattino dopo essere stato a un ballo in maschera, Lucien deve sopportare la scenata di gelosia della moglie, nel tentativo di difendersi fa un involontario paragone tra i seni di una modella presente al ballo e quelli della moglie. Questa, furiosa sveglia la cameriera per chiederle un parere, e sarà solo la prima delle alzate che la cameriera dovrà fare finendo coinvolta nei litigi dei due coniugi. A un certo punto si presenta un uomo che sostiene di essere il nuovo domestico della madre della signora, venuto a informarli della sua morte. La figlia sconvolta cerca di ricordare i bei momenti, ma si scoprirà, con enorme tristezza del genero, che in realtà a essere morta… è la madre della vicina di casa.

24b) “La purga di Bébé” o “Bébé prende la purga” (On purge Bébé, 1910) (sette attori: tre uomini, tre donne e un bambino)
Follavoine, che lavora per una ditta produttrice di vasi da notte infrangibili (che in realtà finiscono sempre in mille pezzi), aspetta di ricevere a pranzo la visita di un importante cliente, nonché la moglie e l’amante di lei. La moglie di Follavoine però lo tormenta per il fatto che il loro viziatissimo bambino si rifiuta di prendere la purga.
Nel frattempo arriva il cliente, che finisce per restare vittima delle insistenze della moglie di Follavoine che vuole a tutti i costi fargli assaggiare la purga. Tra capricci del bimbo, vasi da notte che si rompono di continuo e improbabili sfide a duello, andrà a finire che la purga se la berrà proprio lo sfortunato Follavoine.

24c) Léonie è in anticipo (Léonie est en avance, 1911) (sei attori: due uomini e quattro donne)
Nella sala da pranzo di Toudoux si sta cenando. D’un tratto la moglie Léonie, incinta, lo avverte di sentire dei dolori e si preoccupa per il fatto che dovrebbe partorire appena tra un mese. Il marito intanto ha mangiato troppo ed è vittima del singhiozzo, quindi come in processione i due cominciano ad andare su e giù a braccetto per la stanza.
A un certo punto arriva la madre di Léonie che la riempie di regali per il bébé tra i quali un vaso da notte, la partoriente vuole assolutamente che il marito se lo metta in testa perché se lo è sognato la notte, e lui lo fa. Intanto arriva la levatrice che però non riesce a farsi comprendere da Toudoux. Alla fine, quando Toudoux sarà ormai esausto, si scoprirà che Léonie non è affatto incinta ma la sua è semplicemente un’ossessione.

24d) Ma non andare in giro tutta nuda! (Mais n’te promène donc pas toute nue!, 1911) (cinque attori: quattro uomini e una donna)
Un deputato si vergogna della moglie per il fatto che questa se ne va sempre in giro per la casa poco coperta. Dovendo ricevere un importante uomo politico le chiede di non dare spettacolo, ma lei non solo si presenta al loro cospetto mezza svestita ma chiede anche a entrambi di aiutarla a estrarre dal sedere il pungiglione di una vespa che l’ha appena punta. Entrambi si rifiutano, ma si farà aiutare da un giornalista venuto per intervistare il marito, che lei avrà scambiato per un dottore.

24e) Hortense ha detto: “Me ne frego!” (Hortense a dit: “Je m’en fous!”, 1916) (nove attori: cinque uomini e quattro donne)
Lo studio di un dentista. Sua moglie vuole che la cameriera Hortense sia licenziata perché dopo aver saputo che la gatta ha fatto pipì nel manicotto della signora, alle sue rimostranze ha risposto: “Me ne frego!”. Il dentista non vuole essere così intransigente, e anzi tra un paziente e l’altro, chiede anche consiglio a Hortense su come comportarsi con la moglie e le dà un aumento.
Questo atteggiamento suscita la gelosia della moglie, che lo accusa di preferire la cameriera a lei, e anche quella dell’amante di Hortense che lo sfida a duello. Risultato: anche la cuoca si mette a dire “me ne frego!” nella speranza di ottenere a sua volta un aumento.

25) “Cento milioni piovuti dal cielo” (Cent millions qui tombent, tre atti, 1922) (dieci attori: sette uomini e tre donne)
I tre domestici di una ricca signora borghese, tra cui Isidore, nell’attesa che la padrona si svegli parlano male di quest’ultima chiedendosi quando finalmente avranno la possibilità di riscattarsi socialmente e diventare loro i padroni. Intanto, esce sul giornale la notizia che un giovane sconosciuto ha ereditato cento milioni da uno zio d’America. Isidore proprio in quel momento riceve una lettera e scopre di essere lui l’erede. La padrona nel frattempo cerca di destreggiarsi alla bene e meglio tra due amanti. Quando tutti scoprono la verità su Isidore, iniziano a mostrarsi compiacenti nei suoi confronti. Il giovane però riuscirà a non farsi montare la testa e alla fine si renderà conto di chi gli vuole veramente bene.

Molte commedie di Feydeau vengono, sia rappresentate secondo il testo originale, sia riscritte e adattate al gusto contemporaneo.
Anche Eduardo Scarpetta aveva riadattato, alla “napoletana”, alcune commedie di Feydeau:
L’ albergo del silenzio 1896 (da L’Hôtel du Libre-Échange, L’albergo del libero scambio);
Le belle sciantose 1897 (da Un fil à la patte, La palla al piede);
A nanassa 1900 (da La dame de Chez Maxim, La signora di Chez-Maxim’s);
Madama Sangenella 1902 (da Le dindon, Il somaro – Il tacchino).

In ordine di data le principali commedie sono:
1. Par la fenêtre (1882): Dalla finestra, atto unico.
2. Gibier de potence (1883): Un tipo da forca, commedia buffa in un atto.
3. Amour et piano (1883): Il professore di pianoforte, atto unico.
4. Fiancés en herbe (1886): Fidanzati in erba, atto unico per bambini.
5. Tailleur pour dames (1886): Sarto per signora, commedia in tre atti.
6. La lycéenne (1887): La liceale, vaudeville-operetta in tre atti, con musiche di Gaston Serpette.
7. Chat en poche (1888): Il gatto in tasca o A scatola chiusa, commedia in tre atti.
8. Les fiancés de Lochès (1888): Fidanzamento a Lochès, commedia in tre atti scritta con Maurice Desvallières.
9. Un bain de ménage (1888): Un bagno casalingo, atto unico.
10. L’affaire Édouard (1889): L’affare Édouard, commedia in tre atti scritta con Maurice Desvallières.
11. Le mariage de Barillon (1890): Il matrimonio di Barillon, commedia in tre atti scritta con Maurice Desvallières.
12. Monsieur nounou (1890): Il baby-sitter, pochade in un atto scritta con Maurice Desvallières.
13. C’est une femme du monde (1890): È una donna di mondo, atto unico scritto con Maurice Desvallières.
14. Champignol malgré lui (1892): Champignol suo malgrado, commedia in tre atti scritta con Maurice Desvallières.
15. Monsieur chasse (1892): Il signore va a caccia, commedia in tre atti.
16. Le système Ribadier (1892): Il sistema Ribadier, commedia in tre atti.
17. Le ruban (1894): Il nastro, commedia in tre atti scritta con Maurice Desvallières.
18. Notre futur (1894): Il nostro futuro, atto unico.
19. Un fil à la patte (1894): La palla al piede, commedia in tre atti.
20. L’Hôtel du Libre Échange (1894): L’albergo del libero scambio, commedia in tre atti scritta con Maurice Desvallières.
21. Les pavés de l’ours (1896): Il rimedio è peggiore del male, atto unico.
22. Le Dindon (1896): Il tacchino o il somaro, commedia in tre atti.
23. Dormez, je le veux! (1897): A me gli occhi, atto unico.
24. Séance de nuit (1897): Riunione notturna, atto unico.
25. La bulle d’amour (1898): La bolla d’amore, balletto in due atti e dieci quadri, con musiche di Francis Thomé.
26. La Dame de Chez Maxim (1899): La dama di Chez Maxim, commedia in tre atti.
27. La Duchesse des Folies Bergères (1902): La duchessa delle Folies Bergères, commedia in cinque atti.
28. La main passe (1904): Passa la mano, commedia in quattro atti.
29. L’Age d’Or (1905): L’età dell’oro, commedia musicale in tre atti e nove quadri scritta con Maurice Desvallières.
30. Le bourgeon (1906): Il germoglio, commedia in tre atti.
31. La puce à l’oreille (1907): La pulce nell’orecchio, commedia in tre atti.
32. Occupe-toi d’Amélie (1908): Occupati di Amelia, commedia in tre atti e quattro quadri.
33. Feu la mère de Madame (1908): La buonanima della suocera, atto unico.
34. Le Circuit (1909): Il circuito, commedia in tre atti e quattro quadri scritta con Francis de Croisset.
35. On purge Bébé (1910): La purga di Bébé, atto unico.
36. Léonie est en avance (1911): Léonie è in anticipo, atto unico.
37. Mais n’te promène donc pas toute nue! (1911): Ma non andare in giro tutta nuda!, atto unico.
38. Je ne trompe pas mon mari (1914): Non tradisco mio marito, commedia in tre atti scritta con René Peter.
39. Hortense a dit: “Je m’en fous!” (1916): Hortense ha detto: “Me ne frego!”, atto unico.
40. Cent millions qui tombent (incompiuta, la commedia è stata poi completata da Yves Mirande nel 1922, con l’accordo degli eredi): Cento milioni piovuti dal cielo, commedia in tre atti.
41. Les Monologues (22 monologhi) - I monologhi, di cui dieci in prosa e i restanti in versi.
42. Inédits (5 commedie)
L’ amour doit se taire (probabilmente scritta dopo il 1878), L’amore deve tacere, dramma in un atto;
L’homme de paille (scritta presumibilmente tra il 1884 e il 1885), L’uomo di paglia, commedia buffa in un atto;
Deux Coqs pour une poule (scritta presumibilmente tra il 1884 e il 1889), Due galli per una gallina, commedia in un atto;
A qui ma femme? (1886), A chi tocca mia moglie?, commedia in tre atti;
La mi-carême (scritta presumibilmente tra il 1880 e il 1881), La mezza quaresima, tragicommedia in un atto.

E ancora (più difficili da trovare):
Le diapason (1883, questa commedia è stata per anni attribuita a Feydeau, ma secondo quanto sostiene Jacques Lorcey l’autore potrebbe essere Edmond Frisch), Il diapason;
Madame Sganarelle (1891), La signora Sganarelle, monologo-scenetta ispirato a una commedia di Molière.
In Italia uno dei maggiori studiosi di Feydeau è stato Sandro Bajini. In Francia Henry Gidel e Jacques Lorcey.

LA CRITICA
“Feydeau non ha mai un briciolo di compassione e nemmeno di simpatia per le sue creature, ignora la commozione, non ha cedimenti, è un pubblico ministero spietato. Proprio per questo egli raggiunge il vertice della comicità pura, assoluta; ma poiché non lascia scampo alla società del suo tempo, non sa perdonarla, non le concede alcuna possibilità di ravvedimento, l’osservatore finisce per sentirsi anch’esso coinvolto, anch’ esso accusato, sicché reagisce con un inconscio rifiuto: a sua volta non riesce a perdonare Feydeau. Ferito a morte nell’amor proprio - sbagliare, essere indulgenti con se stessi, come si sa è umano- egli nega umanità a quei personaggi nei quali sente in definitiva che potrebbe identificarsi. Tra Feydeau e Courteline, è stato giustamente detto, il vero pessimista è Feydeau.
Dopo aver portato il comico al massimo dell’incandescenza Feydeau chiude la sua parabola indirizzando sui vizi della società tutta la precisione inesorabile che un tempo aveva impiegato nel rivelare in intrecci infallibili la sua interna logica.
…il teatro di Georges Feydeau entra a buon diritto in un “teatro della crudeltà”, di segno algebrico opposto a quello di Artaud, ma di eguale tensione morale; un teatro della crudeltà in cui l’oggetto è spostato dalla verità di Artaud, che è “in interiore homine”, alla verità di Feydeau che è nella polis.” (Sandro Bajini)

“Feydeau non disdegna di osservare e dipingere la realtà. Ed è anche capace quando vuole, di satireggiare i costumi del nostro tempo” (M. Ernest Charles)
“Se nelle tragedie si rimane come soffocati dall’orrore, davanti a Feydeau si resta soffocati dal riso” (Marcel Achard)
“Feydeau ha creato prodigiose buffonerie in cui eccelle e che, sotto un andamento stravagante e spigliato, attraverso l’irresistibile stranezza delle situazioni e l’estrema incoerenza dei personaggi, non sono meno sottomesse a regole precise e solide che la fantasia debordante dell’autore osserva sempre, anche nel momento in cui sembra perdere piede e non più riconoscersi in mezzo a complicazioni così incredibili e spassose. Feydeau ha un piglio e un diavolo in corpo a cui non si può resistere. Con lui bisogna ridere, ridere ancora, ridere sempre” (E. Arène)

“A cinquant’ anni dalla morte (5 giugno 1921) nessuno dubita più che Georges Feydeau sia stato il maggior esponente del teatro comico-moralistico francese dopo Molière.” (Corrado Augias 1972)

“In Feydeau non ci sono dei tipi straordinari, ma solo delle persone comuni ghermite improvvisamente da una circostanza stravagante. (Colette)
“Se vuoi far ridere, prendi dei personaggi qualsiasi: Mettili in una situazione drammatica, e fa in modo di osservarli sotto un’angolazione comica. Ma soprattutto non lasciarli dire o fare nulla che non sia strettamente determinato dal loro carattere, innanzitutto, e poi dall’azione. Il comico è una rifrazione naturale di un dramma. (Georges Feydeau)
“Il teatro di Feydeau è un teatro immorale, nel senso che l’unica morale a sostenerlo è il puro divertimento. Forte di questa scelta etica alla rovescia, assunta senza alcun cedimento, Feydeau riuscì a concentrare tutto il suo genio sul movimento, spingendolo fino all’iperbole. I suoi personaggi non hanno mai requie: non solo debbono correre (letteralmente) da una situazione all’altra, ma sono sottoposti ad una sorta di ginnastica delle emozioni che li fa passare continuamente dal terror panico al sollievo, in un su e giù sempre più frenetico. Le sue migliori opere testimoniano una tecnica drammaturgia giunta al più estremo virtuosismo e, forse, alla sua saturazione.
È difficile stabilire se in queste commedie indiavolate al limite dell’ assurdo, ove l’adulterio diventa modus vivendi di un’intera società, vi sia solo compiacimento o, al contrario, un atto d’accusa. L’unico dato certo è la loro efficacia, alla quale Feydeau lavorava con lo scrupolo di un regista (era stato attore e curava egli stesso i suoi allestimenti) particolarmente attento allo spazio scenico, a oggetti e accessori, elementi indispensabili al buon funzionamento delle sue macchine da risata.” (Marco Consolini)
“Feydeau è comico, ironico, leggero, spiritoso…e partendo dalla radice delle problematiche umane (i desideri) ci mostra l’ uomo della società della fine dell’ ottocento e non solo, perché anche oggi, pur essendo mutato il costume, gli scopi e i comportamenti umani non sono cambiati e Feydeau è sempre più rappresentato: ecco perché i grandi autori sono sempre attuali, ecco perché Molière, Shakespeare, Orazio, Catullo, Leopardi, Pirandello, Feydeau… nella loro originale diversità, sono sempre molto interessanti e nuovi. La comicità di Feydeau, di matematica precisione, i suoi meccanismi scenici, la sua vis comica, rivelano un’abilità di fantasia comica e di costruzione scenica di enorme valore nell’ambito del teatro comico di tutti i tempi; infatti, viene definito un “ingegnere della comicità” ed è stato considerato, per l’impietosa visione della vita coniugale, in tutti i suoi aspetti, l’equivalente di Strindberg nel teatro comico. Il fatto che il teatro di Feydeau, dopo oltre cento anni, sia molto rappresentato e con enorme successo, nei teatri europei e non solo, è sicuramente la prova più incontestabile della sua grandezza” (Lino Calvino)
“Feydeau ha scelto i suoi personaggi tra le persone della piccola e media borghesia, ha scelto situazioni comuni, banali, ma di una irresistibile verità, ha animato con una verve folle situazioni estremamente quotidiane, prosaiche; ha tirato fuori la comicità dall’ osservazione minuziosa” (R. de Flers)

BIBLIOGRAFIA
AA. VV. - Molière Feydeau - Julliard (1956)
Alonge R.- Davico Bonino G. - Avanguardie e utopie del teatro (pag.338 e segg.) – Einaudi
Dizionario del teatro- Newton (2004)
Enciclopedia dello Spettacolo – Garzanti
Enciclopedia dello Spettacolo – Unedi
Feydeau Georges - Commedie 2 vol. (a cura di L. Chiavarelli) - Casini (1966)
Feydeau Georges - Teatro 2 vol. (a cura di Sandro Bajini) - Adelphi (1970)
Feydeau Georges - Théâtre complet 4 vol (a cura di H.Gidel) - Garnier (1988)
Feydeau Georges - Théâtre complet 9 vol (a cura di M.Achard) - Le Belier (1948)
Gidel Henry - Feydeau - Flammarion (1991)
Gidel Henry - Le Théâtre de Feydeau - Klincksieck (1979)
Lorcey Jacques - Georges Feydeau - La Table Ronde (1972)
Lorcey Jacques – Georges Feydeau: L’homme et l’œuvre, 2 vol., Atlantica-Séguier (2004)
Macchia G. - La letteratura francese dal romanticismo al simbolismo - Rizzoli (1999)
Pronko Leonard - Eugène Labiche and Georges Feydeau - Grove Press (1982)

Georges Feydeau

EDUARDO SCARPETTA

Sintesi biografica a cura di Pasquale Calvino

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Nasce in famiglia della media borghesia, il 13 marzo 1854 a Napoli e ivi muore il 29 novembre 1925. Il padre, ufficiale degli affari ecclesiastici, lo avvicina sin da ragazzo al teatro.Lascia gli studi a 14 anni , dopo la morte del padre. Esordisce a 15 anni come generico e dopo due anni ottiene un grande successo con la farsa di Enrico Parisi :” Feliciello mariuolo de na pizza” interpretando il personaggio di Felice Sciosciammocca,, importante maschera del teatro napoletano del tempo.
Lavora al teatro S. Carlino (Piazza Municipio) con Antonio Petito, celebre Pulcinella e autore teatrale.Nel 1876 sposa Rosa De Filippo. Nel 1878, dopo qualche anno dalla morte di A. Petito, Scarpetta ritorna al S. Carlino con una commedia che ottiene successo: “ Don Felice, maestro di calligrafia”.
Dopo una turneè in Italia settentrionale, raccoglie guadagni che gli consentono di rinnovare il S. Carlino.
Nel 1881, con “ ‘O Scarfalietto” comincia il grande vero successo di Scarpetta: questa commedia inizia un nuovo corso nella drammaturgia del teatro napoletano caratterizzandolo con una nuova comicità di derivazione francese ma di ambientazione fisica e psicologica del tutto napoletana.
In effetti Scarpetta si ispira alle trame di pochade e vaudeville di collaudati autori francesi, ma non li imita, li manipola con grande originalità adattandoli al gusto e alla mentalità napoletana.
Dopo la chiusura e demolizione del teatro San Carlino, Scarpetta continua la sua attività teatrale al Teatro dei Fiorentini dove, nel 1888 mette in scena il suo capolavoro originale, non derivato da preesistenti commedie: “ Miseria e nobiltà” seguito da altro grande successo: “ Na Santarella”(1889 –da “ Mam‘zelle Nitouche” di Meilhac e Millaud).
Aveva già un palazzo in Via Vittoria Colonna( architetto Vincenzo Salvietti che aveva edificato il Teatro Bellini) e veniva chiamato Don Eduardo( gran signore).quando,costruisce, con i guadagni della commedia: “ Na Santarella”, una splendida dimora nelle vicinanze della “ Villa Floridiana” sulla cui facciata fa scrivere: “ Qui rido io”.
Dopo l’ apertura ,a Napoli, del Salone Margherita nel 1890, alla Galleria Umberto I, che segna la nascita del “ varietà “e del “cafè chantant”, inizia il declino di Scarpetta.
Al teatro Sannazzaro(Via Chiaia) il 10-10-1910, recitò la sua ultima opera: “ Il medico dei pazzi” giudicato, da alcuni, il suo capolavoro( le commedie geniali di Scarpetta sono:”Miseria e Nobiltà” e “ Il medico dei pazzi”)
Subito dopo si ritira dalle scene.
Aveva anche vinto la causa per plagio e contraffazione di una commedia di G. D’ Annunzio. Infatti aveva scritto una parodia sulla “ Figlia di Iorio “ :suoi accusatori erano stati Salvatore Di Giacomo e Roberto Bracco, suo grande difensore “ Don Benedetto”(Benedetto Croce).
Scarpetta da al teatro tre figli : Titina, Peppino ed Eduardo De Filippo(figli di Luisa De Filippo)
oltre ai tre avuti da Rosa De Filippo:Domenico, Vincenzo e Maria Scarpetta, autrice di testi(pseudonimo:Mascaria).
Le migliori commedie di Scarpetta sono:

1881- “ Lo Scarfalietto”
1881- “ Tre pecore viziose”
1885- “ Li Nepute de lu sinneco”
1888- “ Miseria e nobiltà”
1889-“ ‘Na Santarella”
1894- “ Tre cazune fortunate”
1896- “ L’ Albergo del silenzio”
1900-“ A Nanassa”
1900- “ Cane e gatte”
1908- “ O’ Miedeco d’e pazze”

Per lo studioso del teatro comico sarà utile ricordare alcuni autori francesi ai quali Scarpetta, con grande originalità, si ispira:

Eugene Labiche
La casa numero sette(1881) da “ Si jamais je te pince”
Il romanzo di un farmacista povero(1882) da “ Les Trente milions de Gladiator)
Na paglia ’e Firenze(1883) da “ Le Chapeau de paille d’ Italie”
La signorina Piripipì(1883) da “ Les pommes du voisin”
S’ ha da di’ o no?(1883) da “Doint-on le dire?”

Georges Feydeau
L’ albergo del silenzio(1896) da “ L’ Hotel du Libre-Echange”
Le belle sciantose(1897) da “ Un fil a la pattè”
A Nanassa(1900) da “ La Dame di Chez-Mamim’s”
Madama Sangenella(1902) da “ Le Dindon “

Alfred Hennequin
Titillo(1880) da “ Bebè “
Duje marite ‘ mbrugliune(1880) da “ Les Dominos roses”
La posta in quarta pagina(1881) da “ La Petite correspondance”
Tre pecore viziose(1881) da “ Le Procès Veauradieux”
Fifì (1882) da “ Niniche”
La Nutriccia(1882) da “ Nounou”
‘Nu Turco napulitano (1888) da “ Le Parisien”

Maurice Hennequin
Madama Rollè(1902) da “ Coralie et Cie”
‘Nu Core d’ angelo(1904) da “ Le Sublime Ernest”

Alexandre Bisson
Lu Marito de Nannina(1885) da “ 115, rue Pialle”
Cane e gatte(1901) da “ Falouse”
Carcere e matrimonio(1902) da “ Voyage d’ agreèmènt”
‘Na Brutta pazzia(1907) da “ Le Bon moyen”
Inoltre Scarpetta riduce Goldoni e molti altri autori.

GIUDIZI CRITICI
“ La figura di Scarpetta è ancora oggi al centro di giudizi diversi, al di sopra dei quali resta la genuina ed efficace comicità delle sue commedie- comicità per la prima volta cercata nelle nuove,assurde figure della borghesia napoletana del tempo-e, accanto a questa , una accuratezza di recitazione e di messinscena che hanno senza dubbio contribuito a dare una nuova dignità al teatro napoletano”( Anonimo)

“ Fu tuttavia ne “ Lo Scarfalietto”(15-01-1881), che “ la riforma scarpettiana” apparve attuata.
Egli non aveva abolito i lazzi dal suo dettato comico, li aveva trasformati in battute; dando cioè ad ogni exploit moresco una ragione significante di riso. Allo stesso modo non aveva abolito i personaggi tipizzati nelle vecchie maschere: li aveva ricreati dall’ interno, per farne apparenze della nuova intuizione del verisimile.Persino l’ avvocato Tartaglia(balbuziente-ndr) era diventato Anselmo Raganelli, al centro di un tribunale,(scena di : “ ‘O scarfalietto “III atto-ndr) che è la più allegra caricatura di un ambiente di giustizia, apparsa su un palcoscenico.” ( Vittorio Viviani)

“ La costruzione, peraltro delle commedie scarpettiane, era talmente solida, e talmente felice e rinnovatrice era la trasposizione del mondo parigino nell’ ambiente partenopeo- attraverso l’ incarnazione di tipi napoletani che nel tempo si trasformano ma non muoiono- che quelle commedie, oggi sono ancor vive, mediante l’ aggiornamento di quei tipi, come ha dimostrato Eduardo con la fortunata creazione della” Scarpettiana” al Teatro San Ferdinando”( Giulio Trevisani)

“ Eduardo Scarpetta poteva vantare di aver trasformato i vecchi lazzi delle maschere comiche in un dettato di battute significanti e d’ aver sostituito al guittismo una comicità borghese.” (Luciano Bottoni)
Scarpetta aveva inventato il personaggio fisso di Sciosciammocca e aveva fatto ridere i pubblici di molto teatri italiani con numerosissime commedie( le più famose:” Santarella”, “ Il medico dei pazzi” ed il capolavoro “ Miseria e nobiltà” del 1888) che ebbero una lunga fortuna e non smisero mai d’ essere rappresentate( Eduardo De Filippo le reinterpretò durante tutta la sua carriera; Totò le tradusse in cinematografo, in opere non pregevoli dal punto di vista filmico, ma capaci ancora oggi di divertire e tramandare i caratteri d’ una comicità che sembra senza tempo).” (Ferdinando Taviani”

“ Eduardo Scarpetta approda a una vera e propria riforma teatrale, la quale, superato il populismo di Petito, si propone come l’ adattamento partenopeo del vaudeville francese. La famosa affermazione di Scarpetta: “ La plebe è troppo misera per poter comparire ai lumi della ribalta” traduce proprio il bisogno di rivolgersi ad un pubblico nuovo, più avvertito ed esigente, che manifesta la volontà di specchiarsi a teatro, con tutte le sue contraddizioni, ma in un tono leggero e umoristico.
Scarpetta però non opera solo una riforma nel gusto e nei contenuti del suo teatro, poiché accompagna tutto ciò con una notevole perizia tecnica, con la grande cura della messinscena, in particolare della scenografia, e con l’ attenzione posta alla preparazione degli attori.”( Mario Ruotolo)

BIBLIOGRAFIA
Scarpetta Eduardo- Tutto il Teatro-Newton Compton
Scarpetta Eduardo- Cinquant’ anni di palcoscenico- Savelli Editore
Trevisani Giulio- Teatro napoletano dalle origini- Guanda(1957)
Viviani Vittorio- Storia del teatro napoletano- Guida Editori(1969)
Monaco Vanda- Eduardo Scarpetta, Miseria e Nobiltà e altre commedie- Guida Editori(1980)
Scarpetta Maria-Felice Sciosciammocca mio padre- Morano Editore(1949)
Zanazzo Giggi- Eduardo Scarpetta.- La Botteguccia
Bottoni Luciano-Storia del teatro italiano- Il Mulino(1999)
Taviani Ferdinando-Uomini di scena uomini di libro-Il Mulino(1995)
Sipario n. 666
Altre notizie e/o informazioni bibliografiche tramite internet : www.eduardoscarpetta.it

Eduardo Scarpetta

PEPPINO DE FILIPPO

Sintesi biografica a cura di Pasquale Calvino

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Nasce a Napoli nel 1903 e muore a Roma nel 1980. Lavora col padre Eduardo Scarpetta e poi fa compagnia con i fratelli Eduardo e Titina.
Fino al 1945 la biografia teatrale di Peppino è in simbiosi con quella degli altri fratelli, poi, dopo la rottura con Eduardo, Peppino si dedica al teatro comico e scrive e recita, a differenza di Eduardo in lingua.
Mentre Eduardo si dedica a una comicità amara e di critica sociale, Peppino predilige la farsa e la comicità più immediata, gustosa, facile, a volte surreale.
Tra le commedie più belle di Peppino si ricorda: Miseria bella(1931), Don Raffaele ‘o trombone(1931), Cupido scherza e spazza(1932), Non è vero…ma ci credo.(1941), Pranziamo insieme(1952), Le metamorfosi di un suonatore ambulante(1956)…
Peppino espresse tutta la sua carica di comicità di grande gusto in commedie e farse concepite principalmente come semplici macchine per far ridere.

GIUDIZI CRITICI
“ Considerate, vi prego, il mio teatro lo specchio di voi stessi, assaggiatelo con fiducia come si assaggia un pezzo di pane caldo, allora uscito dal forno, respiratelo profondamente come si respira una boccata di aria pura. Solo così potrete divertirvi e interessarvi dei fatti di casa vostra, mangiando un ottimo pane e…respirando, respirando, respirando!( Peppino De Filippo)

“ Il suo umorismo nasceva da una specie di cupezza rancorosa, cinica e provocatoria(Giorgio Prosperi).

“ Comico angoloso, aspro, senza sfumature: cattivo, anche; che dei mali della vita si serve per far ridere: ma la colpa non è sua, è della natura umana che ama ridere delle proprie sventure(…)
Peppino ha il merito di presentargliele come sono, senza riguardi, senza veli, tagliando netto sul dolore, senza perdersi in chiacchiere( Achille Fiocco).

Nel teatro di Peppino “si muove la figura ricorrente del poveruomo che combatte o subisce il proprio destino ma si ride della malasorte, tra una piroetta e uno sberleffo” (Giulia Lunetta Savino).

“ Se il teatro di Eduardo rappresenta la risata amara,la critica sociale, l’ intelligenza, la furbizia, il dramma, a volte comico…il teatro scritto da Peppino, al contrario e per contrasto, è dotato di una
“ vis comica” semplice, farsesca, immediata…in cui le avversità della vita sconfiggono l’ uomo sempre con allegria, col sorriso sulle labbra: si può discutere molto se l’ “uomo eduardiano” sia vittima, vincitore o l’ una e l’ altra cosa…ma nel teatro di Peppino è spesso vittima sconfitta ma, come dicevamo, quasi mai con la tragedia bensì col sorriso sulle labbra.(Lino Calvino).

Peppino registra per la RAI molte commedie non solo sue( si ricordi la stupenda interpretazione de: Il guardiano” di Pinter)che, con i film ci danno un meraviglioso documento per comprendere la sua grandezza di attore.

BIBLIOGRAFIA
Oltre alla bibliografia su Eduardo:
De Filippo Peppino- Farse e Commedie- Marotta
“ Strette di Mano- “ (1974)
“ Una famiglia difficile “ (1976)
“ Paese mio “
De Filippo Luigi- De Filippo & De Filippo- Newton Compton
Savino Lunetta- Il Buffone e il Poveruomo-Edizioni Dedalo(1990)
Anonimo- Peppino De Filippo-Lito Rama(2002)
Giacovelli-Lancia- “ Gremese-
Di Giammarco R. - TuttoPeppino “
AA. VV.- Dizionario dello Spettacolo del 900- Baldini & Castoldi
“ Enciclopedia dello Spettacolo- UNEDI
Girelli Antonio- Un secolo di risate- Avagliano

Peppino De Filippo

RAFFAELE VIVIANI

Sintesi biografica a cura di Pasquale Calvino

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Nasce a Castellammare di Stabia (Napoli) nel 1888 e muore a Napoli nel 1950.
Figlio di un attrezzista e impresario teatrale inizia a recitare all’ età di quattro anni.
La famiglia è in miseria per la malattia e poi per la morte del padre(1900) e Raffaele impara a lavorare nel teatro sin da ragazzino e poi a leggere e a scrivere all’ età di di 19 anni.
Macchiettista, cantante e poi autore drammatico autodidatta, trae la sua grande arte da una dura esperienza di vera miseria e a contatto con la Napoli dei poveri, degli emarginati, dei diseredati
( l’ uomo prototipo del teatro di Viviani è quasi sempre il sottoproletariato mentre in Eduardo è la piccola e media borghesia)
Nato dopo Petito ,Di Giacomo e Scarpetta, ma prima di Eduardo, Viviani è un pilastro molto importante nella storia del teatro napoletano ed europeo.
Tra gli autore napoletani più importanti del “ dopo Eduardo” si ricordano: Annibale Ruccello, Manlio Santanelli, Enzo Moscato, Tato Russo, Francesco Silvestri,Ruggiero Cappuccio,Vincenzo Salemme, Fortunato Calvino,Eduardo Tartaglia…
Alcuni di questi autori teatrali del “ dopo Eduardo” riecheggiano atmosfere popolari e vivianesche, altri defilippiane: questo dovrebbe confermare l’ enorme importanza del teatro di Viviani e di quello di Eduardo nel 900 teatrale.
Tra le migliori opere di Viviani si ricorda: “ ‘O vico”, “ Tuledo ‘e notte”, “ ‘E Piscature”, “ ‘E Zingare”, “ La Festa di Montevergine”, “ Piazza Municipio”, “ Circo equestre Sgueglia”…
Sono stati trasmessi dalla RAI: “ Vetturini da nolo”; “ L’ imbroglione onesto”, “ Morte di Carnevale”,“ L’ ultimo scugnizzo”; “ Guappo di cartone”; “ Don Giacinto”; “ Il vicolo”; “ Napoli notte e giorno”; “ Festa di Piedigrotta”; “ Fatto di cronaca” (quasi tutti interpretati da Nino Taranto).

LA CRITICA
“ La denuncia sociale è costante, pur concentrandosi nei modi e nei limiti di chi vede il problema sociale solo sotto l’ aspetto dell’ ingiusta distribuzione delle ricchezze e dell’ antitesi fra ricco e povero; e la vede- questo è il punto della traduzione di quella denuncia in termini d’ arte- non tanto per convinzione radicale quanto per esperienza sofferta di povero e per commozione di poeta, che non sa di lotta di classe ma la intuisce in termini di umanità e di poesia” ( Giulio Trevisani)

“ Viviani operò sui personaggi e sulle situazioni del suo mondo poetico come faceva Pirandello, novelliere e drammaturgo, prima sbozzandoli nel verso o nello “ sketch” del varietà , quindi sviluppandoli più drammaticamente nella logica complessa del teatro. Nella spietata aggressività al mondo reale, però, la sua arte ricorda piuttosto quella di Bertold Brecht. Identico è l’ approccio, appassionato e furente, alle ingiustizie sociali di una Napoli che, prima e dopo di lui, è stata descritta soltanto con i pastelli sfumati del patetismo ; identica la mescolanza geniale di tragico e di comico, di recitato e di musicale, di lirico e di buffonesco. Perfino l’ uso del dialetto, che nella tradizione dei guitti restringe e soffoca il discorso, si dilata in Viviani alla riscoperta di una lingua schiettamente popolare, violenta, aspra, cupamente umoristica, disperatamente pietosa come le vicende dei poveri cristi che essa aiuta a capire.” ( Giulio Baffi)

“In verità è proprio nei cosiddetti personaggi minori, la modernità della poetica di Viviani; egli è un innovatore proprio perché affronta , attraverso pochi particolari, una tematica del tutto diversa rispetto alla tradizione: Viviani osserva, indaga la realtà e la rappresenta nella sua crudezza, nella violenza della quotidianità, senza infingimenti, né compromessi di sorta: E’ questa la modernità del suo messaggio e la peculiarità del suo teatro; per la prima volta il popolo è protagonista dell’ opera letteraria senza mediazioni, direttamente come in una inchiesta: Avviene proprio che nei cosiddetti personaggi minori si compie questo processo innovativo rispetto a ciò che offriva la tradizione: E’ un teatro corale, sociale, di denuncia, in cui trova spazio quel sottoproletariato e proletariato urbano, che prima non aveva avuto alcun diritto di cittadinanza. Il teatro di Viviani opera una vera e propria rivoluzione sul piano testuale, dove anche i personaggi minori hanno una loro peculiarità; sul piano stilistico e formale, poi, per la presenza nel testo di versi, prosa e musica, si avverte una polifonia davvero insolita; sul piano storico e sociale, si rappresentano la vita, le istanze e i sentimenti di categorie sociali che non si erano mai espresse prima come gli scugnizzi, le prostitute, le “capere”(pettinatrici n.d.r.), gli emigranti, i circensi, i pescatori, i venditori ambulanti” ( Antonia Lezza)

“ Quel che è nuovo sono gli ambienti, i tipi e le situazioni rappresentate da Viviani: la città di Napoli è sostanzialmente la protagonista, ma senza aspetti oleografici, senza luoghi comuni, senza false consolazioni: La sua è una città enorme, tribolata, una grande metropoli marina che vive di notte, nei caffè, nei vicoli, nelle stazioni, al porto; una città più notturna che solare, più espressionisticamente rilevata in bianco e nero che ottimisticamente colorata secondo i moduli delle cartoline illustrate.
L’ altro elemento drammatico che distingue, e rende unico, il teatro napoletano di Viviani è il suo atteggiamento non paternalistico verso i poveri, i derelitti, coloro che vivono di espedienti, i disgraziati; la città e la miseria rendono nemici gli uomini, esaltano le loro qualità negative, il loro egoismo…” (Franca Angelici)

“ L’ impegno di calarsi interamente nella realtà, senza mediazioni di sorta, permette a Viviani di scoprire temi nuovi e di enumerare una serie di problemi umani e sociali che premevano nella coscienza del popolo della sua città e, in genere nel Mezzogiorno e non avevano mai trovato un tramite poetico per assurgere a fatti e convincimenti di senso comune, cioè per entrare nella cultura e nella poesia popolare. Viviani costituì questo tramite.” (Paolo Ricci)

“ In Viviani pullula e si inasprisce non già una lotta sociale ma una documentazione sociale”
( Mario Stefanile)

“ Il teatro di Raffaele Viviani è unico, particolare, corale,tragicomico, iper-realistico,poetico,suggestivo e suggerente e per alcunii aspetti futurista; uno spettacolo che dopo averlo visto(non letto)non si può dimenticare.” (Lino Calvino)

BIBLIOGRAFIA
Per una maggiore conoscenza di Viviani e delle atmosfere della sua arte, del suo tempo, in rapporto con il teatro d’ oggi, oltre le enciclopedie, le storie del teatro e della letteratura , si consigliano:
Raffaele Viviani . Teatro (6 vol. ) Guida(1987-1994)
“ Dalla vita alle scene Guida(1977)
Vittorio Viviani - Storia del teatro napoletano Guida(1969)
Trevisani Giulio - Raffaele Viviani- Cappelli(1961)
Baffi Giulio - Il Sentimento del Drammatico (pag.17-22 e foto) Guida (1982)
Attisani Antonio- Enciclopedia del teatro del 900 Feltrinelli(1980)
Palermo Antonio Da Mastriani a Viviani Liguori (1987)
AA.VV.- Incontri di studio su Raffaele Viviani Edizioni Lan(1988)
Taviani Ferdinando- Uomini di scena, uomini di libro- il Mulino(1995)
Bottoni Luciano- Storia del teatro italiano(1900-1945)- il Mulino(1999)
Lezza A.-Scialò P. - Viviani Colonnese(2000)
Taviani Ferdinando- “ Tullio Pironti Editore
AA.VV.- Teatro e drammaturgia a Napoli nel 900 Fratelli Conte Editore
Fiore Mario Mar del Teatro Pironti Editore
Morea D.-Basile L.- Storie pubbliche e private delle famiglie teatrali nap. X-Press- Torre Edizioni
Contini-Paganini- Cafè –Chantant Bonechi
De Angelis Rodolfo- “ la casa Usher
De Matteis Stefano- Follie del Varietà- Feltrinelli
Lorenzi Alberto - I Segreti del Varietà Celip
Paliotti Vittorio- La Macchietta Bideri
AA.VV. La letteratura italiana(Novecento voll. XVI) Corriere della Sera
“ Dopo Eduardo Guida Editori
Angelici Franca Rasoi Bulzoni
Sant’ Elia Eduardo Il teatro a Napoli negli anni 90 Tullio Pironti Editore

Raffaele Viviani

MOLIERE

Sintesi biografica a cura di Pasquale Calvino

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LA VITA
Jean-Baptiste Poquelin(pseudonimo:Moliere, Parigi1622-1673) è certamente uno dei più eccelsi commediografi di tutti i tempi e forse il più grande autore teatrale comico.
Figlio di Jean, tappezziere del re, compì studi umanistici presso i gesuiti, poi seguì corsi di diritto.
Recitò a Parigi, poi i debiti lo portarono a far teatro girovagando per la provincia , così con
l’ esperienza, migliorarono le sue qualità attoriali.
Si preparò alle creazioni drammatiche della maturità preparando il repertorio della sua compagnia costituito da elaborazioni e riscritture di farse e canovacci francesi, adattati ai nuovi tempi, sotto
l’ influsso della commedia dell’ arte italiana.
Ritornato nella sua città natale vi si affermò come autore e attore.
Ebbe la protezione di Luigi XIV( Re Sole).
La caratteristica dei suoi testi è la grande comicità , la riflessione, il buon senso, la naturalezza e
l’ equilibrio.
Morì il 17 febbraio 1673 mentre recitava la sua ultima opera: “ Il malato immaginario”

LE OPERE
Le sue opere più importanti sono:

1)-Le preziose ridicole( rappresentata nel 1659)
Gorgibus ha una figlia e una nipote che vorrebbe sposare a due gentiluomini.
Le due ragazze si rifiutano dicendo che questi due sono molto poco raffinati.
I due giovani si vendicano travestendo i loro servi da perfetti gentiluomini e facendo parlare loro un linguaggio molto ricercato e prezioso.Le ragazze si entusiasmano di questi due uomini di mondo, ma arrivano i loro padroni e li cacciano via a legnate.
La commedia condanna principalmente il linguaggio prezioso e gli intellettuali sofisticati.

2)- La scuola delle mogli(1662)
Il ricco e maturo borghese Arnolfo che condanna la stupidità degli uomini che vogliono sposare donne intelligenti, di spirito, intellettuali, alleva Agnese in perfetta ingenuità, per farla sua sposa.
Viene a sapere che, durante una sua assenza, la giovane ha ospitato un giovanotto, di cui è innamorata. Sconvolto il vecchio Arnolfo vuole sposare la giovane Agnese al più presto; ma la ragazza rifiuta, essendo innamorata di Orazio , giovane come lei.
Orazio non conoscendo i legami tra Agnese e Arnolfo, racconta proprio a questi il suo amore per Agnese. I due giovani decidono di fuggire ma Arnolfo li scopre e fa bastonare il povero Orazio.
Arnolfo vorrebbe chiudere la ragazza in un convento, ma la scaltrezza di questa riusciranno a vincere sul maturo Arnolfo, che rimane disperato da una gelosia senile tremenda che porta alla risata ma anche al dramma.
Allo scandalo che la commedia suscitò, Moliere rispose con : “ Critica alla scuola delle mogli”

3)- Critica alla scuola delle mogli(1663)
Tre uomini e tre donne discutono circa “ La scuola delle mogli”. Dopo molte discussioni il principio che si mette in evidenza e che il vero obiettivo di Moliere è la riproduzione della natura, della verità, tenendo in considerazione solo le regole che servono a dare all’ autore il consenso del pubblico”

4)-Il Tartufo(rappresentata nel 1664)
Orgone e sua madre hanno in grandissima considerazione Tartufo che vive in casa loro e che è, invece, un grande ipocrita e impostore che si finge molto devoto e affettuoso per spadroneggiare in casa.
Orgone è sordo alle proteste della moglie e degli altri componenti della casa che hanno capito
l’ ipocrisia e falsa devozione di Tartufo e decide anzi di farlo sposare con sua figlia.
Il figlio di Orgone rivela al padre che Tartufo ha cercato di sedurre Elmire, sua madre e quindi moglie di Orgone: il figlio viene cacciato di casa e Orgone promette di lasciare tutti i suoi averi
all’ ipocrita Tartufo.
Elmire riesce a provare al marito l’ ingratitudine e la lussuria di Tartufo.
Tartufo viene alla fine arrestato perché ricercato dalla giustizia.
La commedia, che suscitò molto scandalo e fu proibita, afferma i diritti della ragione e denuncia i falsi devoti, l’ ipocrisia, la malvagità, la perversione, la dabbenaggine…

5)-Don Giovanni( rappresentata nel 1665)
Don Giovanni abbandona la moglie Elvira e va, con il servo Sganarello, alla ricerca di donne e avventure. Il padre di Don Giovanni cerca di portare il figlio sulla giusta strada ma questi deride il padre senza alcun rispetto.
Una statua, a cena con Don Giovanni, gli rivela la brutta fine che lo attende.
Sganarello rappresenta il buonsenso, la prudenza. Don Giovanni , il libertinismo perverso è
l’ antagonista del servo Sganarello.

6)-Il misantropo(rappresentata nel 1666)
Alceste ama soprattutto la verità, disprezza il compromesso, la finzione e quasi tutta l’ umanità.
A Filinto, suo amico, Alceste spiega che pur avendo una lite giudiziaria in corso non farà niente per ottenere un giudizio favorevole. Alceste si inimica Oronte perché giudica pessimo un suo sonetto e si innamora non della sua bella e virtuosa cugina ma di una maldicente civetta.
Quando i pretendenti di Célimène, la civetta maldicente, capiscono la realtà delle cose, abbandonano la donna: solo Alceste le propone di andare a vivere con lui in provincia, ma la donna rifiuta.
Alceste, sconfitto da ogni parte ma non piegato, si ritira a vivere da solo in una disgustosa misantropia.
Goldoni, Goethe e molti altri ritengono questa commedia il capolavoro di Moliere.
“ Raramente il riso ha manifestato tanta capacità di esercitarsi drammaticamente su una realtà umana, etica e sociale ad un tempo”

7)-Il medico per forza(1666)
Sganarello spinto dalle legnate si presenta come medico in una casa dove vi è una ragazza ammalata che non parla e non mangia. Il medico abusivo e forzato conduce con se il fidanzato della ragazza sotto mentite spoglie di farmacista e la ragazza guarisce dal mutismo.
Vi è la satira della professione medica.

8)-Giorgio Dandin(1668)
Il contadino Giorgio sposa Angelica, figlia di un piccolo nobile, che ha una tresca con un giovane,ma la donna nega tutto. Angelica ne fa di tutti i colori al povero Giorgio che alla fine si trova, di notte, costretto a stare fuori dell’ uscio di casa.
La stupidità dei mariti traditi è il principale tema del testo teatrale.

9)-L’ avaro(1668)
Arpagone è odiato dai figli Cleante ed Elisa per la sua avarizia e cupidigia del denaro.
Il vecchio avaro manifesta l’ intenzione di sposare Elisa all’ anziano Anselmo mentre lui vorrebbe unirsi alla giovane Marianna di cui è innamorato il figlio Cleante. Arpagone non trova la cassetta in cui è contenuto tutto il suo danaro…alla fine , dopo tanti problemi, tutto si risolve per il meglio e Arpagone, ritrovato il suo tesoro, acconsente alle nozze di Elisa con l’ amato Valerio e di Cleante con l’ innamorata Marianna.
“ L’ Avaro- è un dramma tragico sotto il velo della forma comica: Moliere non vi scherza, come supposero certi critici, sulla famiglia, sulla vecchiezza, sull’ autorità paterna, ma vi sferza a sangue i difetti, i vizi, le cattiverie e gli errori che possono rendere ridicola la famiglia, odiosa la vecchiezza, abusiva l’ autorità paterna” ( A. Bonneau)

10)- Il borghese gentiluomo(1670)
Il signor Jourdain, divenuto ricco, è preso dalle manie di grandezza e si circonda di insegnanti profumatamente pagati per insegnargli a diventare un gran signore. Jourdain inoltre si è innamorato della marchesa Dorimena e pensa di essere riamato da lei che invece gli spilla solo soldi.
Molte altre sono le peripezie a cui va incontro la famiglia di Jourdain con lo scopo, prefissato
dall’ autore di dimostrare come spesso i veloci arricchimenti possono creare molti problemi.

11)-Le furberie di Scapino(1671)
Ottavio, figlio di Argante, durante l’ assenza del padre sposa segretamente Giacinta.
Leandro, figlio di Geronte sposa Zerbinetta. I due giovani si affidano a Scapino, servo di Leandro perché temono le ire dei padri e hanno bisogno di soldi.
Al ritorno di Argante, Scapino gli fa credere che Ottavio ha sposato Giacinta perché costretto dai parenti di lei, inoltre il fratello di Giacinta vuole uccidere Ottavio.
Scapino dice anche a Geronte che suo figlio Leandro è stato rapito a scopo ricattatorio.
Con queste menzogne, Scapino, riesce ad avere soldi sia da Argante che da Geronte.
Alla fine della commedia Giacinta si trova ad essere riconosciuta figlia di Geronte e Zerbinetta figlia di Argante.
Scapino, vecchia maschera della commedia italiana , è protagonista di questo testo e le sue trovate menzognere creano la grande comicità.

12)- Le donne sapienti(1672)
Filaminta ama principalmente il sapere e progetta di sposare la figlia Enrichetta a Trissottino, che passa per essere uomo di grande cultura. Enrichetta però ama Clitandro. Ariste, zio di Enrichetta, riesce a rivelare la vera natura di Trissottino: un fanfarone vacuo che anela alla dote di Enrichetta.
Così Clitandro può sposare l’ amata Enrichetta.

13)-Il malato immaginario(1673)
Argante si crede molto malato e pensa di sposare la figlia Angelica con Tommaso, un medico che gli farebbe comodo avere in casa. Ma Angelica è innamorata di Cleante e Argante minaccia di mandarla in convento, ma poi accortosi del grande affetto della figlia nei suoi confronti, decide, su suggerimento del fratello, di diventare lui stesso medico per potersi curare da solo.
E’ la satira contro gli eccessi della medicina.

LA CRITICA
“Moliere è tanto grande che ci sorprende sempre ogni volta che lo leggiamo” (W.Goethe)

“ Moliere appartiene al secolo in cui è vissuto per la rappresentazione di certi vizi particolari e per
l’ impiego dei costumi teatrali; ma purtuttavia egli appartiene ad ogni epoca, a tutta l’ umanità.
Nulla val meglio a dare subito la misura del suo genio che constatare quanto facilmente egli aderisca al suo secolo, e come nello stesso tempo se ne distacchi, come esattamente vi si adatti e come se ne affranchi con grandezza” (Sainte-Beuve)

“ I meccanismi consolidati della farsa e della commedia dell’ arte italiana acquistano con lui un nuovo spessore al servizio della satira, rivolta contro mode e costumi della realtà contemporanea.
( Anonimo)

“La comicità nasce apparentemente, dallo scarto del personaggio rispetto alla norma. Ma Moliere sa che questo scarto è il prodotto stesso della società e, alla fine, il nemico principale risulta essere il fanatismo di coloro che, talmente sicuri di aver ragione, fanno l’ infelicità di chi li circonda. Da qui nasce la necessità della risata, che è una correzione morale piacevole e passeggera.” ( Anonimo)

“Moliere mette in ridicolo vizi e manie del suo tempo e di tutti i tempi( Avaro, Misantropo, Malato immaginario…). Il grande prestigio di Moliere ha contribuito a quello dell’ intera civiltà francese. A Moliere si sono ispirati tutti gli autori, non solo i comici, perché il suo teatro è la vita, la realtà,dominata da un eccezionale spirito comico, inteso in tutte le sue forme e contrapposizioni.
Per le sue commedie vale la sentenza :” castigat ridendo mores”( correggi i costumi ridendo).
Fu definito il Terenzio francese.
La comicità di Moliere ha un carattere molto complesso: è irresistibile, esilarante, eppure ci fa pensare, contiene qualcosa di amaro che ci induce alla riflessione, a considerare i nostri molti difetti e pochi pregi.
I temi prediletti sono: avarizia,misantropia,fanatismo,libertinismo,saccenteria, preziosità,sincerità,furbizia, intellettualismi,devozione, ipocrisia, erudizione, amori e rapporti tra i sessi, incostanza,nobiltà, lussuria, desiderio di sembrare diversi da ciò che si è…( Lino Calvino)

BIBLIOGRAFIA
Il materiale bibliografico su Moliere è immenso. Si possono consultare:
1-Le storie del teatro e della letteratura francese
2-Guide Bibliografiche- Teatro- Garzanti
3- “ Letteratura francese- “
4-Enciclopedia dello Spettacolo- Le maschere-UNEDI
5- “ Garzanti
6-Dizionario Bompiani delle Opere Bompiani
7-Alonge-Davico Bonino- Storia del teatro moderno e contemporaneo- Einaudi
8-internet- motori di ricerca: Altavista-Google-Virgilio…

Moliere

CARLO GOLDONI

Sintesi biografica a cura di Pasquale Calvino

​

LA VITA
Carlo Goldoni(Venezia 1707-Parigi 1793) è uno dei più grandi commediografi italiani.
Studiò filosofia a Rimini( presso i Domenicani), diritto all’ Università di Pavia, da cui fu espulso per aver scritto una satira contro le ragazze della città(Il Colosso).
L’ anno 1732 segna l’ inizio della carriera teatrale di Goldoni, dopo che fu costretto a fuggire da Venezia per un’ incauta promessa di matrimonio e per l’ assillo dei creditori.
Nel 1936 sposò la genovese Nicoletta Connio.
Oberato di debiti dovette ancora fuggire. Morì in grande miseria.
E’ autore di oltre cento commedie.

LE OPERE
1-“ Il servitore di due padroni” (rappresentata nel 1745)
La trama intrecciata e complessa ruota attorno alla figura di Truffaldino, servitore contemporaneamente di Florindo e di Beatrice, innamorata di Florindo.
Il matrimonio tra Beatrice e Florindo si celebra per l’ intervento dell’ intrigante Truffaldino con le più ovvie e felici conclusioni.

2-“ La vedova scaltra”(1748)
Rosaura, rimasta vedova, aspira a risposarsi, ma temendo che i vari corteggiatori mirino più ai suoi soldi che alle qualità della sua persona decide di fare delle prove. Solo un corteggiatore le supererà e sarà il suo sposo.

3-“ La famiglia dell’ antiquario” (1749)
Per la costosa mania dell’ antiquariato, Anselmo, rischia di distruggere la famiglia.
Pantalone, padre della nuora di Anselmo, riesce a trovare un equilibrio.

4-“ La bottega del caffè” (1750)
Eugenio, infatuato di una ballerina, trascura l’ amata moglie.
La commedia è un classico esempio del “teatro d’ambiente, d’ intreccio e di carattere”.
In una piazzetta con caffè si muovono una grande quantità di persone e si svolge un’ intrecciata storia.

5-“La locandiera” (1753)
Mirandolina è molto corteggiata ma si innamora solo dell’ uomo che la evita e riesce a sedurlo.
E’ una delle più belle commedie del Goldoni e del teatro universale.

6-“ Gli innamorati”(1759)
La gelosia di Eugenia turba il suo rapporto con Fulgenzio. I due giovani, come in genere in Goldoni, superati gli equivoci e i malintesi, vivono felici e contenti.

7- “ I Rustegni” (1760)
Quattro amici amano ricordare i tempi beati della loro gioventù, quando i figli obbedivano ai voleri dei padri.
Si ordiscono particolari stratagemmi per convalidare questa usanza di obbedienza ma…
E’ una stupenda commedia goldoniana.

8- “ Le smanie per la villeggiatura” (1761)
Si parte per la villeggiatura ma gelosie, equivoci, pettegolezzi, invidie…turbano il tono dell’ umore.
Come al solito tutto finirà per il meglio. Questa commedia è la prima di una trilogia sulla villeggiatura, vista, a quei tempi, come segno di distinzione, superiorità, ostentazione di una certa ricchezza.

9- “ Il Ventaglio” (1765)
Evaristo da un ventaglio a Giannina per farlo consegnare a Candida, sua innamorata.
Una serie di equivoci, pettegolezzi, vendette turba la pace e creano piccoli conflitti.
Tutto, come al solito, finirà per il meglio.

10-“ Il burbero benefico” (1771)
Geronte, gran bel personaggio goldoniano, sotto un aspetto burbero e intollerante, nasconde un gran cuore.
Angelica, la nipote di Geronte, ama Valerio ma per paura del vecchio che sembra duro, rigido, aspro, arcigno…ha paura di confidargli il nome di chi la ama.
Come al solito, anche in questo si esplica la grandezza del Goldoni,una serie di equivoci turbano la quiete, ma tutto si risolverà nel migliore dei modi.

LA CRITICA
“ A mezza strada fra il gusto poetico dell’ Arcadia e il rinnovamento culturale illuministico si colloca l’ arte del Goldoni, il quale anche per questo è una delle figure più rappresentative dello spirito medio del suo tempo, come quella in cui si riflettono, se pure attenuate, senza attriti e senza reazioni profonde, le più svariate esigenze e tendenze della cultura e della poetica settecentesca.”
(Natalino Spegno)

“L’ equilibrio vero è toccato dal Goldoni là dove questi sparsi elementi(sentimentalismo, moralismo…n.d.r.)si fondono, spogliandosi della loro astrattezza, alla luce di una visione più matura, serena e distaccata della vita: Allora la moralità, liberata dalle velleità polemiche,prende vigore di concretezza e si vela d’ ironia incarnandosi nelle figure e nelle vicende della realtà quotidiana; il realismo dell’ osservatore si arricchisce di segrete ragioni morali e acquista d’ umanità; il sentimento si rammorbidisce e si fa sorridente nell’ evocazione nostalgica di un piccolo mondo, che però contiene in se tutta l’ esperienza dello scrittore e il sapore della sua giovinezza…
La misura di questa poesia consiste tutta in una ideale mescolanza di tenerezza e d’ ironia in quella pacata contemplazione delle passioni degli errori dei capricci umani, alla luca di una saggezza serena eppure cordiale, soddisfatta della sua pace eppure conscia della sua debolezza e disposta all’ indulgenza e al sorriso. (Natalino Spegno)

“ I suoi personaggi hanno una psicologia elementare, fatta di lievi crucci, di puntigli, di gelosie, di lievi capricci, di manie piccine. I loro affetti non hanno mai radici profonde: l’ amore stesso, che pur forma la sostanza di tante sue commedie, nasce senza veri turbamenti ed agita appena la superficie dell’ animo” (Carmelo Cappuccio)

“ La riforma del Goldoni, ben lungi dall’ atteggiarsi a fredda e sterile reazione, prende pertanto forma di rinnovamento, e in certo senso di continuazione della “ commedia dell’ arte”, che, mentre la libera dagli elementi più volgari e artificiosi di tono e di gusto popolaresco, ne serba intatte e ne realizza per la prima volta sul piano letterario le ricche qualità fantastiche, il movimento e la pienezza dell’ azione, il susseguirsi rapido e avvincente delle situazioni sceniche. Questa contrastata derivazione dalla commedia dell’ arte aiuta a meglio intendere i limiti del cosiddetto realismo goldoniano…” (Natalino Sapegno)

“Il Goldoni alla complicata e buffonesca “ commedia dell’ arte” sostituisce con la sua riforma teatrale una “commedia di intreccio” principalmente e poi anche una “ commedia di carattere e d’ ambiente”.
La “ commedia d’ intreccio” goldoniana possiede non sempre una trama con grandi intrecci, ma sempre un dialogo vivo, vigoroso, a molte voci; il gioco delle intrecciate situazioni, degli equivoci; le vicende dei protagonisti si riscattano con un interessante e facile svolgimento della risoluzione dei contrasti che poi determinano il lieto fine.
Su una sinossi, vengono messe in scena vicende umane reali con ben delineati caratteri, personalità e psicologie e con veri sentimenti, affetti e sensazioni(commedia di carattere).
La bottega, la piazza, il canale,il caffè, l’ ambiente,coloriscono, vivacizzano, guidano e generano l’ azione dei personaggi(commedia d’ ambiente).
Goldoni attinge da Plauto, da Terenzio e soprattutto da Moliere( fu definito ingiustamente “ Il Moliere italiano”), ma non imita passivamente, attinge la materia dai classici ma la trasforma e la rende originale con la sua fantasia, con la realtà in cui vive, guardando con attenzione la natura.
La differenza tra Goldoni e Moliere sta nel fatto che quest’ ultimo parte da un dramma(l’ avarizia, l’ ipocrisia, la misantropia…)per arrivare alla comicità, mentre in Goldoni non ci sono drammi, profonde tensioni, la situazione di fondo non è mai tragica e quindi non necessita di una forte critica sociale, satirica, politica… (Lino Calvino)

BIBLIOGRAFIA
Molto vasta la bibliografia su Goldoni.
Oltre le varie storie del teatro e della letteratura:
Guide Bibliografiche- Teatro- Garzanti
“ Letteratura italiana- “
AA.VV.-Dizionario critico della letteratura italiana-4 voll.- UTET(1986)

Carlo Goldoni

EUGENE LABICHE

Sintesi biografica a cura di Pasquale Calvino

​

LA VITA
Celebre commediografo francese (Parigi 1815-ivi 1888) autore di vaudevilles (teatro comico inframmezzato con ritornelli o canzoncine e musica).
Ebbe un’ infanzia felice e una memoria prodigiosa che lo aiutò molto negli studi.
Labiche accumula in pochi anni, dopo il 1951, una fortuna immensa. Acquista una proprietà di 900 ettari per dedicarsi all’ agricoltura e all’ allevamento del bestiame.
Augier scrive la prefazione al suo “ Théatre complet” (1879) che contiene solo 57 lavori su circa 170 scritti da Labiche : non è certamente un teatro moraleggiante, anzi è un teatro cinico e satirico allo stesso tempo, ma in questo modo, Labiche, ci mostra la borghesia del suo tempo, con i suoi vizi, le sue ingordigie, i suoi egoismi, per cui si deve dire che L. non è stato il semplice creatore di farse, com’è stato giudicato fino a qualche decennio fa, ma un autore comico, satirico, critico della sua società.
Dopo il Settanta (Sedan, guerra con la Prussia e la Comune di Parigi) Labiche avvertì profondamente l'inadeguatezza e la spensieratezza del proprio teatro, di fronte ai problemi e alle tensioni del momento storico. E infatti - e non solo per l'età - diradò le proprie opere.
Questo commediografo possiede un particolare senso della comicità, una inimitabile forza legata agli intrecci, imbrogli, fatalità, sorprese… (vedi “ Un cappello di paglia di Firenze).
Philippe Saupault scorge nei lavori di Labiche una comicità crudele, un gioco (jeu de massacre) per massacrare a furia di risate la società borghese.
Le commedie di L., secondo una boutade del Lemoinne, hanno infallibili virtù terapeutiche per i malati di depressione, melanconia, tristezza (oggi si parla di comicoterapia).
Luigi Lunari vede in Labiche l’ iniziatore del teatro dell’assurdo, mentre è più severo il giudizio di Vito Pandolci su questo autore francese.
I suoi testi teatrali, circa 170, sono scritti quasi tutti in collaborazione, eccetto sette atti unici.

Tra le più importanti opere ricordiamo:
1- 1849-Rue de l’ homme armé n. 8 (4 atti)
2- 1850- Embrassons-nous, Folleville ! ( 1atto)
3- 1850-Un garzon de chez véry (1 atto)
4- 1850-La fille bien gardée (1atto)
5- 1851-Un chapeau de paille d’ Italie (3atti)
6- 1852- Un monsieur qui prend la mouche (1atto)
7- 1852- Le misanthrope et l’ auvergnat (1atto)
8- 1852-Edgard et sa bonne (1atto)
9- 1852- Le chavalier des dames (1atto)
10- 1852-Mon Ismenie (1atto)
11- 1856- Si jamais je te pince... ! (3atti)
12- 1857- L’ affaire de la rue de Lourcine (1atto)
13- 1859- L’ avocat d’ un grec (1atto)
14- 1859- Yoyage autor de ma marmite (1atto)
15- 1860- La sensitive (3 atti)
16- 1860- Les deux timides (1atto)
17- 1860- Le Voyage de Monsier Perrichon (4 atti)
18- 1861- Les vivacités du capitaine Tic (3 atti)
19- 1861- Le mistère de la rue Rousselet (1atto)
20- 1861- La poudre aux yeux (2 atti)
21- 1862- La Station Champbaudet (3 atti)
22- 1862- Les 37 sous de M. Montaudoin (1atto)
23- 1863- La Dame au petit chien (1atto)
24- 1863- Permettez, Madame !... (1atto)
25- 1863- Célimare le bien-aimé (3 atti)
26- 1864- La Cagnotte (4 atti)
27- 1864- Moi (3 atti)
28- 1865- Premier prix de piano (1atto)
29- 1866- Un pied dans le crime (3 atti)
30- 1867- La Grammaire (1atto)
31- 1867- Les Chemins de fer (5 atti)
32- 1868- Le Papa du prix d’ honneur (4 atti)
33- 1869- Le dossier de Rosafol (1atto)
34- 1870- Le plus heureux des trois £ atti)
35- 1872- Dont-on le rire ? (3 atti)
36- 1873- 29 degrés a l’ hombre (1 atto)
37- 1874- Garanti dix ans (1atto)
38- 1874- Madame est trop belle (3 atti)
39- 1875- Les trente millions de Gladiator (4 atti)
40- 1875- Un mouton a l’ entresol (1atto)
41- 1876- Le Prix Martin (3 atti)
42- 1876- La Cigale chez les fourmis

In italiano sono state tradotte (a volte adattate) :
Il maggiore Cravachon (1844)
Un giovane frettoloso (1848)
Abbracciamoci! (1850)
Ismenia mia (1852)
Il Misantropo e l’Alverniate (o acquaiolo-1852)
Un amico ostinato (1853)
Se ti pesco! (1856)
Sgranocchio mia zia (1858)
Viaggio intorno alla mia marmitta (1859)
I due timidi (1860)
La polvere negli occhi (1861)
I 37 soldi del signor Montaudin (1862)
Celimare il beneamato (1863)
Permette, signora (1863)
Io (1864)
Un piede nel crimine (1866)
La grammatica (1867)
La scelta del genero (1869)
Si deve dirlo? (1872)
29 gradi all’ ombra (1873)
I trenta milioni di Gladiator (1875)
Il cavaliere delle dame
Una cicala in casa di formiche
e tutte le opere descritte nella sezione successiva.

LE OPERE
1) Il cappello di paglia di Firenze (in coll. con Marc Michel, rappresentata nel 1851)
Nel 1927 René Claire trasse l’ omonimo film.
Il cavallo che traina la carrozza del giovane Fadinard, divora il cappello di paglia di una signora che è dal suo amante.Bisogna trovare un cappello identico per darlo alla signora e non destare i sospetti del marito! Il povero Fadinard è costretto, nel giorno delle sue nozze, ad un’ affannosa ricerca del cappello….Lo troverà? E dove?
E’ un capolavoro e un classico esempio del vaudeville francese.

“Cinquant’anni fa, questa commedia sarebbe stata considerata paradossale e mal fatta : L’ idea di far circolare, attraverso tutta una serie di incidenti burleschi, continuamente rinnovati, un personaggio centrale, inseguito dal corteo delle sue nozze, quest’ idea sarebbe apparsa come mostruosa : Oggi questa commedia è il modello delle commedie ben fatte e lo rimarrà per molto tempo” (F. Sarcey 1851)

“ La critica ammirò soprattutto la prodigiosa abilità tecnica dell’ autore, il suo senso del movimento narrativo, il suo brio sicuro e abbondante: E non si accorse lì per lì , che, nella commedia sfilavano , uno dopo l’ altro, dei personaggi di una esattezza umana, beninteso caricaturale, ma impressionante.
…quei personaggi sono ancora così autentici, così veri, che si ride ancora, segno evidente che si trattava di una caricatura in profondità e non già a fior di pelle.
…”Un cappello di paglia di Firenze” è un capolavoro di movimento scenico: Pur rimanendo appiccicati alla verità umana , i personaggi di questa commedia vivono, prima di tutto, secondo
l’ottica della scena. Il racconto di Labiche non ha mai un momento di pausa: Incidenti, equivoci e catastrofi si susseguono a catena: Labiche sa che basterebbe un piccolo tempo vuoto per perdere irrimediabilmente l’ adesione dello spettatore, il consenso della sua allegria. Ma nella sua comicità caricaturale, questa commedia è di una crudeltà spesso brutale. Colla scusa che si tratta di semplici personaggi, di personaggi di una finzione comica, Labiche massacra nella commedia i suoi contemporanei, denunciandone le bassezze, gli egoismi, le vanità, le meschinità, i turpi pensieri mal nascosti. Fadinard è un inquieto, un codardo, un indeciso. Nonancourt è il piccolo borghese, irascibile e vanitoso. Beauperthuis è il marito, nello stesso tempo, pieno di gelosia e di credulità, gretto e cattivo. La famiglia Nonancourt è una di quelle famiglie contro le quali, cent’anni dopo, lanceranno le loro frecce avvelenate gli scrittori di romanzi. Nell’ insieme, il testo di “Un cappello di paglia di Firenze” ha potuto traversare trionfalmente tutto un secolo, in mezzo ad applausi identici di tante diverse generazioni di spettatori. E, forse è per questo che Un cappello di paglia di Firenze continua ad essere uno dei testi più autentici di tutta la storia universale del teatro.
(Vittorio Guerriero)

2) Il viaggio del signor Perrichon (in coll. con Edmond Martin, rapp. nel 1860)
Il signor Perricon, ricco borghese, parte con la moglie e la figlia per un viaggio di piacere in Svizzera. Armando e Daniele, pretendenti della figlia, li seguono, durante il viaggio, per avere il consenso alle nozze. A chi darà sua figlia il signor Perrichon e perché?

3) Il salvadanaio (La cagnotte, rapp. nel 1864)
Un gruppo di amici borghesi giocano a ramino e mettono soldi in un salvadanaio per un viaggio.
Decidono di partire per Parigi in cerca di momenti esaltanti ma rimangono delusi perché per una serie di intrighi rimangono senza nemmeno i soldi per ritornare a casa. In questo viaggio si rivelano i vizi, le manie, i difetti di ognuno del gruppo e quindi della borghesia del tempo.
Tempi comici veloci , ritmi serrati, ottima caratterizzazione dei personaggi sono i principali pregi di questa opera.

4) Il più felice dei tre (“Le plus heureux des trois” in coll.con Gondinet,da un’ idea di Sarcey, rapp. nel 1870)
Tra il marito, la moglie e l’ amante, chi è il più felice?

5) Il caso di via Lourcine (1857)
E’ un giallo-comico, ricco di equivoci, sotterfugi,presunti delitti…
Un signore borghese, al mattino, si trova nel letto un vecchio compagno di scuola: entrambi sono sporchi di carbone e entrambi non ricordano niente della serata precedente. E’ stata uccisa una carbonaia e i due, credendosi colpevoli, cercano di eliminare i sospetti e le prove…
Come andrà a finire?

6) Il club degli Sciampagnoli (Le club Champenois -1848- trad. Lia Martucci)
“ Tutti i personaggi sono grotteschi: borghesi, operai, funzionari, generali; fantocci simili ai personaggi del guignol. Le idee più nobili vengono messe in ridicolo: Labiche ride e compare fin d’ ora quella crudeltà che la sua giovinezza felice e spensierata non sembrava preannunciare. Fa ridere sulle disgrazie dell’ epoca, sulle pretese o sui timori dei suoi contemporanei. Ride, ma non partecipa. “ ( Filippe Soupault)

7) Le ferrovie ( Chemins de fer-1867 trad. Luigi Lunari)
“ Le Ferrovie ci presentano il classico gruppo di personaggi del vaudeville di Labiche: il borghesotto provinciale, grassottello e benestante, con la moglie molto più giovane e belloccia, la cameriera piacente e paesana, la nipote decisamente carina e non necessariamente geniale, il di lei pretendente alto magro ed elegante, e una piccola folla di figurine minori caratterizzate da un vizio, da una virtù, da un tic o da una mania ben costante,suggerite magari dalla necessità di dare una porticina a un attore o a un’ attrice della compagnia. Nelle “ Ferrovie” questo gruppo si muove, si sposta da un posto all’ altro, come abbiamo visto fare nei più tipici capolavori del genere(quali “ Il cappello di paglia “o”La cagnotte”); ma mentre in queste e in altre opere le peripezie del gruppo hanno uno scopo, un preciso punto di partenza e un punto d’ arrivo altrettanto preciso, raggiunto alla fine di ben precise e conseguenti avventure, nelle “Ferrovie” esso vagola a caso, per cinque luoghi, in cinque momenti, per cinque atti che potrebbero essere aumentati a venti o ridotti a tre.
Non esiste una trama: esiste una dissoluzione della trama negli incidenti che solitamente compongono i dialoghi, con un nesso causale che le lega assottigliato il più possibile, così qui gli incidenti, i fatti, le azioni, i gesti e le frasi dei personaggi si susseguono senza alcun rigore causale: agganciandosi l’ uno all’ altro sulla base di una vaga associazione d’ idee, di un’ alliterazione, di un rapporto del tutto occasionale, o qualche volta semplicemente per caso, o addirittura perché date le premesse ciò che segue è la sola cosa inattendibile che possa verificarsi in quel momento: per assurdo.
Teatro dell’ assurdo, dunque, subspecie del vaudeville. Il vaudeville portato alle conseguenze estreme, fino a ridursi alla esasperazione parossistica dei suoi elementi costitutivi, e dunque rovesciato in ironia, in parodia del vaudeville. Quello che è abbastanza stupefacente è che questa dissoluzione ironica del vaudeville sia stata compiuta da uno dei suoi massimi sacerdoti, ma anche a questo proposito si possono avanzare due spiegazioni: L’ una che la modestia di Labiche abbia favorito la percezione dei limiti di questa forma drammatica o dei pericoli comunque insiti nel suo sviluppo; l’ altra che la totale gratuità delle “ Ferrovie” costituisca la brillante soluzione pratica escogitata da Labiche in mancanza di un’ idea drammatica più solida e munita di capo e di coda.
Pertanto poco importano le intenzioni dell’ autore di fronte alla realtà dell’ opera scritta: ai nostri occhi “ Le ferrovie” appaiono come la diagnosi ironica di un genere avviato alla dissoluzione in un tecnicismo sempre più vuoto e fine a se stesso, e dunque come un esempio di teatro dell’ assurdo dell’ ottocento, perfettamente analogo al teatro dell’ assurdo del giorno d’ oggi. Di più, se consideriamo come il teatro dell’ assurdo del ‘900 ha perlopiù allestito Labiche, con attori ammiccanti furbescamente al pubblico, ben consci delle spiritosaggini che dicevamo, vestiti di incredibili panciotti arancione, con gabbie di pappagalli e ombrelloni verdi in mano, con camicioni da notte lunghi fino ai piedi, privati insomma di quella crudeltà con cui li ha visti il loro autore( e che nasce dal contrasto tra la mediocrità delle cose che essi dicono e fanno, e la serietà con cui parlano e agiscono), “Le ferrovie “ ci appaiono addirittura come una satira del modo di rappresentare Labiche, e cioè come la sola opera di Labiche che sia legittimo allestire con i panciotti arancione, con le gabbie di pappagalli e gli ombrelloni verdi, e i camicioni da notte lunghi fino ai piedi. ( Luigi Lunari)

8) Marinare la scuola ( L’ école buissonnière- 1845-trad. Sonia Pozzoni ; adat. P. Calvino)
Clodion ritorna a casa dopo aver perso molti soldi al gioco. Aveva pensato di invitare degli amici ma si è dimenticato.Si presentano a casa sua alcuni personaggi che egli invita a mangiare con lui, tra questi, Provins, che gli vuole far sposare la nipote dandogli una dote con la quale potrà pagare i suoi debiti di gioco.Clodion è costretto ad accettare…
Il secondo atto si svolge in un collegio femminile, dove…

9) Se una volta ti pesco (Si jamais te pince!...-in coll. con Marc Michel-1856-trad. di C. Levi)
“ Questa commedia ha un carattere ingenuo e familiare , che la rende più accetta anche ad un pubblico più rigido in fatto di morale: a differenza di ogni altra commedia di Labiche, v’è qui sviluppato un carattere femminile. Mentre nelle altre commedie di donne-ragazze o maritate-rimangono un poco nell’ ombra, senza nessuna caratteristica che le distingua, senza personalità,
l’ Alessandra di questa commedia, gelosa al punto di volersi vendicare di una lieve amnesia coniugale di Faribol è la vera protagonista: è colei che tiene le fila dell’ azione.” (Cesare Levi)

10) 29 gradi all’ ombra ( 29 degrés a l’ ombre -1873- )
“ …in tutto il panorama del teatro di Labiche, non ci sono che sette testi-quelli di sette commedie in un atto-che recano unicamente il nome del suo autore. Una di queste sette commedie è appunto 29 gradi all’ ombra che Labiche scrisse al crepuscolo della sua carriera, nel 1873. E’ una delle sue farse più tecnicamente ben riuscite, abitata da un’ ironia di una eccellente qualità letteraria e agganciata aa una verità semplice ed umana. Beninteso, e come in quasi tutto il teatro di questo autore, ci troviamo di fronte ad un aneddoto allegro, messo a disposizione di una descrizione psicologica precisa. Nelle scene rapide, fluide, di 29 gradi all’ ombra l’ aspetto della psicologia borghese, preso a bersaglio da Labiche, è quello della paura fisica: Paura viscerale, direbbero gli esteti di oggi. Un personaggio centrale, quello che ha fisicamente paura, è costretto a passeggiare in mezzo agli avvenimenti di uno stretto universo, che ha le stesse modeste dimensioni del suo spirito. Si tratta, come ha detto Philippe Soupault, parlando delle farse di Labiche, di “ una tempesta in un bicchiere d’ acqua zuccherata”: lo spettatore e il lettore assistono alle varie fasi di questa briosa tempesta. Lo spettatore non è invitato unicamente a ridere delle disavventure o delle reazioni del personaggio centrale( e dei personaggi che lo circondano) ma soprattutto della sua-o della loro- mediocrità. Come i nani fisici- i lillipuziani- ci fanno ridere sulla pista del circo, così i nani della morale ci fanno ridere nella vita di tutti i giorni.
Nessuno scrittore di teatro ha saputo, come Labiche, presentare in maniera nitida e rapida, con una prodigiosa sobrietà di parole, di gesti, di mezzi aneddotici, dei tipi umani che sono, poi, degli individui autentici, in carne ed ossa, chiesti in prestito alla vita di tutti i tempi e di tutti i paesi. I personaggi delle farse di Labiche non sono mai delle marionette comiche, smarrite in un vago circuito di peripezie, ma dei “ caratteri”, nel senso che a questa parola ha dato Bergson nel suo famoso trattato “ Le rire”. Dice Bergson che ogni carattere può essere comico, alla condizione di intendere, per carattere, tutto ciò che esiste di prefabbricato nella nostra persona umana, che esiste allo stato di meccanismo già stabilito e capace di funzionare automaticamente. Il carattere, conclude testualmente Bergson , è il terreno sul quale noi non facciamo che ripetere costantemente noi stessi.
Nelle scene di 29 gradi all’ ombra, circola uno di questi “ caratteri”, sorpreso al centro di una vicenda che lo costringe a definirsi senza equivoci: la vicenda semplice e breve, un carattere che un fotografo chiamerebbe, nel suo gergo, una istantanea. Ma è molto ben riuscita. “ (m.l.d.)

11) Il misantropo e l’ alverniate( Le misantrope et l’ auvergnat- 1852)
Un misantropo che odia tutta l’ umanità perché bugiarda, ipocrita, egoista, furba…riceve la visita di un acquaiolo che gli restituisce un portafogli con una forte somma che il misantropo aveva perduto.
Il misantropo simpatizza con quest’ uomo che non vuole nemmeno una ricompensa e decide di tenerlo come amico dandogli ospitalità..
La grande trasparenza del portatore d’ acqua procura al suo padrone anche delle situazioni imbarazzanti. Cosa fare?

12) La Grammatica( La grammaire-1867)
Atto unico che si svolge nella sala di una casa di campagna dove Jean, il domestico rompe sempre tutto e lo sotterra in giardino per non farlo vedere al padrone sig. Caboussat, negoziante con ambizioni politiche ma poco esperto della grammatica e dell’ ortografia.
Un bravo giovane ma pure lui inesperto dell’ arte di scrivere chiede la mano della figlia del negoziante .Acconsentirà il padre?

13) La lista di Rosafol (Le dossier de Rosafol-1869)
Una seconda moglie tiranneggia il marito donnaiolo dandogli pochi soldi.
Un bel giorno viene assunta come cameriera la prima moglie, da cui aveva divorziato dicendo però alla seconda moglie che la prima era morta..
Non può quindi svelare la vera identità della cameriera ed è costretto a….

14) I due timidi (Les deux timides-1860)
Un avvocato timido, Frémissin, difende il signor Garadoux, accusato di maltrattamenti nei confronti della moglie.
L’ avvocato cerca di raccontare la vita coniugale del suo cliente con dolcezza.
Quando parla il procuratore fa un quadro a forti tinte negative della vita coniugale dell’ uomo e le visioni dolci e violente si alternano con l’ alternarsi della difesa e dell’ accusa.
Ma un incidente turba l’ avvocato della difesa che timido si confonde e finisce con l’ accusare anche lui il cliente che doveva difendere. Come finirà l’ accusato?

15) Un giovane frettoloso

16) Due ottimi padri

Molte sono le commedie importanti di Labiche, ma in Italia, non è stato mai pubblicato, che io sappia, un libro critico con la migliore produzione di questo autore (per le poche cose pubblicate in Italia vedi la bibliografia)

LA CRITICA
“ Infine, ed è forse quel che meno è stato compreso, perché egli ha fatto anzitutto ridere, Labiche è un autore crudele, di una crudeltà brutale, di una brutalità che non si smentisce mai. Questa crudeltà era ben accetta a tutti coloro che soffrivano o anche a coloro che traevano vantaggio da quello stato di cose e da quelle consuetudini e che, vanitosi ed egoisti, riconoscevano i loro amici e il loro prossimo, senza volere o sapere riconoscere se stessi.
Ridere è la più immediata espressione della crudeltà, anche se talvolta questa crudeltà si esercita su se stessi.
E’ per questa crudeltà così ostinata di Labiche che possiamo spiegarci il suo successo senza eclissi. La nostra epoca verrà giudicata senza dubbio una delle più crudeli, fra le più spietate della storia dell’ umanità, che tuttavia ne ha conosciute di sanguinose. E questa tendenza alla crudeltà fu e continua ad essere così forte, che si orienta verso il sadismo e verso il masochismo. Ma è tenuta più segreta.
Un massacro a colpi di risate che labiche ha perpetuato sulla scena quasi per un secolo, rappresenta l’ inizio di questa influenza. Dapprima non fu che un gioco…
Labiche ha compreso quello che il pubblico desiderava più di tutto cercare in teatro. Un massacro.
Come anticamente al circo. Un massacro visto da una poltrona senza aver l’ aria di parteciparvi.
(Filippe Soupault)

“…il suo teatro non poggia su un solo protagonista, ma su una folla di personaggi, orchestrati mirabilmente, che intrecciano e sviluppano trame e avventure nel modo più spassoso e imprevedibile.” ( Giovanni Macchia)

“ …Goldoni coglie direttamente la vita mentre Labiche sceglie le battute migliori, la borghesia è il loro grande tema: ancora gracile con Goldoni, trionfante con L. , nell’ uno come nell’ altro essa mostra per trasparenza decoro, limiti, pregi, manie, irreligiosità: Rivela quell’ etica un poco approssimativa e reticente, che sempre racchiude il germe di una minima riserva mentale, di una possibile transazione: Una volta salve le forme dell’ onestà e della decenza, tutto sembra a posto in entrambi…”
“ Come ideatore di trame bizzarre, paradossali, potremmo dire surrealiste, Labiche ha pochi rivali al mondo: Le sue macchinette comiche hanno quella perfetta finitezza di esecuzione artigianale che è superata soltanto dalla felicità della trovata donde l’ azione coglie pretesto a sgomitolarsi”
(Corrado Pavolini-Enciclopedia dello Spettacolo voll.VI pag.1114)

“ l’ umorismo di Labiche- legato al suo tempo come ogni umorismo, finché non trova al proprio fondo una volontà morale, come in Moliere e in Gogol- non si concreta in figure tipiche, ma in situazioni parossistiche.
La cura che egli poneva all’ osservazione dei costumi e dei caratteri, come allo shema dello organismo teatrale , non gli ha dato modo di trarre conclusioni , oppure esse sono state sorvolate da un amaro scetticismo , troppo uso a vedere gli ideali servire unicamente a copertura d’ interessi.
Il sorriso di Labiche cela un amaro pessimismo , una buffoneria insultante, un involontario giudizio di marionettismo sulle frivole caratteristiche del secondo Impero. Si è dileguato per sempre il gioco senza scopo di Scribe, come si è dissolta la brillante amabilità di Goldoni: qui non abbiamo altro fine che di giungere al comico, al comico più sfrontato e gaio , altro mezzo che la riproduzione della vita dei borghesi, nel loro epos quotidiano, nella falsa compunzione con cui essi affrontano le svolte dell’ esistenza. Labiche non se ne estranea affatto, anzi se ne pone al mezzo, lasci che la burla trascini il suo autore, e si accontenta di divertirsi anch’ egli al gioco, di dargli una lieve e libera patina d’ eleganza, di farvi trasparire il suo spirito dandy” ( Vito Pandolci)

BIBLIOGRAFIA
Labiche Eugene - Théatre 3 vol. (prefazione di H.Gidel) - Garnier
Labiche Eugene - Théatre 2 vol. (pref. Jaques Robichez) - Robert Laffont
Labiche Eugene - Théatre Complet 10 vol. (pref. E.Augier) - Calmann Levy
Labiche Eugene - Ouevres Complètes 8 vol.(pref. G. Sigaux) - Flammarion
Labiche Eugene - Il viaggio del Signor Perrington (trad.A.Franzoni) - Rizzoli-BUR
Labiche Eugene - La cagnotte( Il salvadanaio) - Einaudi
Labiche Eugene - Un cappello di paglia di Firenze - Set
Labiche Eugene - Un giovane frettoloso - Poligono
Labiche Eugene - Due ottimi padri
Labiche Eugene - Se una volta ti pesco (trad. Cesare Levi) - Treves
Labiche Eugene - Le Ferrovie (trad. L. Lunari) – Sipario n. 237|1966
Labiche Eugene - 29 gradi all’ ombra
Benabdallah Nadia - Le langage comique dans l’ oeuvre d’ Eugene Labique - Septentrion
Autrusseau Jacquelin - Labiche et son théatre - L’ Arche
Soupault Philippe - Labiche sa vie-son oeuvre - Sagittaire
AA. VV. Eugene Labiche - Joca Seria
Lambert Jean - Labiche en Italie - Corti
Pronko C. Leonard - Eugene Labiche and Georges Feydeau - Gove Press
Pandolfi Vito - Teatro borghese dell’ 800 - Vallardi
AA.VV. - Dizionario Critico della Letteratura Francese - Utet
Macchia e coll. - La letteratura Francese dal romanticismo al simbolismo - BUR
AA.VV. - Trame per lo spettatore (Storia del teatro mod.e cont.) - Einaudi

Eugene Labiche

VITTORIO CALVINO

Sintesi biografica a cura di Pasquale Calvino

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Vittorio Calvino (Alghero 1909 - Roma 1956), autore teatrale, radiofonico, soggettista e sceneggiatore cinematografico, saggista e giornalista è stato un genio poliedrico amante del teatro, del cinema, della radio, dei viaggi…
A 13 anni si imbarcò come mozzo su un veliero e viaggiò per molti continenti alla ricerca della propria identità di uomo e di autore.
Si ricorda principalmente per il suo lavoro nel cinema e per la sceneggiatura del film: “Abbasso la ricchezza” -1946- con una splendida Anna Magnani e la bravura di Vittorio De Sica per la regia di A. Righelli.
Il suo capolavoro teatrale è “ La torre sul pollaio” -1949-, di cui è nota una versione cinematografica (Strano appuntamento -1946- grosso successo in Italia e all’ estero) e una televisiva (RAI).
I suoi maggiori temi sono l’ amara nostalgia delle proprie radici, la ricerca della interiorità e di Dio.

Tra le sue opere teatrali ricordiamo:
1940: “80° Parallelo Nord”
1948: “ Così ce ne andremo”
1949: “ La torre sul pollaio”
1950: “Il diavolo degli amanti”
1951: “ Creatura umana”
1952: “Cavaliere senza armatura”
1955: “ L’arciere”

Vittorio Calvino

SAMUEL BECKETT

Sintesi biografica a cura di Pasquale Calvino

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Di Samuel Beckett (Dublino 1906-Parigi 1969) ricordiamo, tra i suoi lavori teatrali: “ Aspettando Godot” (1953), Finale di partita (1956), Quelli che cadono”(1957), “L’ ultimo nastro di Krapp” (1958), “Giorni felici” (1961) .Vinse il premio Nobel nel 1969.
E’ il principale autore (insieme a Eugene Ionesco) del “ teatro dell’ assurdo” che genererà influssi in molti importanti autori (Vian, Genet, Pinter, Buzzati, Santanelli…).
E’ stato influenzato, nelle sue opere, da Joyce di cui fu molto amico, spesso non ricambiato: ma la loro originalità li porta in due mondi lontani.
Beckett va oltre Kafka, Camus e Sartre, sviluppando attraverso ambientazioni allucinanti e monologhi interiori il tema dell’ incomunicabilità e dell’ isolamento, dell’ alienazione angosciosa e inibitoria, che fa dell’ esistenza umana un desolato e buffonesco viaggio dal nulla al nulla. I suoi personaggi, emblematica proiezione di una visione negativa della vita, non per questo rifiutano di vivere, ma lo fanno senza sapere il perché. L’ unica forma di difesa è per essi la parola, nella quale si identificano in una dimensione assurda Sono personaggi che, secondo Beckett, “ scontano il peccato di essere nati’” .
“…il concetto di disperazione implica il concetto relativo di speranza, e speranza implica una continuità nel tempo che Beckett contesta decisamente. Disperazione, ad ogni livello morale, è termine del tutto inadeguato a definire l’ atteggiamento di B. davanti alla condizione umana; né questa è assurda nel significato corrente della parola. Essa è letteralmente e logicamente impossibile. In questo concetto centrale di ‘impossibilità’ risiede l’ origine prima del pensiero e dell’ opera di Beckett” (R.N. Coe)
“…(nel teatro di B.-N.d.R.) si assiste ad una progressiva, sempre più marcata dissoluzione delle strutture formali del teatro, scomposizione degli stessi nessi logici della narrazione che però viene sostenuta dall’ imprevedibilità analogica e allusiva delle immagini e di un ritmo poetico che, rimandando continuamente oltre il significato delle parole e dei gesti scenici, si fa parabola di un profondo senso tragico dell’ esistenza
“ Se per “assurdo” si intende il movimento del pensiero che nega e afferma contemporaneamente, non c’è dubbio che l’ assurdo sta proprio nell’ affermazione che il Nulla esiste. Ma la stoica, patetica, talvolta ridicola resistenza dei personaggi di B. a questo Nulla non è anch’essa assurda?
Il termine “assurdo” , dunque,che è quasi convenzionalmente usato come cifra per il teatro di B., finisce con il rimandare a una tenace, incomprensibile, “inesauribile persistenza dell’ essere”(R: Oliva)
“…la filosofia di Beckett è una filosofia della morte, nella misura in cui l’ uomo beckettiano realizza la propria esistenza accettando la sola certezza che gli sia fornita, ossia il ritorno a quel nulla da cui la sua esistenza era sorta. La morte quindi si trasforma nell’ Essere, il Tempo diviene una dimensione di eternità, l’ individuo si disgrega, si dissocia, frantumandosi in una serie infinita di individualità tendenti a costruire però un’ unità che si realizza in quel tempo astratto che è il tempo della Morte. Se “Attendendo Godot” rappresenta ancora la finzione dell’ attesa, “Finale di partita” è lo spalancarsi definitivo dell’ abisso della morte….” (Margherita Muratore).
“…in Godot…il dialogo non conduce mai all’ azione ed è interrotto soltanto da singole scenette che hanno il carattere di numeri attoriali. Ma la conversazione si dichiara come il succedersi di frasi per passare il tempo, per ingannare l’ attesa in cui consiste l’ essenza della pièce stessa.”(P. Bertinetti)
Dalle atmosfere di “ Aspettando Godot” e del suo teatro deriva l’ aggettivo “ beckettiano” usato in molte lingue non solo europee.
“ Oggetto di innumerevoli interpretazioni, più o meno ingegnose, il teatro di B. fra i più importanti del secolo, ha soprattutto il merito di tradurre esperienze fondamentalmente statiche(l’ attesa, il ricordo, la lotta inane contro la futilità dell’ esistenza) in opere che, quasi pur eliminando quasi tutti gli elementi costitutivi della drammaturgia occidentale, inventano una nuova teatralità e un nuovo dinamismo proponendo immagini destinate a imprimersi nella memoria per dar corpo e concretezza fisica a riflessioni sulla condizione umana nel buio contesto della fine millennio, che non escludono una raffinata levità.” (Ettore Capriolo)
Oltre il teatro vi sono anche importanti opere narrative scritte da B. prevalentemente agli inizi della sua attività di autore.

Per Beckett :
1-Teatro- Guide bibliografiche Garzanti
2-R.N.Coe- Che cosa ha veramente detto Beckett- Ubaldini
3-Alvarez- Beckett- Mondatori
4-Ferrante- Beckett-Accademia
5-Szondi- Teoria del dramma moderno.
6-AA.VV.-Avanguardie e utopie del teatro-Il novecento-vol. I (da pag. 245)

Samuel Beckett

EUGENE IONESCO

Sintesi biografica a cura di Pasquale Calvino

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Ionesco ( Bucarest 1912 – Parigi 1994) è autore teatrale appartenente , insieme a Beckett, al teatro dell’ assurdo. Ionesco è un autore molto surreale di “anticommedie” che mettono in evidenza mediante il nonsenso, il paradosso, il giuoco mimico, le accelerazioni comiche, il clima onirico… le gravi difficoltà, se non l’ impossibilità della comunicazione interpersonale e la conseguente solitudine dell’ essere umano.
Viene rappresentata, a Parigi, la sua opera prima: “La Cantatrice calva” (1950), dove due coniugi chiacchierano in modo inconsulto, svagato, senza senso. La cameriera fa entrare altri due coniugi amici della coppia. Interviene anche un capitano dei pompieri alla ricerca di un incendio inesistente. Riprendono i dialoghi assurdi, surreali, senza senso che diventano sempre più accelerati, aggressivi e martellanti fino a determinare una lotta e poi un ancor più assurdo finale…Questo lavoro definito anticommedia , possiede un particolare nonsenso nichilista, assurdo e comico allo stesso tempo: i suoi personaggi sono privi di autentica realtà, nascono dal nulla, vivono in quel nulla a cui poi tutti sono destinati; vi è nei dialoghi una voluta, assurda banalità: l’ autore mira a dimostrare la sostanziale tragicità della vita e l’ impossibilità dell’ uomo di comunicazione con i suoi simili mediante la parola .
Ne “ La lezione”(1951), una ragazza, molto volitiva e spigliata prende lezioni da un anziano, timido e compito insegnante. Man mano i caratteri si rovesciano fino alla violenza assurda: il professore uccide la ragazza e la governante l’ aiuta a nascondere il cadavere accanto ai molti altri che l’ hanno preceduta.
Nel 1952 debutta l’ atto unico “ Le sedie” dove i due ultranovantenni protagonisti, decidono di spezzare la propria voluta solitudine su un’ isola, invitando numerosi ospiti che dovranno ascoltare un messaggio col quale l’ umanità potrà salvarsi. Arrivano gli invitati ma sono tutti invisibili e vengono fatti accomodare sulle sedie vere. Arriva l’ imperatore, anche lui invisibile e poi l’ oratore che è un personaggio reale. Il finale è volutamente assurdo, come la commedia
“Il rinoceronte” viene rappresentato nel 1959: qui Ionesco tenta la via del teatro sociale e politico.
Uno spirito maligno trasforma gli abitanti di un villaggio in rinoceronti. Anche i notabili del paese sono colti dal piacere di diventare rinoceronti per non essere diversi dagli altri. E’ stata vista come una satira del nazismo e della frenesia di essere come gli altri, copie conformi.
Altre importanti commedie sono: “ Assassinio senza movente”(1958) il cui vago messaggio è che il sacrificio si può configurare come superamento del male, “ Delirio a due(1962) e “ Il re muore” dello stesso anno, in cui viene affrontato il tema della morte.
Gli ultimi interessanti lavori sono: “ La peste”(1967) e “ Quel magnifico bordello”(1974) in cui evidenzia l’ ottusità del “modus vivendi” e dei comportamenti contemporanei e l’ angoscia per l’ autodistruzione a cui l’ umanità va incontro: solo l’ amore sembra poter giustificare una vita che è
l’ inizio della morte.

Eugene Ionesco

JEAN-PAUL SARTRE

Sintesi biografica a cura di Pasquale Calvino

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Jean–Paul Sartre (Parigi, 1905-1980) è uno dei pensatori più complessi e anticonformisti del novecento. La filosofia di Sartre si evidenzia anche dal suo teatro e quindi non possiamo non ricordare che il suo pensiero si nutre dell’ esistenzialismo di Heidegger, del fenomenologismo di Husserl e del materialismo di Marx, correnti filosofiche che, portate alle conseguenze estreme sfociano nell’ esistenzialismo sartriano.
In termini pratici, l’ esistenzialismo sartiano è “psicanalisi esistenziale nel senso d’essere l’ analisi del progetto fondamentale in cui l’ esistenza consiste” (Abbagnano-Storia della filosofia-vol V pag.729) e può essere altresì definito come la filosofia della scelta, della libertà e della responsabilità(“l’ uomo essendo condannato a essere libero, porta il peso del mondo tutto intero sulle sue spalle”). L’ assoluta libertà dell’ uomo di fronte alle innumerevoli possibilità di scelte può generare l’ angoscia: “ Non si possono trovare alla libertà altri limiti che la libertà stessa; o, se si preferisce, che non siamo liberi di cessare di essere liberi”(N.Abbagnano).
L’uomo “ è quel ch’ egli si fa: e si fa quel che egli sceglie di essere, in forma di una decisione per la quale s’ identifica con una delle infinite possibilità che s’aprono innanzi a lui”.
E siccome tutte le possibilità sono egualmente insignificanti, la scelta è immotivata: ciò che importa è che si scelga, per essere qualcuno; non importa quel che si sceglie.
Secondo una terminologia più filosofica, Sartre definisce due realtà contrapposte: la realtà delle cose, degli oggetti cioè l’ “in se” che si contrappone al “per se” che non è altro che la coscienza dell’ essere umano che esiste ed è presente grazie alla separazione dal suo oggetto.
Per l’ impossibilità di una coincidenza tra le due realtà, l’ uomo è continuamente frustato nel suo desiderio di raggiungere l’ irrealizzabile pienezza dell’ essere e non gli rimane che l’ angoscia.
Gli elementi più originali della filosofia sartriana sono la concezione della libertà individuale, il soggettivismo e il nichilismo.
L’ esistenzialismo è una corrente molto importante del novecento, che investe molti campi, perfino la moda. Elementi del pensiero esistenzialista si trovano in molti grandi scrittori, poeti, artisti…
Vogliamo ricordare : Camus, Dostoevskij, Kafka, Strindberg, Ibsen…e anche la poesia ermetica di Montale, Ungaretti…per i temi della solitudine, della depressione, dell’ angoscia, della precarietà della vita.
Le basi teoriche di Sartre sono esposte in :” L’ essere e il nulla”(1943-l’ essere è la realtà, il nulla la coscienza), e in “ L’ esistenzialismo è un umanismo(l’ esistenza precede l’ essenza)”(1956), e ancora nella narrativa: “La nausea”(1938) e “ Il muro”(1939), e infine nei lavori teatrali.
Nel 1943 stringe un’ intensa amicizia con Albert Camus.
La scrittrice Simone de Beauvoir gli è stata compagna per la vita.
Nel 1964 gli fu assegnato il premio Nobel per la letteratura che egli rifiutò per ragioni ideologiche.
Iscritto al Partito Comunista , se ne distacca dopo il 68 per militare nella sinistra extraparlamentare.

Tra i suoi testi teatrali ricordiamo:

1 - “Le Mosche” (1943) - E’ un rifacimento della tragedia di Eschilo: “ Le Coefore-Orestea”, in cui Oreste si assume responsabilmente il compito di vendicare l’ uccisione del padre, assassinando la madre Clitennestra, regina traditrice.

2 - “A porte chiuse” (1944) - In uno spazio claustrofobico, ovvero un salotto, due donne e un uomo sono condannati a colpevolizzarsi reciprocamente, mentre cercano entrambi di procacciarsi l’ amore di una giovane: tutto il lavoro mette in evidenza la concezione sartriana per cui la vita sociale è un inferno(“L’ inferno sono gli altri”).
“E’ l’ opera che presenta l’ equilibrio più perfetto fra trasferimento drammaturgico ed esistenzialistico e che meglio rivela la sostanziale affinità fra la drammaturgia dell’ angustia e quella esistenzialistica”
(Szondi - Teoria del dramma moderno-pag.84).

3 - “La sgualdrina timorata” (1946) - In chiave satirica, prende di mira il razzismo e l’ ipocrisia borghese.
Lizzie è stata aggredita dal figlio di un importante uomo politico: la giustizia accusa un negro anche se è stato un bianco che non può essere accusato perché troppo altolocato, oltre ad essere bianco.
Lizzie vorrebbe difendere il negro perché sa che il bianco è colpevole, ma non è possibile.
Come può una società credere che un bianco americano che discende da una buona famiglia, che ha studiato, che dà lavoro a tanti operai,che forse un giorno potrà essere un governatore…possa essere il colpevole?
Il riferimento a “ San Genet commediante e martire”(1952) è facile: Genet comprende che la società lo vuole ladro e bastardo e lui si adegua, recita la parte che gli altri (l’inferno, la società) gli impongono.

4 - “Le mani sporche” (1948) - Ispirato all’ assassinio di Trotskij.

5 - “Il diavolo e il buon Dio” (1951) - E’ una grottesca parabola sulla libera responsabilità di scelta della propria vita. Il protagonista tenta sia la strada della santità che quella dell’ inferno.
E’ uno dei più interessanti lavori di Sartre.

6 - “Nekrassov” (1955) - E’ una violenta satira contro l’ anticomunismo.

7 - “I sequestrati di Altona” (1959) - Sui rapporti tra responsabilità individuali e collettiva racconta di un ex nazista si uccide quando i delitti compiuti gli paiono ricadere sulle proprie spalle.

Tra i film che derivano dalle opere di Sartre ricordiamo: “ La mondana rispettosa” (1952) e “I sequestrati di Altona” (1962), diretto da Vittorio De Sica (con la Loren).
Tra le produzioni televisive italiane : “Le mani sporche” diretto da Petri (1982), “Il diavolo e il buon Dio” (1982) diretto da Trionfo e con Bruno Cirino e infine “Porte chiuse” (1983) diretto da Squarzina e con Sergio Fantoni e Maddalena Crippa .

In tutti gli autori esistenzialisti ricorrono i temi fondamentali dell’ angoscia, del nichilismo, della libertà, della derealizzazione e alienazione, della limitatezza dell’ uomo, dell’ assurdità della vita.
Il teatro dell’ assurdo(Beckett, Ionesco, Pinter…) sente in parte l’ influenza dell’ esistenzialismo, ma con risultati più teatrali e meno filosofici.

BIBLIOGRAFIA MINIMA:
1-Sartre- La sgualdrina timorata-Nekrassov- Oscar Mondatori
2- “ Le mosche- Porta chiusa “
3- “ Morti senza tomba- Le mani sporche “
4- “ I sequestrati di Altona “
5-A.P. Rovatti- Che cosa ha veramente detto Sartre Ubaldini
6-Szondi- Teoria del dramma moderno Einaudi
7- Lalou- Cinquant’ anni di teatro francese- Cappelli
8-N. Abbagnano-Storia della filosofia

Per ulteriori approfondimenti consultare le voci : Esistenzialismo, angoscia, esistenza, assurdo, Sartre, Kierkegaard, Husserl, Heidegger…su internet, enciclopedie e storie del teatro, della letteratura e della filosofia.
 

Jean Paul Sartre

BERTOLD BRECHT

Sintesi biografica a cura di Pasquale Calvino

​

B. Brecht (Augusta 10-02-1898-Berlino 14-08-1956), importante autore e teorico tedesco di ispirazione marxista e grande oppositore del nazismo, evidenzia nei suoi lavori teatrali, vivissime preoccupazioni umanitarie e sociali, le contraddizioni, le ambiguità, l’ ambivalenza tra lo stoicismo rivoluzionario e il desiderio di soddisfazioni epicuree, il conflitto tra il singolo e la collettività…
Il suo teatro, politico, didattico, satirico, epico, ha inizialmente radici espressioniste.
I suoi drammi determinano nelle spettatore una riflessione critica e un giudizio sui conflitti
dell’ uomo in rapporto all’epoca e alle condizioni in cui vive.
Di famiglia agiata, Brecht si iscrive a lettere e poi a medicina.Costretto all’ esilio dal nazismo, lascia nel 1933 la Germania e continua l’ attività teatrale in Danimarca e poi negli Stati Uniti dal 1941 fino al 1949. Ritornato a Berlino Est dirige il “Berliner Einsemble” con H. Weigel.
Timido e gracile amava molto dare il via con entusiasmo a imprese collettive in campo teatrale

La teoria teatrale (vedi Dizionario teatrale: recitazione) di Brecht conferisce un compito didattico, politico, istruttivo al teatro: l’ attore deve recitare in modo critico, distaccato(effetto di straniamento) per permettere allo spettatore di poter recepire il messaggio senza coinvolgimenti eccessivi, in modo da riflettere, vagliare, criticare costruttivamente, prendere coscienza, rifiutare i condizionamenti della società e rendere possibile il miglioramento, la trasformazione dell’ uomo.
Lo straniamento del personaggio, nel teatro brechtiano, deve essere evidenziato, rafforzato dall’ attore che non dovrà immedesimarsi( opponendosi Brecht a Stanislavskij) totalmente col personaggio.

La grande importanza e influenza di Brecht sul teatro del novecento ha determinato anche l’ uso del termine:
“ brechtiano” cioè un teatro rivoluzionario, politico, sociale, economico, didattico, dialettico, anarchico, cinico, popolare, non aristotelico…che permetta all’ attore di rivolgersi realisticamente e direttamente al pubblico per stimolare la contrapposizione tra ragione e empatia al fine di accelerare,come dicevamo,la riflessione e la conseguente trasformazione e il cambiamento o miglioramento dello stesso spettatore e di tutta la società. Il termine è usato anche nella terminologia comune.
Brecht inizialmente ammira come maestro Wedekind, l’ espressionismo e segue alcune tecniche futuriste.
L’ arte e il teatro, per Brecht, sono un mezzo e non un fine.
Fu accusato di servirsi di molti collaboratori che scrivevano per lui.

OPERE
Le più importanti sono:

1.-Baal (1918)
Brecht riprende i temi di un dramma espressionista: “Il solitario” di Hans Johst e proponendosi di farne la parodia, frammenta la materia in brevi scene
Baal, cattivo,violento, cinico,parassita e asociale, usa molta astuzia per godere il più possibile di tutti i piaceri ma particolarmente e in modo volgare delle donne:questo personaggio è già dotato di spiccata teatralità.
Vi è anche il riferimento al superuomo di una volta, rivisitato e visto in chiave moderna.
Il protagonista, sedicente poeta, canta oscene filastrocche, seduce le mogli e fidanzate degli amici;
uccide perfino il suo miglior amico e muore poi , peggio di un cane, abbandonato da tutti.
Baal pronuncia solo con tono ironico la frase: “ Forse divento cattolico”; ma in numerose opere di Brecht si riscontra un singolare rapporto con la religione.

2.-Tamburi nella notte (1922)
Lavoro ancora di stampo espressionista in cui l’ ironia è usata per determinare contrasti, la battuta è pungente , scurrile, sarcastica…
Anne, fidanzata al soldato Andreas, dato per morto in guerra, aspetta un figlio da Murk, un profittatore della guerra.
Andreas ritorna a Berlino e rovina la festa di fidanzamento di Anne e Murk, poi, tutti ubriachi vagano per le strade di Berlino. All’ alba Andreas e l’ infedele Anne si ritrovano e vanno insieme a casa.

3.-Un uomo è un uomo (1926)
Galy Gay, scaricatore, prende l’ identità di un soldato britannico e si comporterà in modo eccezionale come soldato conquistando da solo persino una fortezza. Vi è molta comicità. e il superamento dell’ espressionismo.
Questo testo “ mostra come il colonialismo corrompa e renda suo cieco strumento il proletario dei paesi imperialisti”( Vito Pandolci)

4.-“ L’ opera da tre soldi” (1928)- recitata e cantata con musiche di K. Weill.
Ispirata all’ “ Opera del mendicante” di J. Gay, narra, con una trama complessa, la storia di un uomo che ha sposato in segreto la figlia di un mendicante, strozzino e proprietario di molti magazzini dove si noleggiano costumi e arnesi per la trasformazione esteriore di chi voglia dedicarsi al mestiere di accattone.
La tecnica usata da Brecht si avvale di scene staccate, cartelli, canzoni e musica.
Pabst nel 1932 ne trasse un film che non piacque a Brecht
Il primo allestimento italiano è del 1930.
E’ insieme a “ Madre Coraggio e i suoi figli”e “ Vita di Galilei”, uno dei più interessanti e rappresentati lavori di Brecht

5.-Santa Giovanna dei macelli (1929)
Il tema è quello di Giovanna D’ Arco.
Vi sono evidenziati aspetti del capitalismo, giochi di borsa e problemi di sovrapproduzione.
Anche Giovanna, che vorrebbe stimolare, risvegliare, provocare la coscienza dei ricchi e consolare la rassegnazione dei poveri, si converte alla rivoluzione.

6.-Ascesa e caduta della città di Mahagonny (1930) con musiche di Kurt Weill.
E’ la città dei divertimenti e dei piaceri dove col denaro tutto si può comprare.
Un turista rimane senza danaro e viene condannato a morte.
L’ opera invita lo spettatore, per mezzo dell’ arte, all’ analisi, a una presa di coscienza, a formulare un giudizio, ad avvicinarsi ai problemi della realtà per modificarla.
“ Mahagonny è una città immaginaria dove i beni che offre la società sono liberi e a disposizione di chiunque, ma gli uomini vi vivono tuttavia in una tormentosa infelicità, nell’ attesa di essere redenti o almeno distrutti, perché tutto ciò che possono avere non serve a nulla, non dà uno scopo alla loro esistenza” ( Vito Pandolfi)

7.-L’ eccezione e la regola (1930).
Appartiene ai drammi didascalici.
Un bianco fraintende il gesto amichevole di un cinese da lui torturato e lo uccide.
La giustizia lo assolve.

8.-La madre (1930-32)
Ispirato al lavoro di Massimo Gor’kij.

9.-La vita di Galileo (1939)
Vi sono tre diverse stesure.La prima messinscena italiana è del 1963 con Tino Buazzelli per la regia di Strehler.,
Anche la scienza è politica e non può essere neutrale.
Il fascino di questo lavoro, uno dei più belli e rappresentati dell’ autore è nella stupenda teatralità di Galileo che risulta astuto, ambiguo, epicureo, ironico e autoironico.
Vi è la coscienza dell’ uomo, la responsabilità dello scienziato e il desiderio e la necessità di sopravvivere alle violenze.

10.-“Madre Coraggio e i suoi figli” (1939)
ll testo teatrale si ispira all’ opera di Grimmelshausen .
Anna, ovvero madre Coraggio, commerciante ambulante, durante la guerra dei trent’ anni, trascina il suo carro di cianfrusaglie da un campo all’ altro, alla ricerca di piccoli guadagni, seguita dai suoi tre figli. Arriva il giorno che non le resta più niente da vendere e nessuno ha soldi per comprare ma Anna continua il suo viaggio con l’ ostinazione della povertà.
La forza d’ animo e il coraggio non l’ abbandonano mai e trova così una ragione di vita, nonostante la perdita dei figli e lo sfacelo della guerra.
Una ballata, una canzone, interrompono a volte l’ azione o la spostano su un piano diverso per farci meglio riflettere.
Lo spettatore è spinto a giudicare il mondo, le atmosfere, le distruzioni che sono conseguenze della guerra. Ma madre Coraggio, pur nella sua follia, nella sua incapacità di imparare dall’ esperienza, attira, in parte, le nostre simpatie. Per ovviare a ciò, l’ autore fornisce numerose indicazioni per rendere possibile la recitazione straniata, lo straniamento dell’ attrice che interpreta il personaggio di madre Coraggio.
Una nota di Brecht precisa che madre Coraggio “ riconosce, non diversamente dagli amici e dagli ospiti suoi e da quasi ogni altro personaggio, il carattere puramente mercantile della guerra; ed è proprio questo ad attirarla. Crede nella guerra sino alla fine. Non le passa nemmeno per la testa che ci vuole un coltello molto lungo, al tavolo della guerra, per potersi tagliare la propria fetta di torta.
Chi contempla le catastrofi si aspetta sempre, a torto, che le vittime imparino qualcosa. Finchè è oggetto della politica, ciò che di essa avviene, la massa non può considerarlo un esperimento, ma solo un destino; la lezione della catastrofe non le insegnerà più di quanto la cavia impari di biologia.”
In altre parole non è madre Coraggio a dover imparare ma il pubblico, che assenti i simboli e le spiegazioni le soluzioni predeterminate, può, considerando il contenuto e la forma del lavoro, trarre da se la comunicazione, la morale, può quindi veramente giudicare il mondo e le conseguenze delle guerri.
Madre Coraggio “ non è un’ eroina contraddittoria, divisa tra il denaro e l’ amore, come gli eroi della tragedia classica erano divisi tra la passione e il dovere: è qualcuno che si forma e si trasforma sotto i nostri occhi, in balia degli avvenimenti che la tirano in un senso o nell’ altro, qualcuno che non arriva a diventare un unico e medesimo personaggio.” ( Federico Doglio)
…” Non c’è nulla che faccia prevedere la fine dello spreco e dell’ assassinio ?
No, finché le donne non rifiuteranno di cedere i propri figli per carne da cannone; no, finché gli uomini non cesseranno di fabbricare le armi per uccidere i propri figli; sul lontano orizzonte del dramma di Brecht c’è un raggio di luce: nella dialettica degli eventi verrà un tempo in cui le nazioni deporranno le armi. Ma Madre Coraggio ostacola l’ avvento di quel tempo. Brecht vorrebbe che la vecchia venisse ingiuriata per la sua stupida ingordigia. Vorrebbe farci comprendere che lo sciupìo non è né nobile né tragico, ma semplicemente e orribilmente inutile.
Questa è la tesi del dramma: Madre Coraggio non ha imparato nulla, affinché il pubblico impari qualcosa. Fine della lezione. (G. Steiner- Morte della tragedia-Garzanti)

11.-“L’ anima buona di Sezuan” (1940)
Una prostituta, Shen Te, compra una tabaccheria e per difendersi dai creditori e dai postulanti è costretta a inventarsi un alter ego e a vestirne, ogni tanto, i panni per impaurire e imbrogliare a sua volta. Il dilemma è : “ Un’ anima buona è costretta sempre a soccombere?”, “ E’ possibile aiutarla a non essere perdente?
Strehler nel 1958 curò la prima messa in scena italiana.

12.-Il signor Puntila e il suo servo Matti (1941)
Vi sono scene di grande comicità perché il ricco signor Puntila, quando è ubriaco, è molto buono, semplice e democratico con gli inferiori; cattivo, duro , interessato e supponente quando è sobrio.
Vi è l’ influsso della commedia dell’ arte.

13.-Il cerchio di gesso del Caucaso (1944)
E’ forse il miglior lavoro nell’ ottica di avvicinamento e di sintesi tra il teatro pedagogico e quello del divertimento: “ Oscillando tra il comico e il tragico, tra teatro epico e commedia di carattere(grazie allo straordinario giudice Azdak), il dramma dà la misura di tutte le possibilità teatrali dello scrittore di Augusta.” (C. Cases)
Il governatore di una città del Caucaso viene deposto e ucciso. Nella fuga, la moglie abbandona il figlioletto che viene salvato da una serva che, per amore del bambino, affronta molti sacrifici.
Quando la madre vuole riprenderlo, il giudice lo assegna alla serva, che ha rivelato grande amore per il bambino.Il crudo realismo si trasforma in una felice fiaba.

CITAZIONI
1-…l’ attore “ deve limitarsi a mostrare il suo personaggio, o-per dir meglio- non deve limitarsi a viverlo soltanto. Ciò non significa che, avendo da raffigurare personaggi passionali, egli debba restare impassibile. Ma, in via di principio, i suoi sentimenti non dovrebbero essere quelli del suo personaggio: altrimenti anche lo spettatore identificherà per principio i propri sentimenti con quelli del personaggio” (Brecht)

2-“Nelle seguenti note tenterò di descrivere una tecnica interpretativa usata nei teatri tedeschi per rendere estranei allo spettatore i fatti rappresentati. Lo scopo di questa tecnica, che possiamo chiamare di alienazione( o straniamento-N.d.R.), mirava a permettere allo spettatore di assumere un contegno critico e staccato di fronte al fatto rappresentato.
….l’ attore renderà il suo testo non come un’ improvvisazione, ma come una citazione.E’ chiaro altresì che in questa citazione egli deve dare tutti i mezzi toni, tutta la completa, umana, concreta plastica dell’ espressione; così come anche il gesto ch’ egli fa e che rappresenta soltanto una copia, deve avere la piena corposità d’ un gesto umano.
Tre espedienti possono concorrere alla riuscita di questa recitazione senza completa trasformazione diretta a rendere staccata l’ espressione e l’ azione del personaggio da rappresentare:
a.- Il ricorso alla terza persona.
b.-Il ricorso al tempo passato.
c.-L’ intercalare di istruzioni tecniche e commenti.
Il ricorso alla terza persona e al passato rende possibile all’ attore l’ attitudine giusta e distanziata.
L’ attore cerca inoltre istruzioni tecniche e commenti sul suo testo, e alle prove lì dice:
‘ Egli si alzò e disse con cattiveria, poiché non aveva mangiato’… oppure
‘Egli sorrise e disse in modo completamente spensierato’…
Il dire istruzioni tecniche e espressioni di commento in terza persona fa si che due cadenze si urtino una con l’ altra, in modo che la seconda(cioè il testo autentico) viene ‘alienata’. Inoltre la recitazione si estranea mentre ha luogo, dopo che già una volta è stata segnata e annunciata a parole.
Oltre a ciò, il ricorso al passato mette l’ attore in un punto da cui può guardare indietro, alla frase.
Con ciò la frase viene in ogni caso estraneizzata, senza che l’ attore occupi un punto di vista irreale, poiché egli ha letto, contrariamente all’ uditore, il pezzo finoalla fine, e può quindi dalla fine, dal seguito, giudicare la frase meglio di colui che sa meno e cui la frase sta di fronte, straniera.
Attraverso questi procedimenti combinati il testo alle prove si aliena e rimane in generale così alla rappresentazione.”……
( B. Brecht- Per una nuova tecnica drammatica-Il Dramma n. 94(01-10-1949) pag.30 e seg.)

3.-“ Tra tutti gli scrittori contemporanei che hanno reagito alla letteratura del personaggio e dell’ eroe, da Joyce a Kafka, da Sartre a Becket, Brecht è il solo in cui questa demistificazione della grandezza umana non approdi a una letteratura pessimistica della distruzione e della paralisi.
Parodia, farsa, ironia, satira, umorismo: è feroce ma sempre allegro.
Gli avvenimenti sanguinosi ai quali si assiste, le opinioni sciocche o malvage che si ascoltano hanno l’ aria di qualcosa di assolutamente frivolo ed effimero, come se si trattasse di un gioco di cui si potrebbero cambiare le regole da un momento all’ altro.
La credenza nel personaggio è distrutta ma resta la fiducia nell’ uomo.
(D. Fernandez- Teatro pag. 322)

BIBLIOGRAFIA MINIMA
Molti libri trattano di questo autore per cui si consiglia di consultare:
a)- Teatro- Guide bibliografiche - Garzanti
b)- Soggetti- Catalogo dei libri in commercio- Bibliografica editrice

e/o di cercare in una buona libreria o biblioteca:
1- B. Brecht - Teatro
2- B. Brecht - Scritti teatrali
3- B. Brecht - I capolavori di Brecht 2 vol.
4- Jesi Furio - Brecht
5- Weideli - Brecht
6- R. Gray - Che cosa ha detto veramente Brecht
7- H.Eisler - Con Brecht
8- AA.VV. - Brecht oggi
9- P. Szondi - Teoria del dramma moderno
10- Il Dramma - Brecht: Breviario di estetica teatrale (n.127-128 del 1951)

E ancora di consultare enciclopedie, storie del teatro, internet…alle voci: Brecht, brechtiano, teatro epico, politico, dialettico…

Bertold Brecht

PIERRE VEBER (o Weber)
Sintesi biografica a cura di Pasquale Calvino

​

Pierre Veber (Parigi 1869-1942) è autore di un centinaio di commedie del genere farsesco-umoristico. Lavorò molto bene a quattro mani, nel genere comico, sempre con autori più dotati di lui.
In compagnia del prodigioso Maurice Hennequin(1863-1926 ) riuscì a contrastare il binomio snob di de Flers e Caillavet che, a quei tempi, furoreggiava nei teatri.
Prima di iniziare la sua attività di commediografo pubblicava romanzi dialogati(Gil Blas…) accompagnati spesso dalle illustrazioni del fratello, il pittore Jean Veber.
Curò molto la forma, l’ eleganza ed ebbe una grande facilita nello scrivere commedie di delicato psicologismo riuscendo a dare l’ impressione di rinnovarsi sempre. Si cimentò con successo in tutti i generi letterari.

“ Veber fu autore di indole gradevole, di intelligenza versatile; nel suo teatro è rimasta una traccia di quella che è stata chiamata “la belle epoque”, da lui caratterizzata come un’ epoca cordiale, facile, indulgente.” (G. Ber)

Le sue commedie più rappresentate sono:

1)1901-“La Dame du commissarie”

2)1902-“Loute” in coll. con M. Souliè. Rappresentata con molto successo anche in Italia.

3)1903-“L’ affaire Champignol” in coll. con G. Courteline con il quale scrive anche: “Biancheton père et fils”.

4)1903- “ Florette e Patapon” in coll. con M. Hennequin; su questa storia è basato il romanzo omonimo.
Soggetto: Fiorette e Patapon sono soci in affari e devono recarsi in Sardegna.Le mogli si recano ai bagni e fanno molte conquiste…
Si ricorda un film del 1913 di Mario Camerini che fu il primo film ad avere problemi con la censura. Amleto Palermi nel 1927 ne realizzò una nuova versione sempre con lo stesso titolo di “Florette e Patapon”

Sinossi
«I Sigg. Florette e Patapon hanno nel loro ufficio come segretario il buon giovane Giuliano Harbert. Gli sono affezionati ed hanno persino pensato di dargli una bella moglie, la signorina Clara, con cui il timido segretario si trova solo in relazione... epistolare. Un telegramma chiama i principali a Londra a concludere un grosso affare. Florette, geloso della sua moglie, la graziosa Requette, [...] dà a Giuliano l’ordine di prender cura della sua moglie. [...] I mariti sono fuori e le dolci signore [...] si recano ai bagni di Cotto; Bianca cade nelle braccia di... Armando e Requette tra quelle degli eleganti signori corteggiatori nel grand Hôtel. [...] La perdita di una coincidenza porta Florette e Patapon al grand Hôtel e per un vero miracolo non ha luogo un terribile scontro tra le signore e i signori. Un fortissimo mal di stomaco obbliga Patapon a letto e Florette cerca una distrazione momentanea colla mondana Chechette, amante di un vecchio ed estremamente geloso capitano di mare, che li sorprende [...] Florette riesce a salvarsi, ma senza gli abiti e trova quelli di una donna. La condotta poco riservata suscita uno scandalo e per tutelare la dignità maritale, avendo adoperato il nome del segretario, il nome di Giuliano Harbert corre per tutte le bocche ed arriva subito alle orecchie della sua futura sposa Clara [...] Florette che è un gentiluomo, spiega alla madre della futura sposa del segretario l’equivoco e si confessa sé stesso colpevole di un’ora di allegria ed il segretario vede l’avvicinarsi del giorno tanto desiderato» (“La Vita Cinematografica”, a. IV, n. 10, 30.5.1913 e n. 11, 15.6.1913).

«Se il lavoro, come lo dice il manifestino, non è un proprio e vero gioiello è tuttavia ben riuscito, mercè l’abilità degli artisti e quella del loro Direttore Sig. Mario Camerini La pochade non si narra, la si va a vedere, a sentire, a godere; e la si dimentica calato che sia il sipario all’ultimo atto, e anche prima. È un fuoco d’artificio di cui resta impresso qualche razzo. [...] Ancor prima che fosse proiettata sullo schermo (e credo che questa sia stata proprio la prima volta) la pochade era chiamata una cinematografia vivente, pel succedersi vertiginoso di avvenimenti uno più strano dell’altro. La stampa quotidiana non ha mai narrato il soggetto di questo genere di lavori [...] tanto sono densi d’intreccio. [...] Figuriamoci in cinematografia dove l’azione scorre ancora più rapida che sulla scena! Aggiungasi poi, che dato il metraggio di questa film (2500 metri, un’ora e quindici minuti di spettacolo), l’operatore è costretto a proiettarla con una velocità che in certi momenti dà maledettamente ai nervi. [...] Vi dirò dunque andatela a vedere; è un’ora di spettacolo forse un tantino opprimente per la sua lunghezza ma così esilarante che vi farà dimenticare l’oppressione causata dalla sua lunghezza. [...] Ed ora credo sia doveroso dire una parola anche del Direttore Sig. Camerini. Egli ha voluto far bella mostra del valore dei suoi artisti e più che tutto del suo valore direttivo e vi è pienamente riuscito» (A. Berton, “Il Maggese Cinematografico”, a. I, n. 10, 10.9.1913).
«La piccante brillantissima commedia di Hennequin e Veber non ha perduto nella veste cinematografica nulla della sua freschezza, della sua verve, della sua comicità ed è venuta a dimostrare […] come gli esempi del genere possano essere tentati e proseguiti con successo. Ne si può dire che la commedia sia rimasta annebbiata o sminuita nel suo valore letterario da ciò, no, assolutamente no: anzi direi se ne è avvantaggiata perché buona parte degli spettatori, che oggi l’hanno gustata in cinematografia, domani andranno a sentirla a teatro per assaporarne il dialogo spigliato, agile, vivace e allegro. […] La film è divisa in sei parti, è lunga 2500 metri ed ha la durata di un’ora e venti minuti. […] Il merito principale è di Mario Camerini che, nella direzione geniale di questa film ha curato ogni minimo dettaglio ed ha saputo equilibrare le scene così da trarne un assieme sobrio e simpatico, senza esagerazioni di sorta. […] Giuliano Barbet fu ritratto da Camillo De Riso con rara perfezione interpretativa, Gentile Miotti ha fatto una rara interpretazione di quel mattacchione di Fiorette e Vittorio Rossi Pianelli si è immedesimato nella figura di Patapon, sì da renderla con efficacia. Maria Gasperini e Letizia Quaranta hanno dato tutta la loro arte, le grazie e le seduzioni […] Mario Bonnard fu un Armando ideale […] Felice Metellio rese assai bene la parte di Mombrissac […] Ottimi e tutti a posto gli altri interpreti. […] Accuratissima e sfarzosa la messa in scena e nitidissime le fotografie. Dulcis in fundo: una viva parola di lode al valentissimo operatore Angelo Scalenghe.» (“La Cine-Fono & La Rivista Fono-Cinematografica”, a. VII, n. 250, 20.9.1913).

5)1907-“ Vous n’ avez rien à dèclarer ?”(Niente da dichiarare!- Niente di dazio!) in coll. con M. Hennequin.
Soggetto;Lo sposo non riesce a far conoscere l’ amore fisico alla sposina per un grave trauma e i suoceri desiderano ardentemente un nipotino. Anche un innamorato della sposina, non ricambiato, cerca in tutti i modi di impedire questo amplesso, sperando di prendere, in futuro il posto dello sposo che si dimostra incapace d’ amare…
Giovanni Rescigno è autore di una traduzione-adattamento in napoletano dal titolo: “ Signori, biglietti!”. E’ una commedia che, per la sua comicità,viene spesso riproposta in nuovi adattamenti, anche dialettali,da compagnie professioniste e amatoriali.

6)1908- “ Vingt jours à l’ ombre”(Venti giorni all’ ombra) in coll. con M. Hennequin.

7)1909- « Une grosse affaire » 3 atti in coll. Con M. Hennequin.

8)1910-“ Noblesse oblige!” in coll. con Hennequin

9)1912- “ La president” (La presidentessa) in coll. con M. Hennequin.

Recentemente messa in scena, con molto successo, in un particolare adattamento e con la regia di Gigi Proietti e con Sabrina Ferilli nei panni di Gobette; il testo vanta numerosi allestimenti sia nel teatro professionale sia in quello amatoriale perché è un gran bel pezzo di teatro comico.
Soggetto-La moglie di un presidente di tribunale di provincia è disposta a tutto pur di trasferirsi in una grande città col marito.
Una sera, una ballerina molto sexy che aveva avuto problemi per dormire in un albergo a causa delle disposizioni date dal presidente nei confronti della morale, si reca a casa dell’ uomo di legge e, assente la moglie del presidente, pretende di restarci per la notte.
Quella stessa sera anche il Ministro della giustizia si reca a casa del giudice che è costretto a presentare la ballerina come sua consorte e da questo stato di cose scaturiranno una serie enorme di equivoci e di situazioni esilaranti.
Esistono anche due versioni cinematografiche, la prima ditetta da Pietro Germi(1952), la seconda per la regia di Luciano Salce(1977)

Espulsa da una cittadina francese come fonte di scandalo, Gobette (S. Pampanini), avvenente soubrette, si rifugia in casa del magistrato (L. Pavese) che l'ha allontanata e, scambiata per sua moglie (A. Ninchi), seduce il ministro della Giustizia (C. Dapporto) di passaggio che promuove il magistrato a una sede di Parigi. Tratto dalla pièce La présidente (1912) di Maurice Hennequin e Pierre Veber e sceneggiato da Aldo De Benedetti, "è tutt'altro che un film inguardabile ed esanime, solo che (P. Germi) vi si tiene completamente ai bordi e si guarda bene dal metterci i piedi" (Mario Sesti). Una prestazione d'opera, insomma, ma governata da un navigato professionista della regia. Rifatto, peggio, nel 1977.(Morandini)

10)1916-“ Madame et son filleul” in coll. con Hennequin e De Gorsse. Grandissimo successo al Palais-Royal(12 settembre).

11)1920-“Cri du coeur”(Il grido del cuore) in coll. con De Gorsse.

12)1920-“ Huguette aux volant” (Ughetta al volante) in coll. con J. Chancel.

Ughetta è sposata a Paolo ma le condizioni economiche non sono buone anche perché Ughetta è abituata a spendere molto. Paolo sistema Ughetta con lo zio e cerca fortuna lontano da casa ma non la trova; al suo ritorno però trova Ughetta, che non è andata a vivere con lo zio, molto ricca perché ha preso in mano il volante degli affari… Paolo perde la testa per Giulietta, collaboratrice di Ughetta, ma poi…

13)1922- “ La seconde nuit de noces” in coll. con Bilhaud e Hennequin.

14)1924- « Le Monsieur de cinq heures »(Il signore delle cinque ) in coll. con Maurice Hennequin.

15)1927- « On ne roule pas Antoinette »(Antonietta non s’ imbroglia) in coll. con Bilhaud e Hennequin.

“ Commedia molto brillante, ricca di divertenti episodi e con due suoceri spassosissimi.
Trama- « ...si tratta di due giovani coniugi che si stimano e si vogliono bene ; ma si bisticciano e finiscono col mettersi l’ un contro l’ altro per delle futili ragioni ; e lei, la donnina, si induce per ripicco a farsi infedele, o suppone di averne l’ intenzione, così che accetta un convegno nella casa di un cascamorto. Ma il marito, che per mezzo di un astuto e buffissimo detective l’ ha fatta sorvegliare, piomba anche lui in quella casa, a tempo opportuno, e fa considerare alla moglie che sarebbe un disonore per lei lasciarsi sorprendere in flagrante reato di adulterio, cosicché il divorzio sarebbe poi pronunciato in suo sfavore, né ella potrebbe poi sposare l’ uomo che ama. Meglio, assai meglio, che si finga adultero lui, e sia lei a farlo sorprendere. Egli ha dato convegno ad una cortese ragazza che si presta ad inscenare l’ adulterio maritale; ella vada a chiamare il commissario. Ella ci va, il commissario arriva, e…”(V. Cardarelli)

16)1933- « Le Main dans le sac » .


FILMOGRAFIA
Filmography(www.imdb.com )Präsidentin, Die (1982) (TV) (writer)
1. Haben Sie nichts zu verzollen? (1977) (TV) (play "Niente da dichiarare?")
2. Presidentessa, La (1977) (play)
3. Monsieur de 5 heures, Le (1962) (TV) (writer)
4. Vous n'avez rien à déclarer? (1959) (writer)
5. Presidentessa, La (1952) (play)
... aka Mademoiselle Gobete (USA)
6. È arrivato l'accordatore (1952) (play "Gonzague")
... aka The Piano Tuner Has Arrived (International: English title)
... aka The Tuner Has Arrived
... aka Zero in amore (Italy: reissue title)
7. Monsieur de 5 heures, Le (1938) (play)
8. Présidente, La (1938) (play)
9. Vous n'avez rien à déclarer? (1937) (writer)
10. Grands, Les (1936) (play)
11. Champion de ces dames, Le (1935) (play)
... aka Kampioen dezer dames, De (Belgium: Flemish title)
12. Trois cents à l'heure (1934) (play)
13. Söz bir, Allah bir (1933) (play "Et moi j't dis gu'elle t'a fait de l'oeil")
14. Un fils d'Amérique (1932) (play)
... aka A Son from America (International: English title)
... aka Amerikai flu, Az (Hungary)
15. En bordée (1931) (play)
16. Florette e Patapon (1927) (writer) (as Weber)
17. A Kiss in a Taxi (1927) (play "Sunny Days")
18. Madame et son filleul (1919) (play)
... aka Madame and Her Godchild (USA: literal English title)
19. Grands, Les (1918) (writer)
20. Noblesse oblige (1918) (writer)
21. The Studio Girl (1918) (play "La Gamine")
22. Gonzague (1916) (play)
23. Madame la Presidente (1916) (play)
24. Avventure di Colette, Le (1916) (play)

Per questo genere di teatro vedi anche: pochade, vaudeville, Hennequin Maurice, Hennequin Alfred, A. Bisson, Feydeau, Labiche, Najac, De Gorsse, Ordonneau, Gondinet, De Flers, Barriere, Meilhac, Halevy, Valabregue…

Pierre Veber

ALFRED HENNEQUIN

Sintesi biografica a cura di Pasquale Calvino

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Alfred Hennequin(1842-1887), padre di Maurice, (1846-1914) fu autore di molte commedie di successo , alcune delle quali riscritte e adattate da Eduardo Scarpetta(vedi) in napoletano. Pierre Veber(vedi) lo considera il creatore del vaudeville moderno. Valabregue, suo collaboratore, afferma che il teatro di Hennequin padre è un teatro elettrico, dotato di un movimento vertiginoso. Le commedie di Alfred si basano su una moltitudine di quiproquo, una rapida successione e accavallamento di imbrogli, intrighi. Una grave depressione,nel 1886, forse conseguenza di troppo lavoro, lo costrinse in una casa di cure per problemi psichici nella quale dopo un anno si spense.

1871-“Trois chapeaux”-Rappresentata a Parigi al Vaudeville con grande successo.
1875-“Le procès Veraudieux”- Sempre al teatro Vaudeville con enorme successo(140 repliche), in coll. con Delacour. Adattata nel 1881 da Scarpetta in napoletano col titolo” Tre pecore viziose”, il cui successo continua anche oggi.
1876-“Les Dominos roses”(Domino rosa)- In coll. Con Delacour.-Adattata in napoletano da Scarpetta nel 1880 col titolo” Duje marite ‘ mbrugliune”.
1877- « Bebè »-In coll. Con Naiac(3atti).-Adattata nel 1880 da Scarpetta col titolo” Titillo”.
1878- « Niniche »-In coll. Con Millaud(3atti)-
1878- « La petite corrispondence »(La posta in quarta pagina)-In coll. con Emile de Naiac.- Adattata in napoletano da Scarpetta.
1878-“Poste restante”-In coll. con Alfred Delacour.
1878-“ Le renard bleu”-
1879- “Nounou”-(La balia) In coll. con Naiac. Adattata da Scarpetta nel 1882 col titolo “ La nutriccia”.
Trama- L’ azione si svolge in una villa di campagna, vicino Parigi, durante la Belle Epoque.Gli sposi, per l’ imminente arrivo di un figlio,assumono una balia(Nounou).I nonni materni e paterni, per assistere allla nascita del nipotino,sono ospitati nella villa.La nascità del bimbo, invece di portare solo gioia e serenità, arreca una serie innumerevole di conflitti tra gli sposi, i parenti e perfino tra i servitori e tutti commettono inganni,equivoci, ripicche, tradimenti…
1879- “La femme à papa”(La moglie di papà)-In coll. con Millaud(3atti).
1881- “Gli invalidi del matrimonio”-In coll. con Dumanoir(3atti).
1882- “Ninetta”- Opera comica in coll. con Bisson(vedi)
1883- “l’ eredità del cugino”-In coll. con Naiac(3atti)
1884-“ Le Train de Plasir”-
1886-“Trop de vertu” in collaborazione col figlio Maurice.

I testi teatrali, di cui non si conosce la traduzione italiana vengono citati col solo titolo francese o italiano quando non si conosce il titolo dell’ originale francese.

E ancora, ma di incerta datazione:
1-“ La partita a scacchi”- In coll. con Delacour.
2-“Le Parisien”-Adattata in napoletano da Scarpetta nel 1888 col titolo” Nù Turco napulitano”, poi grande successo cinematografico di Totò.

Alfred Hennequin

VINCENZO SCARPETTA

Sintesi biografica a cura di Pasquale Calvino e Mariolina Cozzi

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Rosa De Filippo, moglie di Eduardo Scarpetta, ebbe tre figli:Domenico, Vincenzo e Maria.
Domenico, nato il 9 giugno 1876, a pochi mesi dal matrimonio, si mormorava fosse”figlio d’‘o rrè” Vittorio Emanuele II.
Vincenzo, nato il 19 giugno 1877, è l’ unico figlio “certo” dei coniugi: infatti anche Maria, nata il 7 luglio 1891, è frutto di una relazione amorosa tra Eduardo e Francesca Giannetti, giovane maestra di musica. La bambina fu riconosciuta dal padre che la “impose” come figlia alla moglie Rosa.
Vincenzino, fin da piccolo, mostra una straordinaria propensione per l’ arte in tutte le sue forme: suona, canta, disegna, si traveste…è un enfant-prodige! Il padre vede in lui il continuatore delle sue glorie e ben presto gli fa calcare le scene prima come piccolo e acclamato cantante, poi come attore.
Vincenzo mostrerà presto le sue doti di compositore di musica: aveva 16 anni quando musicò la sua prima canzone dedicata alla sorella. Pur dedicandosi al teatro per non contravvenire ai desiderata del padre, Vincenzo continuò a scrivere musica dei generi più vari come canzoni e ballabili nonché musica per le commedie paterne e sue. Spesso era lui stesso ad “interpretarle con grazia ed efficacia come si conviene ad un musicista al tempo stesso attore”. (De Mura- Enciclopedia della Canzone Napoletana).
Ad Eduardo Scarpetta interessava maggiormente avere un figlio attore e perciò lo ostacolò in parte per le altre arti; scrisse proprio per lui la parte di Peppeniello nel capolavoro: “Miseria e nobiltà”(1888). Chi non ricorda: “Vicienzo m’ è pate a me” con cui i ragazzi della famiglia iniziavano a recitare; l’ ultimo è stato Luca De Filippo nel 1956 presentato dal padre Eduardo(RVM RAI).
Quando Vincenzo ha 14 anni nasce la sorella Maria che pure scriverà molte belle commedie con lo pseudonimo di Mascaria(Maria Scarpetta) e che poi sposerà l’ avvocato Mario Mangini.
Vincenzo avrebbe voluto dedicarsi al “music-hall” ma doveva seguire le orme paterne. A circa vent’anni avrebbe voluto fuggire a Parigi con Eugénie Fougère per fare il fantasista, ma all’ ultimo momento non si sentì di abbandonare il padre.
Al ritiro del padre dalle scene, iniziò la sua attività di capocomico: sotto di lui si formarono molti grandi attori, a partire dai fratelli Eduardo, Peppino e Titina De Filippo(figli di Luisa De Filippo, nipote di Rosa e figlia di Concetta Termini e Luca, fratello di Rosa).
Vincenzo nel 1911 sposò l’ attrice Amelia Bottone da cui ebbe tre figli Eduardo, Vincenzo e Dora.
Il primo successo clamoroso lo conseguì con il bozzetto drammatico a trasformazione, in stile fregoliano, “A chiar’e luna” in cui interpreta ben cinque personaggi.
Vincenzo ha una sensibilità diversa da quella paterna ed è affascinato ed attratto dal teatro “antagonista” di Libero Bovio e Ernesto Murolo: reciterà sia in “Gente nosta” che in “Signorine” rivelando doti drammatiche molto efficaci.
Per vent’anni lavora a numerose commedie e parodie musicali: le più note sono “O tuono ‘e marzo”(riduzione da Colpo di fulmine di Kauroff) , ripresa anche da Eduardo De Filippo(con Rina Morelli e Paolo Stoppa e registrata per la RAI), “La donna è mobile”(da “Nù tesoro dint’a nà seggia “del Ma rulli, “L’ uomo è stabile”, “Il signor 39”, “Il figlio di papà” “Chello che simmo e chello che parimmo”(da “La maschera e il volto” del Chiarelli), “Amore e spiritismo” in collaborazione con T. Rovito, “E s’è scetato amore”, “Era zitella ma…” La maggior parte di queste commedie è di difficile reperimento e si spera in una futura pubblicazione con le più belle commedie del figlio di Eduardo Scarpetta.
Eduardo De Filippo giustamente nota che mentre nelle commedie di Eduardo Scarpetta i tradimenti non si avveravano quasi mai(come in Feydeau e i pochadisti francesi), nelle commedie di Vincenzo, i tradimenti erano reali e il linguaggio più spregiudicato.
In ‘O tuono ‘e marzo “mi ha sempre affascinato il personaggio di Turillo Scarola, povero e furbo, ignorante e bugiardo, vittima e carnefice, a mio avviso un parente stretto di Pulcinella.(Eduardo De Filippo- Quattro commedie di Eduardo e Vincenzo Scarpetta-pag.203).
Vincenzo sperimenta pure il cinema: nell’arco di tempo che va dal 1910 al 1940 recitò in ben 12 film. Dei film muti che girò tra il 1910 e il 1918 ci sono rimasti pochi frammenti se non solo delle fotografie di scena o le sceneggiature da lui scritte. Ad oggi sono restaurati solo”Tutto per mio fratello” del 1911 e “Scarpetta e l’ Americana” del 1918.
Notevole è comunque la produzione di Vincenzo Scarpetta che compose e scrisse anche con artisti del calibro di Bovio, Rocco Galdieri, Paola Riccona, Rovito e Luigi Chiarelli.
Negli stessi anni crescono e raggiungono il successo nella sua compagnia i De Filippo: la prima ad essere scritturata stabilmente da Vincenzo fu Titina nel 1910, nel 1914 fu scritturato Eduardo. Peppino lavorò in modo meno continuativo con il fratello.
Alla morte del padre(1925), pur non abbandonando mai Sciosciammocca, rese la maschera meno “fissa” e capace di impersonare una vasta gamma di personaggi, ognuno con connotati precisi e diversi.
Nello stesso anno, Vincenzo torna alla rivista, suo amore giovanile, e inizia la collaborazione con la sorella Maria(Mascara) e suo marito Mario Mangini(Kokasse): insieme firmano alcuni capolavori come “Era nuova”(1925), “La direttissima Napoli-Roma”(1927), “Broadway che passione2(1929) ed “Eva”. Per tutti gli anni trenta continua a riscuotere successi con le riviste : “Il processo si diverte”, “Strade”, e “Sogno di una notte d’ inverno”.
Negli anni 40 Vincenzo era “lo scritturato illustre” della compagnia del con suocero Raffaele Viviani, mitico commediografo, il cui figlio Vittorio, regista e storico teatrale, aveva sposato Dora Scarpetta.
Gli ultimi suoi lavori portano la data del 1944 e, a quanto risulterebbe, queste commedie non furono mai rappresentate.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Vittorio Viviani - Storia del teatro napoletano- Guida Editore
Isabella De Filippo - Eduardo- Bompiani
Maurizio Giammusso - Vita di Eduardo Mondadori e altri Eduardo De Filippo Quattro Commedie di Eduardo e Vincenzo Scarpetta – Einaudi

Vincenzo Scarpetta
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